Lecco perduta/347: il progetto 'sepolto' del cimitero al Gaggio

Il progetto della “Grande Lecco”, per alcuni sepolto nel vasto cimitero del Gaggio in Malgrate, pronto negli anni ’30 del Novecento e poi cancellato completamente con gli ultimi avanzi sul finire dello scorso secolo, potrebbe ora “risorgere” sulla sponda opposta del tratto terminale del Lario manzoniano rispetto a quello della città capoluogo. L’adesione recentissima del Comune di Galbiate, che si integra nel quintetto già esistente di Valmadrera, Malgrate, Pescate, Civate e Oliveto Lario, consolida uno schieramento che raduna oltre 30.000 abitanti, grosso modo gli stessi del progetto degli anni ’20 e ’30 del Novecento per la “Grande Lecco”. I sei Municipi citati confermano gli incontri mensili dei vari sindaci per affrontare problemi e argomenti condivisi, di civico interesse per territori ormai confinanti con aree urbanizzate.


Quotidiano del 10 giugno 1993

Cos'era il cimitero al Gaggio di Malgrate completato a tempo di record dal Comune di Lecco negli anni ’30? Sarebbe stato l’ultimo passaggio nella tappa di un lungo cammino di aggregazione ciniziato nella seconda metà dell’Ottocento, nel 1869, dopo la proclamazione dell’unità d’Italia, quando erano stati soppressi i Comuni di Belledo e di Chiuso per far nascere Maggianico.
La richiesta di estendere “La Grande Lecco” oltre l’Adda trovò consensi in sede governativa e romana. All’inizio degli anni ’30 si realizzò a tempo di record il nuovo cimitero monumentale della città, unico in tutto il territorio municipale, al Gaggio di Malgrate, sotto le pendici del monte Barro: è stato quello che dal 1933, fra valletti, tombe e loculi pronti, è rimasto inutilizzato sino agli anni ‘60/’70, quando venne demolito in parte per costruire il nuovo complesso scolastico di Malgrate. Il cimitero unico del Gaggio avrebbe cancellato tutti gli ex rionali lecchesi, compreso il Monumentale di via Parini dove allora venivano sepolti anche i morti di Pescate.


L'ingresso al monumentale del Gaggio

Il rinvio dell’apertura fu dovuto a una richiesta ufficiale dei parroci, guidati dal prevosto mons. Giovanni Borsieri, con lettera al podestà del tempo, che manifestavano forti e motivate perplessità. Il Gaggio era in una zona allora isolata, raggiungibile solo con la tramvia da Lecco a Como, con fermata al casello ferroviario di Malgrate, unica costruzione esistente al termine della salita detta “Ceribelli”. Arrivarci da Laorca e da Maggianico, ma anche da altri quartieri, sarebbe stata un'impresa ardua, in particolare per le persone anziane. I parroci chiesero al podestà di far slittare i tempi di apertura del nuovo camposanto fino alla realizzazione, già prevista e in progetto, del nuovo ponte sulla sponda lecchese del Lazzaretto, al termine dell’attuale via Leonardo da Vinci, che avrebbe accorciato le distanze con il Gaggio; si suggeriva anche l’istituzione di una possibile linea di bus con capolinea il cimitero.


Panoramica dell'interno verso le pendici del monte Barro

Perché si bloccò l’unificazione già prevista oltre l’Adda e perché rimase inutilizzato il pur completo Monumentale del Gaggio? I lavori per il nuovo ponte al Lazzaretto incontrarono difficoltà superiori al previsto per la tenuta del fondo ai piloni di sostegno. Il conflitto bellico scoppiato nel 1940 bloccò ogni progetto, e la nuova struttura verrà infatti inaugurata solo nel 1955.
Tutto il cimitero al Gaggio è stato completamente "cancellato". Erano stati utilizzati, nel 1930/1933, oltre 47.000 metri quadrati di terreno, erano pronti 2.000 ossari e colombari. Il corpo centrale era maestoso con una grande croce in ferro e due torri ai lati dell’ingresso. Le ultime demolizioni risalgono al 1993; non c’è più traccia del camposanto, la zona presenta un edificio scolastico in mezzo al verde e una panoramica residenziale con graziose villette e condomini.


Ultimi "gradoni" nel 1993

L’ultima volta che si tentò un recupero lecchese del Gaggio risale al 1961. L’allora assessore allo sport e turismo, il compianto Renato Corbetta, indicò come possibile destinazione del nuovo centro sportivo tanto auspicato sui terreni incolti del Bione proprio la vasta area dimenticata a Malgrate. Un settimanale locale dedicò ampi servizi al camposanto del Gaggio, facendo scoprire alle nuove generazioni, ma anche a quelle meno giovani, quanto fosse pronto da tempo il “cimitero... fuori porta”. Il progetto non ebbe seguito per difficoltà varie.
Ora, se al Gaggio è stata sepolta l'idea di una “Grande Lecco” nata in città e allargatasi oltre al lago e al fiume, il tempo attuale ripropone una nuova versione che nasce sulla sponda opposta e che potrebbe avere simbolicamente come maggior riferimento la città di Valmadrera. Si è scritto più volte che la storia si ripete con qualche modifica geografica, da una riva all’altra del lago manzoniano. Insomma, cambiano i “Promessi Sposi” ma la vicenda è sempre quella. Sarà così anche per questa volta?
A.B.
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