Lecco perduta/400: quando 1.500 bersaglieri salutarono i blucelesti in Serie A
Sono trascorsi oltre 60 anni da quell’ultima domenica del mese di maggio 1960, quando il Lecco, giocando la partita casalinga con il Parma, ultima di campionato in Serie B, festeggiò la strepitosa e incredibile promozione in A, unica squadra di una città non capoluogo di provincia.
Un evento da ricordare perché la stragrande maggioranza dei lecchesi, per evidenti ragioni anagrafiche, non visse e non può ricordare quella giornata memorabile, che è affidata solo alla memoria delle generazioni più anziane.
Lecco-Parma finita 1 a 1 al Rigamonti Cantarelli è stata la partita dell’apoteosi bluceleste di una città in tripudio per la squadra promossa in A. Sembrava un sogno, il Lecco del vecchio Cantarelli quattro anni prima era ancora nel campionato di C, proveniente dalla 4^ serie. Quella domenica 26 maggio 1960 la città venne invasa da oltre 1.500 bersaglieri convenuti da tutta la Lombardia per iniziativa della locale sezione dei fanti piumati, guidata dal presidente Silvio Magnani.
Il Lecco arrivò alla partita finale del campionato già con la matematica sicurezza della promozione, che vide anche tornare in Serie A Torino a Catania. I festeggiamenti in quel giorno invasero tutta la città, dallo stadio ai punti di ritrovo più popolari dei tifosi blucelesti (allora non organizzati in club), come il caffè Commercio di piazza XX Settembre (dove al piano superiore c’era la sede sociale della Calcio Lecco con l’attivissimo segretario Margaroli), il bar Due Torri di via Roma, il Cristallo sul lungolago, il Brio di piazza Manzoni, ritrovi popolari della vecchia Pescarenico (quartiere di residenza dell’unico lecchese nella formazione di Serie A, Sisso Franchi).
Qui c’erano anche il bar Lepratti (conosciuto come bar Sport), il vicino "delle Piante" e il popolare Piscen di via Ghislanzoni, dove, nelle vicinanze, c’era la residenza dei giocatori scapoli guidati da Fontanot, Bicchierai, Bonacchi.
Festeggiamenti a parte, si imponeva l’attenzione verso la realizzazione di uno stadio adeguato, capace e funzionante per la Serie A. Diversi progetti erano già stati resi noti durante apposite riunioni in Municipio: raccoglieva consensi quello predisposto dall’ingegner Francesco Meschi, la cui caratteristica principale era lo “slittamento” a valle del campo sportivo, ottenendo, così, un notevole ampliamento, ad iniziare dal lato di via Pascoli, gli attuali distinti.
Nella serata del 7 giugno 1960 il Consiglio comunale di Lecco, presieduto dal sindaco Angelo Bonaiti, approvava, dopo cinque ore di interminabile dibattito, il progetto Meschi. L’esito della votazione venne salutato da un irrefrenabile applauso dal foltissimo pubblico presente, raccolto anche nei corridoi del Municipio e nel cortile centrale del palazzo. I lavori vennero affidati all’impresa Guglielmo Colombo che avviò il cantiere nella giornata di giovedì 13 giugno e assicurò che tutto sarebbe stato pronto per l’ultima domenica di settembre. Il Lecco chiese, però, proprio per completare lo stadio, di disputare in trasferta le prime due partite, come avvenne a Firenze e Catania.
Il ritiro pre campionato verso la A avvenne presso il nascente centro Terme dell’Acqua della salute a Introbio, su invito del sindaco ingegner Nino Cugnasca. La prima uscita ufficiale, edizione Serie A, del Lecco avvenne a settembre, al Lavello di Calolzio, incontrando in amichevole il Seregno. I tifosi presenti superarono i duemila.
Un evento da ricordare perché la stragrande maggioranza dei lecchesi, per evidenti ragioni anagrafiche, non visse e non può ricordare quella giornata memorabile, che è affidata solo alla memoria delle generazioni più anziane.
Lecco-Parma finita 1 a 1 al Rigamonti Cantarelli è stata la partita dell’apoteosi bluceleste di una città in tripudio per la squadra promossa in A. Sembrava un sogno, il Lecco del vecchio Cantarelli quattro anni prima era ancora nel campionato di C, proveniente dalla 4^ serie. Quella domenica 26 maggio 1960 la città venne invasa da oltre 1.500 bersaglieri convenuti da tutta la Lombardia per iniziativa della locale sezione dei fanti piumati, guidata dal presidente Silvio Magnani.
C’era la fanfara reggimentale con una compagnia in armi, ma anche altre provenienti delle maggiori città della Lombardia, oltre che da Seregno, Salò, Tradate, Martinengo, Gardone, Palazzolo. Le vie del centro cittadino erano pavesate con bandiere, striscioni e coccarde tricolori.
Il Lecco arrivò alla partita finale del campionato già con la matematica sicurezza della promozione, che vide anche tornare in Serie A Torino a Catania. I festeggiamenti in quel giorno invasero tutta la città, dallo stadio ai punti di ritrovo più popolari dei tifosi blucelesti (allora non organizzati in club), come il caffè Commercio di piazza XX Settembre (dove al piano superiore c’era la sede sociale della Calcio Lecco con l’attivissimo segretario Margaroli), il bar Due Torri di via Roma, il Cristallo sul lungolago, il Brio di piazza Manzoni, ritrovi popolari della vecchia Pescarenico (quartiere di residenza dell’unico lecchese nella formazione di Serie A, Sisso Franchi).
Qui c’erano anche il bar Lepratti (conosciuto come bar Sport), il vicino "delle Piante" e il popolare Piscen di via Ghislanzoni, dove, nelle vicinanze, c’era la residenza dei giocatori scapoli guidati da Fontanot, Bicchierai, Bonacchi.
Festeggiamenti a parte, si imponeva l’attenzione verso la realizzazione di uno stadio adeguato, capace e funzionante per la Serie A. Diversi progetti erano già stati resi noti durante apposite riunioni in Municipio: raccoglieva consensi quello predisposto dall’ingegner Francesco Meschi, la cui caratteristica principale era lo “slittamento” a valle del campo sportivo, ottenendo, così, un notevole ampliamento, ad iniziare dal lato di via Pascoli, gli attuali distinti.
Nella serata del 7 giugno 1960 il Consiglio comunale di Lecco, presieduto dal sindaco Angelo Bonaiti, approvava, dopo cinque ore di interminabile dibattito, il progetto Meschi. L’esito della votazione venne salutato da un irrefrenabile applauso dal foltissimo pubblico presente, raccolto anche nei corridoi del Municipio e nel cortile centrale del palazzo. I lavori vennero affidati all’impresa Guglielmo Colombo che avviò il cantiere nella giornata di giovedì 13 giugno e assicurò che tutto sarebbe stato pronto per l’ultima domenica di settembre. Il Lecco chiese, però, proprio per completare lo stadio, di disputare in trasferta le prime due partite, come avvenne a Firenze e Catania.
Il ritiro pre campionato verso la A avvenne presso il nascente centro Terme dell’Acqua della salute a Introbio, su invito del sindaco ingegner Nino Cugnasca. La prima uscita ufficiale, edizione Serie A, del Lecco avvenne a settembre, al Lavello di Calolzio, incontrando in amichevole il Seregno. I tifosi presenti superarono i duemila.
A.B.