Mandello: il missionario padre Marazzi, 94 anni, scrive dalla Cina
Puntualmente ogni anno, in occasione delle imminenti festività natalizie, il missionario mandellese padre Mario Marazzi scrive agli amici e ai concittadini una lettera dalla Cina, dove risiede. Parole dense di spiritualità, unite al suo essere persona che non dimentica le sue origini e dunque il lavoro presso la ditta ICMA, prima della svolta della sua vita con l’entrata nel PIME a 24 anni. Nel 1960, poi, l'ordinazione sacerdotale, finché una nave che salpa dal porto di Genova non lo porta a Hong Kong, dove apprende la lingua e inizia il lungo viaggio di apostolato non senza difficoltà in una terra lontana. Qui sotto la sua missiva.
“Carissimi amici, il mese di maggio scorso ho celebrato il mio 94esimo compleanno. Mi è facile pensare, quindi, che questa potrebbe essere l’ultima lettera che vi mando. Da pochi mesi ho lasciato la sede dei missionari del PIME in Clear Water Bay dove vivevo da anni e mi sono trasferito in una casa di riposo gestita dalle Suore dei Poveri, una congregazione di religiose dedita all’assistenza degli anziani specialmente i più bisognosi. Con me ci sono altri preti e alcune religiose, il resto sono tutte persone su di età assistite con amore dalle suore, dal personale e dai volontari. Potremmo definire questo luogo "Dove l’amore è di casa". Tutti i giorni sono testimone di atti di carità spicciola: suore che pur visibilmente avanti negli anni continuano nel loro compito di dispensare giornalmente il cibo agli ospiti, ospiti che fanno del loro meglio per preparare la tavola o sparecchiare la sala da pranzo. Penso a una signora che con pazienza tiene per mano un prete colpito da Alzheimier e lo accompagna dove lui da solo non saprebbe andare (cappella, sala da pranzo, bagno). In un certo senso sono ri-diventato bambino. Causa la debolezza delle gambe, in casa mi sposto con il girello. Quando esco uso il bastone e devo essere accompagnato. In casa occorre seguire gli orari per fare certe cose assieme. Un po’ tutto non è più come prima. Mi accorgo come la vecchiaia sia il tempo del declino delle forze. Il tempo nel quale ci si sente sempre più deboli. Ricordo che da piccolo sentivo alcuni dire: "Come è brutto diventare vecchi". Da un punto di vista ciò è vero: ci si stanca più presto, la vista, l’udito non sono più come prima. Come credenti sappiamo che la sofferenza entrata nella vita ci redime se sopportata come ha fatto Gesù. Ecco allora che cerchiamo di fare: sopportare gli acciacchi della vecchiaia senza brontolare, subire il declino delle forze senza accusare nessuno. In tutto, restare aperti agli altri e ai loro problemi senza ripiegarsi su se stessi. Come fece Gesù con le donne incontrate durante la passione. Saper consolare. Come lui con Simone, accettare di essere aiutati. Come lui con la Veronica, saper ringraziare. Come lui saper perdonare. Sono due le cose che riassumono l’atteggiamento che mi sforzo di tenere nella vecchiaia: pentimento e ringraziamento. Pentimento per tutti gli errori e colpe del passato, ringraziamento per tutti i doni (e sono tanti) che ho ricevuto. Sono in una casa di riposo in attesa dell’incontro con Dio, ma non mi sento missionario in pensione. Ho tempo di pregare perché Gesù sia conosciuto in tutto il mondo, di leggere libri e riviste che mi tengono allargato l’orizzonte, di accogliere amici che mi tengono vivo l’amore per la Chiesa di Hong Kong. Ora che l’orrore della guerra si fa sentire vicino, in Europa, aumentiamo l’impegno di essere operatori di pace non solo con la preghiera ma anche partecipando a gesti pubblici a favore della pace. La pace ha inizio in noi stessi, cerchiamo quindi di essere strumenti di pace in casa, al lavoro, nella scuola, in società. "Rivestitevi, come eletti da Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza, sopportandovi e perdonandovi a vicenda se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri" (Paolo apostolo ai cristiani di Colossi)".
Padre Mario Marazzi
Padre Mario Marazzi - PIME