Lecco perduta/358: Guado nel Gerenzone dal dialetto all'italiano

Sono trascorsi 25 anni da quel 1998, quando il Gerenzone ha trovato un nuovo grande amico nel rettore del Collegio Volta di Lecco, don Gianluigi Panzeri, ora prevosto a Milano presso la basilica dei santi Nereo e Achilleo, in viale Argonne, nella zona dell’Acquabella. I ragazzi della 2^ media avevano effettuato una dettagliata ricognizione lungo le sponde del torrente punteggiate da diverse industrie metallurgiche, con la guida dei docenti, e in particolare la preside Giovanna Oddono e l’insegnante Anna Frigerio.


Don Gianluigi Panzeri

I giovanissimi “esploratori”, muniti di quaderni per appunti e di macchine fotografiche, vollero conoscere il Gerenzone dalla sua sorgente presso Ponte Gallina in Laorca fino all’estuario nel lago di Lecco, presso la statua del patrono San Nicolò. Il lungo e paziente lavoro di ricerca venne in 3^ media rivisto e rielaborato, e in tale occasione don Gianluigi Panzeri volle tradurre dal dialetto all’italiano “Il cavalier Gerenzone” a cura del poeta Luigi Manzoni, nato a Castello nel 1892 e deceduto a Lecco nel 1979.


L'ingresso del Collegio Volta da via Cairoli

“Mi sono accorto – dichiarò don Gianluigi a un giornalista – che i ragazzi non riuscivano a comprendere il dialetto, e l'opera di Manzoni è una precisa, garbata e puntuale escursione lungo tutti gli aspetti del Gerenzone, non solo quello di ambiente industriale”. “Il cavalier Gerenzone” si articola in tre parti di oltre 50 quartine ciascuna. Il che rende l’idea di una traduzione non sempre facile e decisamente lunga.


Ruota idraulica ancora esistente vicino a Ponte Gallina

“Dalla sorgente scende a grandi salti e non ha neanche il tempo di riavere un po’ di fiato, che deve già dare una mano ad una ruota – indica sul testo don Panzeri –. Rabbioso dalla valle di Laorca, seguendo la traccia dei sentieri porta giù le acque torrenziali dei temporali … Mescola le sorgenti che zampillano sotto alle prime fucine … Passa di lato alla fabbrica degli aghi, tra lo stridore dei dischi a smeriglio e le lucidatrici … Rientra in turbina, fuori e dentro come un topo e fa saltare i potenti magli del Piazza …”.


 Il poeta Luigi Manzoni

La poesia sul Gerenzone di Luigi Manzoni è una passeggiata virtuale “lungo il torrente più significativo della città di Lecco, culla della sua vocazione imprenditoriale, fucina non solo del ferro, ma della sua prosperità economica e sociale”. Si era prospettata allora la pubblicazione in un apposito fascicolo del componimento in versione italiana. Si scrisse che sarebbe stata la prima guida dell’auspicato sentiero di archeologia industriale, tracciato non privo di richiami poetici come quando Luigi Manzoni scrive che “nella sera, sotto le vampe dell’ultima fiammata, voglia riscaldare il cielo blu addormentato, prima di accendere le stelle ad una ad una, per vegliare sui misteri della notte”. Certo è che vi sono ancora angoli singolari del Gerenzone da scoprire: è tramontato per sempre il progetto più volte ventilato di un monumento al “tirabagia”?


Trafilieri di Malavedo

E dove è finita la traduzione italiana del poeta Luigi Manzoni dovuta a don Gianluigi Panzeri? I suoi alunni di 25 anni fa possono aiutare nella ricerca? L’archivio del Collegio Volta conserva qualche documento su “Guado nel dialetto del Gerenzone”? Nel tempo trascorso dal 1998 si è intensificata la visita di comitive di studenti, ma anche di imprenditori che hanno voluto risalire la valle, tra vecchie fucine e moderne trafilerie di antica origine. Può valere per tutti la comitiva di studenti giunta da più lontano, nel maggio 1999: erano canadesi. Nel salone dell’unione Industriali di via Caprera ascoltarono una dettagliata relazione sull’economia della provincia di Lecco tenuta da Alberto Magni. La cronaca della visita sottolinea: “Molto interessante gli universitari hanno trovato la lavorazione del filo di ferro dai rotoli di materia prima grezza ai passaggi successivi di cotto e di riduzione del diametro. Gli studenti si sono pure interessati ai mercati di vendita e di commercio e al rinnovamento tecnologico”.
A.B.
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