Civate: 'al rogo il fantoccio della Gibiana', in tantissimi per il processo alla strega
L'ultimo giovedì per primo mese dell'anno in tanti paesi e località del nord Italia significa una sola cosa: la notte della Giubiana. Il fantoccio della strega cattiva viene tradizionalmente mandato al rogo quale segno di protezione sulla comunità e per cacciare idealmente l'inverno, auspicando poi in un buon raccolto.
E sul fuoco sono finiti poi anche i bigliettini con i brutti ricordi legati all'anno appena concluso che ogni partecipante ha potuto esternare per poi essere raccolti e appunto messi sul grande falò che ha rischiarato il cortile dell'oratorio.
Non è mancata poi la possibilità di cenare tutti insieme con risotto e salsiccia, il piatto che, vuole la tradizione civatese, tanti ma tanti anni fa, avrebbe ammaliato la Gibiana, scesa in paese per spaventare, di casa in casa i bambini. Affacciatasi alla finestra di una donna intenta a cucinare questo piatto, la strega si sarebbe distratta non accorgendosi del sorgere del sole, venendo così uccisa.
"E' una delle più vecchie tradizioni della nostra zona. Abbiamo bruciato tutta la negatività del passato questa sera. Ci piace riproporre questo evento ogni anno, alla gente piace ritrovarsi – raccontano gli organizzatori. "Siamo in quindici volontari divisi tra cucina, falò e tavoli da servire”.
Presente anche il Sindaco Angelo Isella. “Molto emozionante, possiamo dire finalmente! E' bello vedere tutti questi bambini, non mi aspettavo così tanta partecipazione, vuol dire che c'è tanto desiderio di tornare insieme. Speriamo che questi bambini, una volta cresciuti, possano a loro volta tramandare questo folklore. E' molto importante mantenere le tradizioni, penso anche al dialetto. Saper riconoscere la propria identità e la propria cultura aiuta anche nel confronto con le altre culture in questo mondo globalizzato"
Il fuoco e il fracasso di tamburi e fischietti hanno così scacciato la brutta stagione, preparandosi ad accogliere l'arrivo della primavera con animo rinnovato.
Dopo lo stop imposto dalla pandemia, il rito si è ripetuto ieri sera anche a Civate. Il folkloristico evento è stato reso possibile grazie alla disponibilità dei volontari dell'associazione ViviCivate, che si occupa per l'appunto di creare momenti di aggregazione in paese.
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All'appello hanno risposto in tanti, anche da altri comuni del circondario: un lungo – e chiassoso - serpentone si è snodato dal Municipio per raggiungere poi l'oratorio, dove si è celebrato un vero e proprio processo alla strega.
L'inquisitore ha esplicitato le accuse mosse nei confronti della Gibiana in carne e d'ossa, ma alcuni bambini hanno preso le sue difese, sostenendo che, la poveretta, fosse solo un capro espiatorio a cui indirizzare le sfortune degli ultimi tempi. Convinto, il giudice ha quindi ordinato di bruciare solo il fantoccio della strega, addossandogli tutte le colpe.E sul fuoco sono finiti poi anche i bigliettini con i brutti ricordi legati all'anno appena concluso che ogni partecipante ha potuto esternare per poi essere raccolti e appunto messi sul grande falò che ha rischiarato il cortile dell'oratorio.
Non è mancata poi la possibilità di cenare tutti insieme con risotto e salsiccia, il piatto che, vuole la tradizione civatese, tanti ma tanti anni fa, avrebbe ammaliato la Gibiana, scesa in paese per spaventare, di casa in casa i bambini. Affacciatasi alla finestra di una donna intenta a cucinare questo piatto, la strega si sarebbe distratta non accorgendosi del sorgere del sole, venendo così uccisa.
"E' una delle più vecchie tradizioni della nostra zona. Abbiamo bruciato tutta la negatività del passato questa sera. Ci piace riproporre questo evento ogni anno, alla gente piace ritrovarsi – raccontano gli organizzatori. "Siamo in quindici volontari divisi tra cucina, falò e tavoli da servire”.
Presente anche il Sindaco Angelo Isella. “Molto emozionante, possiamo dire finalmente! E' bello vedere tutti questi bambini, non mi aspettavo così tanta partecipazione, vuol dire che c'è tanto desiderio di tornare insieme. Speriamo che questi bambini, una volta cresciuti, possano a loro volta tramandare questo folklore. E' molto importante mantenere le tradizioni, penso anche al dialetto. Saper riconoscere la propria identità e la propria cultura aiuta anche nel confronto con le altre culture in questo mondo globalizzato"
Il fuoco e il fracasso di tamburi e fischietti hanno così scacciato la brutta stagione, preparandosi ad accogliere l'arrivo della primavera con animo rinnovato.
A.G.