Pescate: 'Martina siamo fieri di te', in tantissimi per l'addio alla 27enne che dopo aver combattuto la leucemia è stata vittima della West Nile

Prima di accompagnare "Marti" nel suo ultimo, dal sagrato della chiesa parrocchiale di Pescate - dimostratasi troppo piccola per accogliere tutti gli intervenuti - una nuvola di palloncini fucsia, il suo colore preferito, si è levata verso cielo. Quasi a voler accorciare le distanze, tra chi resta - in pianto - e lei, la figlia, la famigliare, l'amica, la conoscente volata via decisamente troppo presto. Spazio e tempo. Due concetti ricorrenti anche nel corso della funzione, officiata da don Matteo Gignoli (affiancato all'altare da don Enrico Mauri), chiamato, come tutti i presenti, a "una preghiera che non si pensava di dover fare".

Una foto spensierata di Martina durante la malattia appesa a un palloncino, tra le corone di fiori lasciate fuori dalla chiesa

Perché Martina Mancuso, 27 anni appena, cresciuta a Giovenza di Colle Brianza prima di prender casa con il fidanzato Antonio a Pescate, pensava davvero di avercela fatta. Ha affrontato la leucemia "senza piangersi addosso", confidando di essersi lasciata alle spalle il peggio, dopo il trapianto. "Poi - ha detto il celebrante - è successo quello che è successo". Chiaro il riferimento al virus del Nilo Occidentale, contratto dalla giovane, devastante per il suo fisico già debilitato. "La salute è venuta meno. Alla malattia ne è subentrata un'altra. E la vita si è fatta di nuovo fragile". Fino all'epilogo.

"Quando la morte entra nella vita, noi sentiamo una profonda distanza che ci allontana dalle persone care" ha proseguito don Matteo rivolgendosi ai genitori, seduti in prima fila, attorniati da parenti e amici, citando poi le parole di Sant'Agostino per ricordare loro che chi non c'è più non è lontano. E' soltanto nell'altra stanza. "Non possiamo più stringerti tra le nostre braccia ma ti terremo sempre nel nostro cuore", del resto, hanno assicurato alla loro "bambina" mamma Orietta e papà Salvatore, straziati dal dolore. Ma orgogliosi. "Siamo fieri di te, Martina. Ci hai insegnato tanto in questa tua avventura così dolorosa. Sapevi nascondere la sofferenza dietro a un sorriso".

"Hai affrontato la malattia con determinazione e fede" ha confermato chi è cresciuto al suo fianco. "Hai combattuto tanto, dimostrando di essere una grande guerriera" ha certificato, infine, chi l'ha conosciuta già nel pieno della sua battaglia, testimoniando da forza di una ragazzina trasformata dal male in una donna forte e coraggiosa.

"Noi non sappiamo quanto tempo ci è dato dalla vita. Ed è importante non sprecarlo, non buttarlo via in cose di poche valore" ha sostenuto il parroco, rendendo il concetto con un'immagine semplice, la stessa che usa anche, da insegnante, con i suoi alunni a scuola. "Se potessimo paragonare la nostra vita a un barattolo, vedremmo all'interno cose voluminose, due o tre; cose più piccole che ne riempiono lo spazio; cose ancora più piccole che riempiono il resto del contenitore. E questi sono i valori, pochi valori importanti che prendendo il nostro amare, tante preoccupazioni e cose ordinare del vivere e poi ancora tante cose di poco conto. Queste ultime non devono prendere lo spazio delle cose importanti. E allora se non decidiamo noi quanto è il tempo, noi possiamo decidere cosa vale. E vale amare, dedicarci gli uni agli altri, sorreggerci, vivere i rapporti umani. Poi ciascuno sa in cuor suo cosa è importante. Oggi questa giovane vita che ci lascia sembra quasi ricordarci questo senso". Con un sorriso, nel giorno delle lacrime.


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A.M.
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