Varenna: ricordati i partigiani di Rancio e Fiumelatte uccisi dai fascisti
In occasione del 78° anniversario della fucilazione fascista dei partigiani di Rancio e del lago a Fiumelatte, ANPI Lecco e i circoli "Libero Pensiero" e "S. Pio X" di Rancio si sono dati appuntamento ieri presso la Montagnetta della frazione varennese per ricordare l'eccidio.
Tra le autorità presenti il sindaco di "casa" Mauro Manzoni con i colleghi di Bellano Antonio Rusconi e di Mandello del Lario Riccardo Fasoli, nonché il Consigliere comunale di Lecco Alberto Anghileri e il parroco di Varenna don Enrico Mauri che ha recitato una preghiera e ha impartito la benedizione. Presente anche una rappresentanza degli Alpini del paese con il capogruppo Ivan Acquistapace.
"Carlo, Ambrogio, Giuseppe, Virgilio, Domenico e Carlo ci testimoniano ancora oggi cosa significhi concretamente il valore della libertà e il prezzo necessario per conquistarla e mantenerla. Una libertà che difficilmente gli uomini e le donne del nostro tempo riescono ad assaporare appieno, proprio perché le ultime generazioni non hanno conosciuto concretamente la tragicità della guerra se non attraverso le immagini televisive o i libri di storia" ha detto il sindaco Manzoni nel suo intervento.
"La nostra libertà - ha proseguito - risulta pertanto assaporata senza la fatica di averla conquistata: essa infatti ci è stata consegnata come dono da godere e far godere, però non è un qualcosa di dato per sempre e sarebbe pura illusione pensare che sia definitivamente conquistata. Il compito che ci viene affidato, come cittadini e come politici in qualità di rappresentanti del popolo, è quello di custodirla e di vigilare affinché essa non venga in alcun modo intaccata o svilita. L’altra faccia della medaglia della libertà è infatti quella della responsabilità: responsabile è colui che si mette in gioco per il servizio di tutti, senza pretendere palcoscenici utili solo a ingrandire il proprio Ego, tronfio di ricevere solo personali riconoscimenti e gratificazioni. La responsabilità, infatti, si esercita in primo luogo nel silenzio operoso. E questo operoso silenzio del quotidiano, dove il più delle volte il bene fatto non viene visto, è l’azione più bella per l’edificazione delle nostre comunità civili".