Valmadrera: con il CFM una cena 'esotica' e la speciale testimonianza di una coppia tunisina

Un centinaio di persone sabato 17 maggio hanno riempito il salone dell’oratorio in via Bovara a Valmadrera per il secondo appuntamento con “Aggiungi un posto a tavola”, l'iniziativa della Parrocchia per cui, durante una semplice cena, si ascoltano storie di speranza, il tema al centro del Giubileo, particolarmente significativo nel momento attuale, non certo privo di difficoltà e crisi.
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Al centro della serata l’attività del Centro farmaceutico missionario, che ha curato anche il menù grazie a tre cuoche del Magreb legate da tempo all’associazione. Dopo una giornata in cucina, hanno offerto originali e apprezzati piatti di cous cous, che strabordavano di verdure e carni. Come dolce un tè speciale alla menta con dolcissimi pasticcini dalle mille forme.
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Il Cfm, oltre a tanti amici e collaboratori, tra cui il missionario del Pime Padre Paolo Ceruti e don Marco Bassani che segue la Pastorale Migranti a Lecco, ha invitato una coppia di due trentenni tunisini, Dorsaf e Faouzi, con la figlia nata in Italia. Pur essendo laureata e impiegata in una ditta, Dorsaf ha deciso di partire, cambiare vita e affrontare la traversata su un piccolo barcone dalla sua città Sfax a Lampedusa, nell’agosto del 2022. La loro odissea è passata per sei giorni nell’isola più a sud dell’Italia, poi a Ragusa, Milano, Cremeno e infine a Malgrate, sempre in centri di accoglienza. Hanno poi trovato casa a Valmadrera e una rete di aiuti con il Cfm.
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“Posso solo aggiungere – ha detto il responsabile del Cfm Dario Stefanoni – che sono un po’ orgoglioso quando la loro figlia mi chiama zio!”. “Mi sembra significativo – ha commentato il parroco don Isidoro Crepaldi – che le parole sul Giubileo diventino vita vissuta: è con questo spirito che abbiamo pensato a quest’iniziativa”.
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“L’immagine della speranza che emerge stasera è quella del carburante che ti mette in cammino" ha aggiunto Giampiero Sandionigi, giornalista valmadrerese della Custodia francescana di Terra Santa che ha condotto l’intervista alla coppia, inquadrandola con alcuni dati nel più complesso fenomeno della migrazione. “Abbiamo sperimentato – hanno concluso la loro testimonianza tra un piatto e l’altro i due trentenni tunisini – che la speranza è una luce che non si spegne mai, grazie alle persone disponibili incontrate in Italia, dove il rispetto dei diritti umani è più al sicuro”.
Inevitabile un momento di commozione, pensando alla grande speranza che nutrono per la loro figlia.
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