Rossino: riapre il museo parrocchiale (una vera 'chicca'), con una mostra sul Calice nella tradizione popolare
“Questo piccolo gioiello dovrebbe essere conosciuto da tanti”. L'affermazione è del sindaco di Calolzio Marco Ghezzi, intervenuto - “da privato cittadino” ha sottolineato visto il periodo di campagna elettorale – nel pomeriggio odierno a Rossino all'inaugurazione della mostra “Il Calice liturgico nella tradizione popolare”, iniziativa organizzata dalla parrocchia nell'ambito della Settimana della Cultura promossa dalla Diocesi di Bergamo.
Qualche scatto della mostra
220 le proposte lanciate in contemporanea quest'oggi, come sottolineato da Eugenio Guglielmi, ricordando come l'esposizione locale – visitabile presso l'Oratorio San Giovanni Bosco fino al 23 aprile – rappresenti di fatto l'evento di riapertura, dopo la lunga pausa imposta dal Covid, del Museo diocesano di Rossino, realtà riconosciuta da Regione Lombardia quale “museo diffuso” articolandosi in un percorso che comprendente, oltre alla Raccolta voluta dall'allora parroco don Mariano Carrara, anche la chiesa di San Lorenzo Vecchio, San Lorenzo Nuovo e le aree adiacenti, appartenenti all'Antica Piazza d'Armi di quel che fu "Castel Rubro", dominante la Valle San Martino, “tappe” tutte coinvolte nel vernissage odierno.
La bellezza della Chesa di San Lorenzo Vecchio
Eugenio Guglielmi
Il pomeriggio si è aperto infatti nella chiesina dismessa, completamente affrescata, il “piccolo gioiello” a cui fanno riferimento le parole del primo cittadino. Introdotto dal parroco don Marco Tasca, è stato proposto un breve concerto, con il coro diretto dal Maestro Massimo Borassi, alla presenza anche di una delegazione da Gandino, il cui Museo della Basilica sta ospitando una mostra coeva a quella di Rossino, esponendo il calice di Esztergom, utilizzato anche da Papa Giovanni Paolo II durante la sua visita a Bergamo nel 1981.
I calici esposti al museo. Sotto una panoramica della sala al secondo piano
Il Museo "Don Carlo Villa" - ubicato nell'edificio settecentesco retrostante all'attuale parrocchiale - conserva invece una serie di calici liturgici di pregevole fattura, realizzati tra il XVII e il XIX secolo. "Per il nostro percorso abbiamo scelto di mettere in evidenza un particolare esempio che nella sua preziosa semplicità rappresenta un modello diffuso all'interno delle norme conciliari tridentine, in vigore fino al tardo Ottocento" è scritto nel pannello esplicativo posizionato al secondo piano - accessibile dopo aver visitato, al livello sottostante, la sala dedicata all'arte funeraria - in prossimità della teca che racchiude l'esemplare prescelto, il più antico tra quelli conservati nella Collezione della Parrocchia di San Lorenzo, distinguibile per un caratteristico nodo "a ghianda" che gli altri non presentano.
Altro materiale in esposizione alla mostra
Ed attorno al calice, in oratorio, come accennato, è stata allestita la mostra che dà il titolo all'evento calolziese. “Non è una mostra d'arte. E' una mostra antropologica” ha specificato, facendo da Cicerone, Guglielmi. Una mostra dunque “popolare”, frutto cioè della tradizione. Esposti quindi santini (alcuni dei quali realizzati artigianalmente, con infinita pazienza, dalle suore di clausura) ed oggettistica, dalle medagliette ai libretti, espressione di una tecnica e di una manualità ormai consegnate al passato. Per prenotare visite guidate: 0341 643259.
A.M.