La Namibia in bicicletta: a buon punto l'impresa di Sozzi e Crippa

Un viaggio sui pedali da 1.200 km e 8.000 m di dislivello in totale autosufficienza, tra dune, piste sabbiose e silenzi infiniti, in uno dei territori più affascinanti del pianeta. È questa l’ultima sfida che stanno affrontando gli amici Alessandro Sozzi, 34 anni di Valmadrera, pianificatore di produzione e content creator e Alessandro Crippa, 55 anni di Barzanò, idraulico.
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Alessandro Sozzi e Alessandro Crippa

Entrambi membri del Soccorso alpino, uniti dalla passione per l’avventura, i cicloturisti sono partiti il 3 agosto per Cape Town, in Sudafrica, dove hanno trascorso qualche giorno prima di spostarsi verso la Namibia e cominciare la loro traversata della parta occidentale del Paese in bicicletta, passando per il più arido e antico deserto del mondo, fino ad arrivare alla città di Swakopmund, sull’Oceano Atlantico. Il rientro è previsto per il 21 agosto.
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L’idea di attraversare la Namibia in bicicletta è nata quasi per caso: “Tornato dall’Islanda, ho incontrato degli amici per una birra e mi hanno raccontato del loro viaggio in Namibia e di aver visto un pazzo in bici… da lì ho approfondito” ricorda Sozzi. La scintilla è diventata poi progetto. La preparazione è stata altrettanto intensa, sia fisicamente che mentalmente: allenamenti costanti in sella, anche su lunghe distanze, e un’impresa di fine giugno che ha visto i due Alessandro pedalare da Milano a Napoli senza dormire, in 30 ore, con il gruppo Assault to Freedom.
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Per l’esperienza africana non hanno tappe prestabilite, ma una traccia GPS come riferimento, lasciando spazio anche all’improvvisazione e agli imprevisti. “Siamo alla ricerca di quella sensazione di solitudine e avventura che ci fa gioire” spiegano, evidenziando come l’obiettivo più profondo sia vivere un contatto autentico con loro stessi e con l’ambiente. Qualunque sia l’esito, sono certi che il viaggio lascerà “un bagaglio immenso, positivo o negativo, ma sicuramente indimenticabile”.
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Del resto la situazione è “estrema”: devono gestire le risorse idriche, affrontare il terreno sabbioso, lo sbalzo termico tra giorno e notte (25/30 gradi di giorno, 5 gradi di notte) e percorrere più di 100 km quotidianamento in un contesto tanto affascinante quanto inospitale.
Per affrontare queste sfide, Sozzi e Crippa hanno scelto biciclette robuste da viaggio adatte a percorsi misti, capaci di affrontare strade bianche, sabbia e sentieri accidentati, con bagagli essenziali per campeggio e sopravvivenza. Il carico comprende abbigliamento tecnico, tenda, sacco a pelo pesante, un kit cucina minimal, acqua per garantire autonomia per alcuni giorni senza fonti idriche, cibo, fotocamera e attrezzatura multimediale per documentare il viaggio, oltre agli strumenti necessari per la manutenzione delle bici.
Sozzi ha avuto già modo di testare il materiale in precedenti avventure, come un viaggio in Cappadocia, in Turchia, dove ha pedalato per 500 km e 6.000 m di dislivello in autonomia. “Anche in questo caso tutto ha funzionato al meglio, nonostante acqua, fango e condizioni climatiche difficili. Ormai posso dire che il kit di viaggio è diventato parte integrante della mia bicicletta”.
Nei primi giorni di viaggio, ogni tappa è stata emozionante: dal punto di vista naturalistico, ad esempio, due oryx hanno attraversato la strada davanti a loro, un’immagine indimenticabile. Le difficoltà non sono mancate: strade più dissestate del previsto e vento contrario hanno messo a dura prova i cicloturisti, ma finora nessun problema tecnico o di salute. I paesaggi che hanno incontrato colpiscono per l’immensità delle distese e la varietà: si passa dalla savana al deserto alle montagne rocciose, con scenari che cambiano di giorno in giorno.
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L’accoglienza lungo il percorso è stata cordiale e disponibile: anche altri turisti si fermano a chiedere se hanno bisogno di acqua o di aiuto. Non sono mancati momenti di tensione, come quando, a pochi chilometri dal lodge dove avevano previsto di dormire, hanno affidato le loro borse a una macchina di italiani per gli ultimi dieci chilometri. Peccato che il lodge non fosse quello giusto, e il sole stesse calando: senza giacche, frontalini e persino senza passaporto, hanno rischiato di rimanere senza nulla. Fortunatamente, due cacciatori locali li hanno caricati sul pick-up e li hanno portati al camping corretto, dove hanno ritrovato le loro attrezzature, risolvendo la situazione.
Ad oggi, hanno percorso circa 800 km, con altri 400 ancora da affrontare. Se dovessero descrivere la Namibia in una parola, ironizzano: “fanculo… scherzi a parte, sofferenza: bella ma davvero dura”.
G.D.
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