Valmadrera: Luigi Garlando racconta la famiglia Panini e il sogno delle figurine
“Un grande racconto imprenditoriale, umano che vede la partecipazione di tutta la comunità di Modena”. Questo è la storia della famiglia Panini per Luigi Garlando, scrittore e firma di primo piano della Gazzetta dello Sport. Una saga familiare che Garlando ha raccontato nel libro “L’album dei sogni”, pubblicato circa un anno fa per Mondadori. Proprio questo lavoro è stato il centro dell’incontro tenutosi ieri sera nel centro culturale Fatebenefratelli di Valmadrera e aperto dai saluti del vicesindaco Raffaella Brioni. “Questo è un romanzo storico vero e proprio in cui ci sono tante storie fortemente appassionanti e umane. Vi consiglio caldamente la lettura” ha sottolineato il moderatore Pierangelo Marucco di “La Semina”, l’associazione culturale che ha organizzato la serata insieme al comune di Valmadrera.
“Rispetto ad un'altra famosa saga familiare come “I leoni di Sicilia” a me è mancato il torbido: gli amori contrastati, le lotte intestine, la competizione con altri commercianti. Ho quindi concepito il mio romanzo come una sorta di album delle figurine, con capitoli brevi e autoconclusivi” ha esordito Luigi Garlando. Tutto parte da Antonino Panini e Olga, la figlia del casaro rimasta vedova a quarant’anni con otto figli, quattro donne e quattro uomini. Questi ultimi sono i pionieri dell’avventura delle figurine. “Giuseppe è l’acqua, è la forza che trascina la famiglia come un fiume, è lui che ha l’idea delle figurine. Umberto è la concretezza della terra, è un meccanico, tutto quello che tocca aggiusta, costruisce la macchina per imbustare le figurine” ha raccontato il giornalista. “Franco Cosimo è l’aria, è l’intellettuale di famiglia, l’amante dei libri, il fratello che ha studiato di più. Benito è il fuoco, ha un carattere irascibile, è il fratello con meno talento e carisma”. Pierangelo Marucco
Una saga familiare che si intreccia con un’avventura industriale unica, un’impresa che, secondo l’autore, non si è sviluppata a Modena per caso. “Negli anni Sessanta a Modena c’era un fermento culturale molto particolare. Qui nasce il beat italiano, quelli che hanno disegnato il Carosello sono di Modena. Una Modena che ha risposto presente quando i Panini avevano bisogno per imbustare le figurine. Suore, anziani in casa di riposo, tutti hanno dato una mano” ha spiegato il giornalista della Gazzetta. “Quando poi Giuseppe è stato eletto presidente della Camera di commercio, ha cercato di restituire parte della ricchezza acquisita al territorio. In quel periodo compare il primo liceo linguistico, viene aperta l’università e viene costruita la bretella che collega Modena al distretto della ceramica di Sassuolo”.
Luigi Garlando
La saga familiare e l’avventura industriale si dispiegano in tutto il loro fascino nel quadro di un’Italia che emerge dalle macerie delle due dopoguerra. “Il capostipite Antonino prese il brevetto di volo nella stessa struttura in cui volava Gabriele d’Annunzio. Se degli anni Sessanta abbiamo già parlato, negli anni Settanta, quando ormai la Panini è una multinazionale, due figli dei quattro fondatori, mentre frequentano l’università a Torino, assistono ad una gambizzazione ad opera di un commando di Prima Linea. Poi gli anni Ottanta e la scelta di vendere a Maxwell, quando ormai i quattro fondatori avevano differenziato le attività e i videogiochi stavano invadendo il mercato” ha spiegato Luigi Garlando.
Mentre l’incontro si avviava ormai al termine, Pierangelo Marucco ha chiesto al suo interlocutore un commento sulla centralità di Olga in questa storia, ricordando che “ai suoi funerali nel 1986 c’era tutta Modena”.
“Olga è la vera eroina di tutta questa storia. Se i Panini sono riusciti a mantenere i loro valori, a rimanere quello che erano nonostante tutto quello che avevano guadagnato, il merito è della madre. Quando vengono costruiti i capannoni, Olga chiede un appartamento in fabbrica assieme ad un appezzamento di terreno. Tutti giorni indossa un cappellaccio di paglia e lavora l’orto. Vuole ricordare ai figli quali erano i valori della famiglia” ha raccontato Garlando.
Il giornalista ha quindi salutato il suo pubblico con un ultimo, intenso, aneddoto. “Quando muore Olga, Umberto, l’uomo macchina, è stato quello che sofferto di più. Torna in Venezuela per visitare i posti dove era stato quando era giovane ad aggiustare i pozzi di petrolio. Un giorno va sulle Ande a farsi una passeggiata e trova una scritta in spagnolo scolpita su una pietra. Parole che considera una consolazione della madre deceduta. Umberto farà scolpire quella frase sulla porta della sua fattoria”.
“Che cosa diceva quella frase?” ha chiesto Pierangelo Marucco. “Non piangere se tramonta il sole perché le lacrime non ti lasciano vedere le stelle”.
A.Bes.