Sicurezza: telecamere sulle ambulanze e bodycam per i soccorritori, le reazioni delle associazioni lecchesi
Tutelare gli operatori sanitari – in gran parte volontari – e aumentare la sicurezza di chi, ogni giorno, si trova a intervenire in contesti delicati per salvare vite e aiutare chi è più in difficoltà. Va in questa direzione lo stanziamento di un milione e mezzo di euro da parte di Regione Lombardia per l'acquisto e l'installazione di telecamere sui mezzi di soccorso e di bodycam per il personale (QUI la presentazione).
"È vero, quando si parte non si può mai sapere che cosa ci si troverà ad affrontare, anche perché spesso si arriva sul posto - quando si tratta di eventi in luoghi pubblici - prima delle forze dell'ordine" ha confermato Filippo Buraschi della Croce Verde di Bosisio Parini. "Più sicurezza c'è, meglio possiamo aiutare i pazienti. Sulla carta il progetto è molto bello, poi bisognerà capire come sarà effettivamente concretizzato. Ben venga, comunque, anche se forse in questo momento, come associazioni, avremmo l'esigenza di altri sostegni prioritari: penso ai costi di benzina, energia elettrica e materiali di prima necessità, che a parità di ricavi stanno aumentando in maniera mostruosa".
Ad aprire un ulteriore squarcio di riflessione sull'argomento è stato poi Paolo Rusconi del Soccorso Bellanese. "La volontà di migliorare la sicurezza non può che essere accolta con favore, a patto che telecamere e bodycam siano utilizzate per individuare coloro che davvero mettono a rischio l'incolumità di noi operatori, e non per "rimettere a posto" qualche persona, magari anziana, che viene ritenuta fastidiosa soltanto perché sta male e di conseguenza si lamenta o sbraita un po' più del dovuto" ha sottolineato quest'ultimo. "La tecnologia può essere sicuramente utile, e penso per esempio ai casi in cui equipaggi composti da sole donne si trovano a gestire situazioni scomode o particolarmente delicate, a patto che non faccia passare la voglia di chiamare un'ambulanza per la paura di dire una parola di troppo in un momento di sofferenza. A volte ci sono attimi di tensione, è vero, spesso anche quando comunichiamo l'ospedale di destinazione. Anche al nostro sodalizio sono capitati alcuni episodi spiacevoli, in casi un po' critici, ma è anche importante capire le situazioni e dimostrarsi empatici, senza ovviamente giustificare chi si rende responsabile di aggressioni verbali e/o fisiche. Se siamo operatori sanitari, perlopiù volontari, è perché crediamo in quello che facciamo".
Sicuramente favorevoli alla novità anche Giancarlo Alippi del Soccorso degli Alpini di Mandello - sodalizio che qualche tempo fa si è visto persino costretto a presentare un esposto in Procura per un grave episodio avvenuto con un paziente - e Giuseppe Spreafico della CRI di Galbiate, comunque ancora in attesa di capirne di più esattamente come tutti i loro colleghi del territorio lecchese tra cui Eros Bonfanti di Casatenovo. "Le telecamere possono essere uno strumento utile per tutti, ma sarà necessario approfondire la questione anche per un discorso di privacy" ha concluso quest'ultimo. "E poi c'è anche da dire che la situazione della provincia di Lecco è ben diversa da quella di Milano, dove soltanto in città si contano almeno ottanta "postazioni" di soccorso contro le quattordici del nostro territorio, per far capire la diversa portata della cosa: dovrà essere tutto calibrato, ma per il resto ben venga".
Il loro utilizzo è oggetto di una sperimentazione in corso sul territorio di Milano, al termine della quale sarà poi pubblicato il bando che consentirà di distribuire i dispositivi su tutte le province, tra ambulanze, automediche e autoinfermieristiche. I numeri, del resto, parlano da soli: sono state 33, nel 2020, le aggressioni ai danni di operatori sanitari, 45 nel 2021 e già 28 nel primo semestre del 2022. E il territorio lecchese non fa eccezione, per quanto a detta di molti sia "un'isola felice" se paragonato appunto alla realtà milanese e dell'hinterland.
Gli assessori regionali Moratti e De Corato e il direttore di Areu Zoli
"È vero, quando si parte non si può mai sapere che cosa ci si troverà ad affrontare, anche perché spesso si arriva sul posto - quando si tratta di eventi in luoghi pubblici - prima delle forze dell'ordine" ha confermato Filippo Buraschi della Croce Verde di Bosisio Parini. "Più sicurezza c'è, meglio possiamo aiutare i pazienti. Sulla carta il progetto è molto bello, poi bisognerà capire come sarà effettivamente concretizzato. Ben venga, comunque, anche se forse in questo momento, come associazioni, avremmo l'esigenza di altri sostegni prioritari: penso ai costi di benzina, energia elettrica e materiali di prima necessità, che a parità di ricavi stanno aumentando in maniera mostruosa".
Ad aprire un ulteriore squarcio di riflessione sull'argomento è stato poi Paolo Rusconi del Soccorso Bellanese. "La volontà di migliorare la sicurezza non può che essere accolta con favore, a patto che telecamere e bodycam siano utilizzate per individuare coloro che davvero mettono a rischio l'incolumità di noi operatori, e non per "rimettere a posto" qualche persona, magari anziana, che viene ritenuta fastidiosa soltanto perché sta male e di conseguenza si lamenta o sbraita un po' più del dovuto" ha sottolineato quest'ultimo. "La tecnologia può essere sicuramente utile, e penso per esempio ai casi in cui equipaggi composti da sole donne si trovano a gestire situazioni scomode o particolarmente delicate, a patto che non faccia passare la voglia di chiamare un'ambulanza per la paura di dire una parola di troppo in un momento di sofferenza. A volte ci sono attimi di tensione, è vero, spesso anche quando comunichiamo l'ospedale di destinazione. Anche al nostro sodalizio sono capitati alcuni episodi spiacevoli, in casi un po' critici, ma è anche importante capire le situazioni e dimostrarsi empatici, senza ovviamente giustificare chi si rende responsabile di aggressioni verbali e/o fisiche. Se siamo operatori sanitari, perlopiù volontari, è perché crediamo in quello che facciamo".
Sicuramente favorevoli alla novità anche Giancarlo Alippi del Soccorso degli Alpini di Mandello - sodalizio che qualche tempo fa si è visto persino costretto a presentare un esposto in Procura per un grave episodio avvenuto con un paziente - e Giuseppe Spreafico della CRI di Galbiate, comunque ancora in attesa di capirne di più esattamente come tutti i loro colleghi del territorio lecchese tra cui Eros Bonfanti di Casatenovo. "Le telecamere possono essere uno strumento utile per tutti, ma sarà necessario approfondire la questione anche per un discorso di privacy" ha concluso quest'ultimo. "E poi c'è anche da dire che la situazione della provincia di Lecco è ben diversa da quella di Milano, dove soltanto in città si contano almeno ottanta "postazioni" di soccorso contro le quattordici del nostro territorio, per far capire la diversa portata della cosa: dovrà essere tutto calibrato, ma per il resto ben venga".
B.P.