Civate: una serata di letture recitate per ricordare le foibe
“La sofferenza degli esseri umani, tutti gli esseri umani, merita rispetto”. Era profondo il rispetto che si avvertiva nelle parole e nelle melodie con cui Nicola Portonato e Natalya Chesnova hanno raccontato il dramma delle foibe ieri sera. Sono stati proprio i due artisti, infatti, i protagonisti della serata organizzata dall’amministrazione comunale per il Giorno del Ricordo.
“Noi crediamo fermamente nei valori della Costituzione, nel confronto e nella libertà di pensiero. Crediamo che in contesti complicati non si possano dare risposte semplici e che la storia vada vista a 360 gradi. Questo non vuol dire giustificare ma comprendere la portata del dramma che stiamo per narrare” ha aggiunto Portonato. “Il Friuli Venezia – Giulia e l’Istria sono regioni meravigliose sul piano naturalistico. Nel Novecento, però, quelle aree sono state sfregiate dalla mano dell’uomo. Una violenza che ha generato altra violenza”.Fino al crollo dell’impero austro – ungarico, quel territorio, come il resto dei Balcani, aveva vissuto in pace. Addirittura, il cattolicissimo Francesco Giuseppe aveva emesso una legge che legalizzava il divorzio proprio perché sapeva che alcune minoranze lo contemplavano.“In quell’epoca, le differenze erano culturali erano considerate una ricchezza. In seguito, furono usate per erigere muri. Prima i fascisti con gli slavi, poi i partigiani di Tito contro gli italiani. Il popolo d’Istria subì arresti, sparizioni ma anche il rifiuto una volta tornato in Italia” ha ricordato ancora l’artista.Gran parte dello spettacolo si è sviluppato intorno ad un contrasto sottile ma potente. Da un lato, la musica di Louis Armostrong, uno dei musicisti più importanti del Novecento, un uomo nella cui cultura musicale si mescolavano tante influenze, una persona che nonostante il suo talento per tutta la vita è dovuta rimanere “al suo posto” per il colore della sua pelle” come ha evidenziato Natalya Chesnova.
Dall’altro lato, lo scambio epistolare, raccolto nel libro "Bora", tra Anna Maria Mori, giornalista e scrittrice scappata in Italia, e Nelida Milani, docente di lingua italiana in Slovenia, ai tempi delle Foibe. “Da queste lettere emerge come le due protagoniste, e così tante altre persone innocenti, hanno faticato a capire il perché di tutta quella violenza” ha sottolineato Portonato.Tuttavia, l’emozione che si respirava nella sala ha raggiunto il punto più alto sulla lettura di un altro testo, tratto da “I Testimoni Muti” di Diego Zante. “La guerra non può essere l’alibi per gli omicidi di gente innocente … Gli slavi si comportavano nella stessa maniera dei fascisti”.Una dinamica perversa e malvagia che ha segnato la fine di un equilibrio mai più ricomposto davvero in tutta l’Europa orientale. Così come al crollo dell’impero austro – ungarico, anche quando, mezzo secolo dopo le foibe, è venuta meno la jugoslavia, sono tornati, in forma anche peggiore, i massacri, gli omicidi e gli esuli. In ognuna di queste tragedie, foibe comprese, chi ha pagato il prezzo più alto? I civili, e in particolare, i bambini.Non è dunque un caso se ad aprire la serata era stato proprio il coro delle voci bianche di Civate, diretto dalla maestra Ramona Acquistapace. I ventitré piccoli membri del gruppo hanno entusiasmato il pubblico con canzoni tipiche friulane, dando prova non solo di talento ma anche di grande impegno.
“Hanno imparato le parole in dialetto friulano in poche settimane” ha esclamato la maestra Acquistapace, originaria proprio del Friuli. Un vero esempio per tutti noi perché, come ha ricordato il sindaco Angelo Isella nel suo saluto, “se ognuna porta il suo contributo possiamo far sì che drammi come questi smettano di ripetersi”.
“Noi crediamo fermamente nei valori della Costituzione, nel confronto e nella libertà di pensiero. Crediamo che in contesti complicati non si possano dare risposte semplici e che la storia vada vista a 360 gradi. Questo non vuol dire giustificare ma comprendere la portata del dramma che stiamo per narrare” ha aggiunto Portonato. “Il Friuli Venezia – Giulia e l’Istria sono regioni meravigliose sul piano naturalistico. Nel Novecento, però, quelle aree sono state sfregiate dalla mano dell’uomo. Una violenza che ha generato altra violenza”.Fino al crollo dell’impero austro – ungarico, quel territorio, come il resto dei Balcani, aveva vissuto in pace. Addirittura, il cattolicissimo Francesco Giuseppe aveva emesso una legge che legalizzava il divorzio proprio perché sapeva che alcune minoranze lo contemplavano.“In quell’epoca, le differenze erano culturali erano considerate una ricchezza. In seguito, furono usate per erigere muri. Prima i fascisti con gli slavi, poi i partigiani di Tito contro gli italiani. Il popolo d’Istria subì arresti, sparizioni ma anche il rifiuto una volta tornato in Italia” ha ricordato ancora l’artista.Gran parte dello spettacolo si è sviluppato intorno ad un contrasto sottile ma potente. Da un lato, la musica di Louis Armostrong, uno dei musicisti più importanti del Novecento, un uomo nella cui cultura musicale si mescolavano tante influenze, una persona che nonostante il suo talento per tutta la vita è dovuta rimanere “al suo posto” per il colore della sua pelle” come ha evidenziato Natalya Chesnova.
Dall’altro lato, lo scambio epistolare, raccolto nel libro "Bora", tra Anna Maria Mori, giornalista e scrittrice scappata in Italia, e Nelida Milani, docente di lingua italiana in Slovenia, ai tempi delle Foibe. “Da queste lettere emerge come le due protagoniste, e così tante altre persone innocenti, hanno faticato a capire il perché di tutta quella violenza” ha sottolineato Portonato.Tuttavia, l’emozione che si respirava nella sala ha raggiunto il punto più alto sulla lettura di un altro testo, tratto da “I Testimoni Muti” di Diego Zante. “La guerra non può essere l’alibi per gli omicidi di gente innocente … Gli slavi si comportavano nella stessa maniera dei fascisti”.Una dinamica perversa e malvagia che ha segnato la fine di un equilibrio mai più ricomposto davvero in tutta l’Europa orientale. Così come al crollo dell’impero austro – ungarico, anche quando, mezzo secolo dopo le foibe, è venuta meno la jugoslavia, sono tornati, in forma anche peggiore, i massacri, gli omicidi e gli esuli. In ognuna di queste tragedie, foibe comprese, chi ha pagato il prezzo più alto? I civili, e in particolare, i bambini.Non è dunque un caso se ad aprire la serata era stato proprio il coro delle voci bianche di Civate, diretto dalla maestra Ramona Acquistapace. I ventitré piccoli membri del gruppo hanno entusiasmato il pubblico con canzoni tipiche friulane, dando prova non solo di talento ma anche di grande impegno.
“Hanno imparato le parole in dialetto friulano in poche settimane” ha esclamato la maestra Acquistapace, originaria proprio del Friuli. Un vero esempio per tutti noi perché, come ha ricordato il sindaco Angelo Isella nel suo saluto, “se ognuna porta il suo contributo possiamo far sì che drammi come questi smettano di ripetersi”.
A.Bes.