Varenna: Natale a Villa Monastero con approfondimento su un'opera 'speciale'
In occasione delle festività la Provincia di Lecco propone quest’anno a Villa Monastero di Varenna uno specifico approfondimento sul dipinto Natività con Santa Elisabetta e San Giovannino, presente nelle collezioni della Casa Museo, il cui tema è particolarmente significativo e adatto alla celebrazione del Natale.
Insieme ai dipinti conservati nella Sala rossa, nella ex chiesa del monastero e nella Sala musica, costituiscono le raccolte pittoriche della villa e provengono tutti dalla famiglia De Marchi, casata milanese di origini svizzere ultima proprietaria privata della storica dimora, acquistata nel 1925 e lasciata in dono per il pubblico utilizzo nel 1939. A tali opere si affiancano altri dipinti donati nel corso degli anni da generosi privati, grazie ai quali le collezioni museali sono oggi assai più ricche.
Nella suggestiva cornice di Villa Monastero sarà inoltre possibile ammirare un grande albero di Natale con decorazioni ispirate al Novecento, utile a ricreare l’atmosfera calda e accogliente di quando la dimora era abitata dalla famiglia De Marchi. Per quanto riguarda le prossime aperture, la Casa museo e il Giardino botanico di Villa Monastero saranno visitabili dall’8 all’11 dicembre, il 17, 18 e 24 dicembre, dal 26 dicembre all’8 gennaio, dalle 10.00 alle 17.00.
L’opera è collocata nella Camera sud-est insieme ad altri quadri di diverso soggetto, tra cui l’interessante Pastore con flauto e il San Girolamo in preghiera, entrambi di ambito lombardo, il Ritratto di gentiluomo, recentemente ascritto alla cerchia del pittore Giuseppe Mazzola (1748-1838), e due vedute di rovine settecentesche.
La Natività proposta rivela una particolare ambientazione notturna e mostra inoltre l’inconsueta presenza di Santa Elisabetta con il figlioletto Giovanni, che diverrà il Battista, secondo un’iconografia non molto comune, che rende il dipinto interessante. La scena raffigurata tiene conto di analoghe composizioni dedicate al tema dell’adorazione dei pastori realizzate tra Cinquecento e primo Seicento, ma diffuse ancora nel pieno Settecento, a partire dal capolavoro del pittore emiliano Antonio Allegri detto il Correggio (1489-1534), la cosiddetta Notte risalente al 1525-30 e conservata alla Gemalde Galerie di Dresda.
L’opera venne commissionata da Alberto Pratonieri, ricco mercante laniero che nel Seicento acquisì il rango nobiliare, per la cappella di famiglia nella chiesa di San Prospero a Reggio Emilia e qui fu ammirata da moltissimi artisti, come riporta Giorgio Vasari, tra cui Domenico El Greco (1541-1614) e Pieter Paul Rubens (1577-1640), che trasse spunto per comporre la sua Adorazione dei pastori per la Chiesa di Fermo (ora nella Pinacoteca civica).
La particolarità del quadro varennese, che risale alla fine del Seicento-inizio Settecento, è che presenta la stessa resa notturna del dipinto di Correggio, con la luce che irradia dal Bambino e si riverbera sui personaggi che assistono alla scena, come indicato nella scheda di lettura predisposta dal conservatore della Casa Museo Anna Ranzi, in cui viene sottolineato come l’esecuzione avvenisse a lume di candela, procedimento seguito da Caravaggio e dai suoi seguaci, quali lo specialista olandese Gerrit Vanthorst (1592-1656), noto come Gherardo delle Notti, di cui ricorda l’Adorazione del Bambino, databile al 1619-20 e conservata alla Galleria degli Uffizi di Firenze.