Sagra delle Sagre: 60esima edizione archiviata. E se la prossima fosse più local?

L'estrazione dei biglietti della Lotteria e l'immancabile spettacolo pirotecnico che ha portato tutti i presenti ad alzare gli occhi oltre le “pagode”, hanno chiuso la Sagra delle Sagre 2025, edizione “storica” avendo l'evento tagliato il traguardo della sessantesima riproposizione consecutiva, senza interruzioni nemmeno nel biennio caratterizzato dall'emergenza sanitaria e dunque del Covid. 
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Ora, per il “fierone” della Valsassina, appuntamento imprescindibile nei giorni a cavallo di ferragosto, potrebbe anche aprirsi una nuova stagione. Come noto, infatti, la sua organizzazione dovrà essere rimessa “a gara”, essendo in scadenza la concessione alla Ceresa srl che, fino ad ora, ha mantenuto le redini della non facile gestione della manifestazione. E nelle more del nuovo affidamento c'è già chi chiede di prevedere agevolazioni per le attività locali con il chiaro intento di tornare a dare una connotazione più valsassinese alla Sagra, riportandola, per quanto possibile, alle sue origini e dunque ad essere vetrina per l'artigianato e i prodotti del territorio. 
Pochi, se non pochissimi, infatti, quest'anno (seguendo un trend costante nel tempo) gli espositori “a chilometro zero” che hanno scelto di investire sull'evento. 
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“Un ritorno a quella che era la Sagra un tempo sarebbe bello” il commento del marito della signora Marta Gianola, la regina dei caviadini di Primaluna, presente anche l'edizione 2025 con il suo stand di dolcezze nostrane. “Mi spiace che quest'anno non ci sia stato un solo produttore di formaggio che abbia scelto di rappresentare la Valsassina in Sagra”, la sua attenta osservazione che riflette in effetti una mancanza lamentata anche dai visitatori, con gli habitué che, imperterriti, non perdono mai un giro, sottolineando però come l'offerta  nel tempo si sia allargata a tutto perdendo però “tipicità”. 
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“I milanesi alla fine cercano i nostri prodotti e i nostri sapori” il commento raccolto allo stand della Fratelli Pomoni, espressione dell'arte delle forbici, campo in cui “Premana è per tutti sinonimo di garanzia. Quando diciamo di essere di Premana, ci sentiamo rispondere “allora si compra qui”. Io personalmente – ha aggiunto ancora la venditrice presente dietro il banco – vengo in Sagra da tre anni, non ho il paragone con il passato però, come per tante altre cose, posso immaginare che fosse meglio prima”. 
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“Mio padre è presente dalla prima edizione” le fa eco la collega di Premana Futura, altro marchio nello stesso campo. “Per la Valle è ancora una manifestazione importante capace di attirare anche il turista di giornata che magari poi, con più calma, torna in altro momento. Quanto alla presenza in Sagra di realtà di fuori territorio per me non è un problema, anche noi durante l'anno siamo ospiti in altri contesti e è bello essere apprezzati anche altrove. Non mi permetto di giudicare i prodotti che vengono portati dagli altri, ma dico che se c'è di tutto e di qualità ben venga”.
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E sullo stesso concetto di “qualità”, si è soffermato anche il rappresentante del Consorzio Premax: “ok alla presenza di venditori di altre Regioni, ma perché si resti nell'ambito dell'artigianato e non si scada in “cinesate”. Il mercatone, ecco, per me non ha senso”.
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Devono essere anche gli stessi valsassinesi a voler tornare in Sagra, in un incontro tra necessità, il pensiero espresso da dietro lo stand dell'Apicoltura Ciresa di Primaluna, parlando di un impegno non indifferente per piccole realtà – con tanti giorni di presenza da assicurare – ripagato però poi dalla clientela. 
Una chiosa, quest'ultima, non condivisa proprio da tutti i venditori: “qui viene sempre tanta gente ma quelli che comprano sono sempre meno”, la considerazione, per esempio, del vicino, che offriva salumi e formaggi valtellinesi. 

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“Vogliono tornare alla Sagra con solo realtà di qui? La faranno piccola piccola in un prato” la profezia di chi, da 23 anni, partecipa all'evento barziese portando i suoi funghi... bergamaschi.
Staremo a vedere come andrà.
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