Lecco perduta/447: l'omino Y sul campanile di San Nicolò
Il “Matitone” (l’altissimo campanile della basilica di San Nicolò a Lecco) è sempre più storico e turistico: è raffigurato ora anche sulle maglie granata del Lecco, terza casacca della squadra, dopo essere stata già la seconda nei campionati di A e B. C’è da chiedersi perché: è in ricordo di Mario Rigamonti che, universitario in medicina di Brescia, giocò nel Lecco nel campionato bellico di emergenza 1944/1945, prima di passare all’immenso Torino dei cinque scudetti consecutivi, tragicamente scomparso a Superga nel maggio 1949.I lecchesi si sono accorti dell’eccezionale richiamo del campanile nell’ottobre 1959, quando venne organizzato presso l’oratorio San Luigi, con l’assistente don Giuseppe Tagliabue, il primo Palio delle Contrade, riservato a quattro “frazioni” del centro città, che comprendeva allora anche il territorio di viale Turati.Le squadre vennero reclutate fra i giovanissimi di non oltre 14 anni, la generazione del “miracolo demografico” che l’Italia visse prima di quello economico: vale a dire il boom delle nascite dal 1946 al 1950 circa, dovuto al termine della guerra e al rientro di tanti militari che avevano dovuto rinviare il matrimonio o di altri giovani sposi che non avevano potuto diventare genitori.
La dimostrazione che il campanile fosse ancora poco “conosciuto” è nelle vicende della primavera 1959, sei mesi prima del Palio delle Contrade. Nelle iniziative della parrocchia per Crociata della Bontà che intendeva sensibilizzare e impegnare l’opinione pubblica di fronte ai problemi di persone in difficoltà, i popolari “palloni gonfiabili” che si alzavano nel cielo di Lecco per propagandare la nobile iniziativa vennero fatti decollare dalle arcate del campanile vecchio che si presenta sul lato della basilica verso via San Nicolò.
Il “battesimo” popolare del campanile risale all’ottobre 1959, alla vigilia della domenica conclusiva del Palio delle Contrade, che vedeva in campo formazioni di giovanissimi delle zone Vittoria, Centro, Basilica e Nord Santo Stefano (viale Turati). Nel punteggio, oltre ai risultati delle gare sportive, c’era anche la prova per la caccia all’omino “Y”, per cui "occhi aperti e orecchie tese, attente ai trucchi", come recitava il volantino.
Gli sguardi puntati al campanile furono nella serata di sabato perché l’omino Y avrebbe lanciato razzi luminosi e segnali utili alla sua identificazione. Era una notte dolce e chiara del miglior autunno lariano quando alcuni giovani con don Giuseppe raggiunsero il terrazzo terminale del campanile per lanciare i messaggi che, per colori, tempo di intermittenza e direzioni avrebbero contribuito ad identificare l’omino Y.
Fu il fucile di un appassionato di caccia a sparare i razzi, mentre mezza Lecco guardava al campanile. I segnali luminosi richiamarono non poca gente sul sagrato, oltre a quelli che erano appositamente convenuti, convinti che nel gruppo salito sul campanile vi fosse l’omino Y e ne attesero pazientemente la discesa, avvenuta con un certo ritardo proprio per evitare l’assedio di curiosi.
Quella del 1959 è stata una serata indimenticabile per tanti giovanissimi, oggi nonni, o quantomeno anziani, impegnati a guadagnare punti per la classifica delle contrade per il Palio, poi conquistato dalla Vittoria. Chi ricorda dopo tanto tempo l’identità dell’omino Y? Venne fatto conoscere la sera dello spettacolo conclusivo del Palio, nel Baby show, in un Teatro del Sagrato (oggi Cinema Aquilone) gremitissimo. Il Palio delle Contrade si concluse con una rivista comico-musicale cantata da ragazzi e giovani, dove non mancarono i richiami alla serata di luci e colori sul campanile. Ma chi era l’omino Y? E chi era il poliziotto Gastone?
Prima del Palio delle Contrade un lettore di “Lecco perduta”, già qualche anno fa, aveva segnalato, dopo la crescente popolarità del campanile meta di panoramiche visite, che poteva ricordare nei suoi lontani anni giovanili all’oratorio San Luigi una cronoscalata del Matitone stesso. Venne disputata sicuramente una prima volta una domenica pomeriggio dell’estate 1957. Si trattava di una gara contro il tempo, riservata, però, a coloro che avevano compiuto almeno 16 anni, e andava a riempiere il vuoto dei pomeriggi estivi di agosto in particolare dove l’oratorio era più presente nel campeggio al Purtud sopra Courmayeur, di fronte alla maestosa mole del monte Bianco. Si trattava di cronometrare la partenza dei concorrenti dalla scala allora esterna che portava al terrazzo del primo piano dove c’era l’ingesso al campanile. Il tempo di salita era calcolato all’arrivo sopra le campane.
Una storia, anche questa, da ricordare e commentare; una gara “fatta alla buona” tra i frequentatori più grandi di un oratorio estivo nel periodo più intenso delle vacanze che allora cominciavano a diventare anche di massa. Ne riparleremo. Torni a contattarci il lettore della prima segnalazione circa la cronoscalata, che sarebbe stata disputata tre volte: 1957, 1958, 1959.
La dimostrazione che il campanile fosse ancora poco “conosciuto” è nelle vicende della primavera 1959, sei mesi prima del Palio delle Contrade. Nelle iniziative della parrocchia per Crociata della Bontà che intendeva sensibilizzare e impegnare l’opinione pubblica di fronte ai problemi di persone in difficoltà, i popolari “palloni gonfiabili” che si alzavano nel cielo di Lecco per propagandare la nobile iniziativa vennero fatti decollare dalle arcate del campanile vecchio che si presenta sul lato della basilica verso via San Nicolò.
Il “battesimo” popolare del campanile risale all’ottobre 1959, alla vigilia della domenica conclusiva del Palio delle Contrade, che vedeva in campo formazioni di giovanissimi delle zone Vittoria, Centro, Basilica e Nord Santo Stefano (viale Turati). Nel punteggio, oltre ai risultati delle gare sportive, c’era anche la prova per la caccia all’omino “Y”, per cui "occhi aperti e orecchie tese, attente ai trucchi", come recitava il volantino.
Gli sguardi puntati al campanile furono nella serata di sabato perché l’omino Y avrebbe lanciato razzi luminosi e segnali utili alla sua identificazione. Era una notte dolce e chiara del miglior autunno lariano quando alcuni giovani con don Giuseppe raggiunsero il terrazzo terminale del campanile per lanciare i messaggi che, per colori, tempo di intermittenza e direzioni avrebbero contribuito ad identificare l’omino Y.
Fu il fucile di un appassionato di caccia a sparare i razzi, mentre mezza Lecco guardava al campanile. I segnali luminosi richiamarono non poca gente sul sagrato, oltre a quelli che erano appositamente convenuti, convinti che nel gruppo salito sul campanile vi fosse l’omino Y e ne attesero pazientemente la discesa, avvenuta con un certo ritardo proprio per evitare l’assedio di curiosi.
Quella del 1959 è stata una serata indimenticabile per tanti giovanissimi, oggi nonni, o quantomeno anziani, impegnati a guadagnare punti per la classifica delle contrade per il Palio, poi conquistato dalla Vittoria. Chi ricorda dopo tanto tempo l’identità dell’omino Y? Venne fatto conoscere la sera dello spettacolo conclusivo del Palio, nel Baby show, in un Teatro del Sagrato (oggi Cinema Aquilone) gremitissimo. Il Palio delle Contrade si concluse con una rivista comico-musicale cantata da ragazzi e giovani, dove non mancarono i richiami alla serata di luci e colori sul campanile. Ma chi era l’omino Y? E chi era il poliziotto Gastone?
Prima del Palio delle Contrade un lettore di “Lecco perduta”, già qualche anno fa, aveva segnalato, dopo la crescente popolarità del campanile meta di panoramiche visite, che poteva ricordare nei suoi lontani anni giovanili all’oratorio San Luigi una cronoscalata del Matitone stesso. Venne disputata sicuramente una prima volta una domenica pomeriggio dell’estate 1957. Si trattava di una gara contro il tempo, riservata, però, a coloro che avevano compiuto almeno 16 anni, e andava a riempiere il vuoto dei pomeriggi estivi di agosto in particolare dove l’oratorio era più presente nel campeggio al Purtud sopra Courmayeur, di fronte alla maestosa mole del monte Bianco. Si trattava di cronometrare la partenza dei concorrenti dalla scala allora esterna che portava al terrazzo del primo piano dove c’era l’ingesso al campanile. Il tempo di salita era calcolato all’arrivo sopra le campane.
Una storia, anche questa, da ricordare e commentare; una gara “fatta alla buona” tra i frequentatori più grandi di un oratorio estivo nel periodo più intenso delle vacanze che allora cominciavano a diventare anche di massa. Ne riparleremo. Torni a contattarci il lettore della prima segnalazione circa la cronoscalata, che sarebbe stata disputata tre volte: 1957, 1958, 1959.
A.B.