Malgrate: 'ora starai meglio', il commosso addio (anche della sua dottoressa) a Nicolò Maggioni, 38 anni appena

"Sei caduto e ricaduto. Ma ti sei sempre risollevato. Con il sorriso sulle labbra. Eri di carattere buono, dolce, sempre presente per gli altri. Purtroppo non ce l'abbiamo fatta, te ne sei andato. Ora però starai meglio, ne sono certa. Un abbraccio caro Nicolò". Così, prima di stringere a sé mamma Amelia e papà Marino, la dottoressa Elisabetta Teruzzi, dinnanzi ad una navata gremita, con tanti amici e conoscenti rimasti sul sagrato ad assistere alla funzione, ha voluto quest'oggi salutare un paziente che ha saputo essere "grande esempio" anche per altri pazienti.

Nicolò Maggioni

Nicolò Maggioni è stato portato via dalle complicanze insorte dopo aver contratto il Covid. Il suo fisico già provato dalla leucemia non ha retto, nonostante le cure ricevute. Si è spento a soli 38 anni, dopo aver subito, nel tempo, tre trapianti di midollo, il primo reso possibile dallo sconfinato amore di suo fratello Filippo, quest'oggi, al momento dell'addio, tributato nella chiesa parrocchiale di Malgrate, in prima fila accanto ai genitori e ai Michela, la compagna con cui Nicolò aveva preso casa a Montevecchia, sognando un futuro libero da quella malattia che otto anni fa lo aveva portato al San Gerardo. "Ti sei affidato a noi con fiducia e il cuore il mano. Ed ogni volta che venivi era un sorriso. Grazie Nicolò, per ciò che hai insegnato a noi medici, agli infermieri, agli altri pazienti" ha affermato la dottoressa che lo ha seguito nel suo accidentato percorso di cura, dicendosi "orgogliosa" di aver conosciuto quel ragazzo che, anche nell'affrontare il dolore, ha saputo trasmettere speranza, come testimoniato anche dallo zio Marco in un messaggio letto a nome dei famigliari.

L'uscita del feretro, tra le corone di fiori della "compagnia" di Nicolò e degli amici blucelesti di 1-9-1-2

"Ti ho visto soffrire con il sorriso sulle labbra" è stato detto. E ci ha provato, quest'oggi, anche don Bruno Maggioni, con il suo modo di fare "non convenzionale", a far spuntare un sorriso sulle labbra dei presenti. "Se volevi una grande festa con tantissima gente potevi dirlo, senza fare questo casino" ha asserito, all'indirizzo di Nicolò, all'inizio della sua omelia, rivolgendo poi le proprie attenzioni a mamma e papà ("li ho in mente inginocchiati nella chiesa di Margno dopo uno dei trapianti", ha sostenuto, ricordando come tanto abbiano corso e tanto abbiano sperato per quel figlio che ora il Signore ha chiamato a sé), a Filippo (citando quel pezzettino di sé offerto per il fratello) e alla fidanzata Michela, compagna di viaggio con cui ha condiviso passioni e spensieratezza, invitandola ad avere solo occhi per contemplare la bellezza vissuta insieme. "Adesso - ha rimarcato, sempre rivolgendosi a Nicolò - tu sei con noi ma tutt'altro che noi. Hai scelto altro, di sprofondare nell'Infinito. Non soffri più, sei tu a consolarci".

"Non andate alla mia tomba per piangere, io non sono morto" è stato del resto detto nella preghiera scelta per l'addio, con l'ultimo viaggio avviato sulle note di “Sangue” di Brusco.

"Per me voi siete tutti parte della mia vita
Chi non lo sa lasci che glielo dica
Gli amici che ho, quelli che ho avuto prima
La gente che so che mi è stata vicina
Vi proteggerò da ogni cosa cattiva (ah)
Da ogni paura, da ogni male che arriva (ah)
Finché il cuore batte e il corpo respira (ah)
Finché avrò la forza non c'è alternativa
Per me voi siete sangue del mio sangue
Per me voi siete carne della mia carne
Per me voi siete pelle della mia pelle
I miei fratelli e le mie sorelle".
A.M.
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