Villa Vergano in festa per il 50° di sacerdozio di Mons. Angelo Brizzolari
Festa a Villa Vergano nella mattinata di ieri, domenica 26 giugno, in onore dei santi patroni Pietro e Paolo. La Messa delle 10.00 è stata anche l'occasione per la comunità per stringersi in un affettuoso abbraccio intorno a Monsignor Angelo Brizzolari - attuale rettore emerito del Santuario della Vittoria di Lecco nonchè fratello maggiore di don Roberto, parroco nella frazione galbiatese - che ha raggiunto il traguardo del 50° anniversario di sacerdozio.
La funzione è stata preceduta da una fiaccolata dei ragazzi dell'Oratorio, giunti a Villa Vergano proprio dalla chiesa situata in via Azzone Visconti nel capoluogo. Grande l'emozione per don Angelo, che durante la sua omelia ha ripercorso il cammino cominciato nel lontano 1972 con l'ordinazione e caratterizzato anche da incarichi non prettamente parrocchiali: per lui, inizialmente, diciassette anni nel Seminario diocesano, in qualità di professore e rettore, seguiti da altri cinque in Curia Arcivescovile come Vicario episcopale di settore, ruolo in cui ha dedicato una particolare attenzione all'educazione e alla scuola, prima di spostarsi nella Zona Pastorale di Rho.
"Poi è suonato un campanello d'allarme per la salute" ha raccontato Monsignor Brizzolari, spiegando così il suo passaggio al Santuario della Vittoria di Lecco che comunque non gli impedisce di collaborare con il fratello nella sua Parrocchia di Villa Vergano, dove effettivamente è molto amato e stimato dalla comunità. "La mia formazione seminaristica mi aveva attrezzato per incontrare e accompagnare una gioventù propositiva, gagliarda e, a volte, aggressiva; mi aveva educato a non rinunciare mai alla Fede nel nome della presunta superiorità della Scienza e mi aveva convinto a non venir meno alla consegna del Vangelo di Gesù, "fate questo in memoria di me", fino a comprendere l'indissolubilità del Matrimonio, il valore educativo e sociale della Famiglia e della scuola, e la vocazione dei laici all'impegno socio-politico".
"Mi ritrovo cinquant'anni dopo - ha aggiunto - a misurarmi con una gioventù malinconica, fragile, accomodante e accomodata nei "like" e nei "selfie", a confrontarmi con una Scienza "ridimensionata" nelle sue presunzioni dall'estenuante esperienza del Covid e con un istituto Familiare e Matrimoniale svuotato dal di dentro [...]. Oggi, la cassetta degli attrezzi che avevo preparato con cura in Seminario non mi è immediatamente e sempre di aiuto, e si insinua la tentazione del "congeda la folla". Gesù invece desidera che "tutti mangino a sazietà", perché il Suo è un pane che nutrendoci educa a condividerlo e a non trattenerlo per sé; pertanto voglio ancora mettere a disposizione il poco che ho e il poco che sono (considerata l'età e qualche problema serio di salute), perché il santo Popolo di Dio possa gustare di quel pane".
"All'alba dei cinquant'anni di ordinazione sacerdotale - ha concluso il sacerdote, non senza emozione - mi è chiesta una profonda trasformazione per continuare ad essere "pezzo di pane" buono per qualcuno, per aiutarlo ad uscire dalla folla anonima e riconoscersi in una comunità, mantenendo vivi, efficienti ed efficaci gli interessi che ho sempre coltivato: l’educazione, ormai un terreno sempre più paludoso; la scuola, che segna il passo con riforme attese da anni; la famiglia, esposta ad una cronica fragilità, e la complessa realtà socio-politica, sempre più opacizzata e frammentata [...]. Non basta l'uso del personal computer, del tablet e dello smartphone; non basta vivere "in rete" o "connessi", bisogna vedere fino a che punto la nostra comunicazione, arricchita dall'ambiente digitale, effettivamente contribuisce alla costruzione della cultura dell'incontro. Devo imparare, ora, una nuova grammatica come "password" per accedere al cuore e alla coscienza dei ragazzi, dei giovani e degli adulti di oggi "tutti figli di Abramo", a cui deve giungere la parola serena e rassicurante del Vangelo di Gesù, "date voi stessi loro da mangiare" e la proposta affascinante di camminare insieme, responsabilmente, nella comunità della Chiesa Cattolica a complessivo beneficio della comunità civile".