Lecco perduta/350: per Santa Barbara il ricordo dei marinai nostrani
Lecco, città degli alpini! Belle e riuscite le manifestazioni per il centenario della locale sezione delle penne nere ANA, ma occorre anche rammentare che Lecco è sul lago e, quindi, anche zona di marinai. Riassumiamo, così, il contenuto di due lettere indirizzate alla nostra rubrica. Benissimo, l’occasione si presenta nei giorni di vigilia verso la tradizionale festa di Santa Barbara, patrona della Marina.
Era il 1° marzo 1921 quando alcuni militari, reduci della grande guerra 1915/1918, costituivano a Lecco il gruppo dell’ANMI, dedicandolo alla memoria della medaglia d’argento al valor militare Vittorio Manzoni.E’ stato calcolato che, nel corso del secolo Novecento, circa 1500 cittadini del territorio lecchese hanno solcato le acque del globo all’insegna del glorioso vessillo della Marina Militare Italiana. Una così numerosa presenza si deve, innanzitutto, allo storico complesso industriale Badoni, di corso Matteotti, in quartiere Castello, scomparso ormai da oltre vent’anni, ma anche a soci ed atleti della Canottieri Lecco 1895. Catene ed ancore per la Marina, non solo militare, hanno caratterizzato la produzione del laminatoio di Arlenico, in zona Caleotto.
Negli oltre 100 anni trascorsi dalla fondazione sono stati quattro i presidenti dei marinai lecchesi: Carlo Bregaglio, Paolo Tarfani, Giuseppe Crippa e l’attuale Stefanio Milani. Nell’albo d’oro dei marinai lecchesi spicca Antonio Badoni, sottotenente di vascello, decorato di medaglia d’argento, scomparso in combattimento nel canale di Sicilia a 27 anni, nel giugno 1943, mentre era imbarcato sulla torpediniera Cigno. E’ stato recentemente ricordato nelle celebrazioni del 75° dell’istituto tecnico industriale dedicato alla sua memoria, in quartiere Caleotto. Antonio era figlio del cavaliere del lavoro Riccardo Badoni, titolare della storica industria lecchese, presidente per tanti anni della Canottieri Lecco per lunga parte di metà Novecento.
Nel novero dei marinai lecchesi è da ricordare anche il giovane sottotenente di vascello Mario Rumi, fratello dell’astrofisico Giancarlo, operante per anni nella base di ricerca spaziale internazionale in Alaska. Mario Rumi è scomparso nell’affondamento della corazzata Roma, al largo delle coste di Sardegna, colpita da incursione aerea nemica durante il tragico settembre 1943. E’ ricordato con una lapide voluta dal fratello Giancarlo presso la cappella di famiglia nel cimitero Monumentale di via Parini a Lecco.
Nella memoria di tanta storia il 25 maggio 1986, con solenne cerimonia, venne inaugurato il monumento ai Fratelli Caduti del mare sulla “punta” del Gerenzone, dove si trovano la statua all’abate geologo Antonio Stoppani e quella “aerea” sul lago di San Nicolò, opera dello scultore Giuseppe Mozzanica. La manifestazione inaugurale avvenne con l’intervento di delegazioni di marinai provenienti da tutte le maggiori città di Lombardia, ed anche oltre. Vi fu, soprattutto, la partecipazione, con discorso, del comandante generale della Marina Militare italiana ammiraglio di squadra Giasone Piccioni. Era sindaco di Lecco Giulio Boscagli. La benedizione venne impartita dal prevosto mons. Ferruccio Dugnani. Il progetto del monumento era stato predisposto dal pittore Franco Alquati e realizzato postumo con l’architetto Giancarlo Spada, tecnico comunale del settore lavori pubblici. Madrina dell’inaugurazione è stata Vittoria Valtulina vedova Alquati, consorte dell’artista.
Da allora ogni anno, nella celebrazione della patrona Santa Barbara i marinai lecchesi rendono memoria, presso il monumento, ai “Fratelli Caduti del mare”.
A.B.