Valmadrera: 'chiedete aiuto', Elsa Roberta Veniani racconta di come ha affrontato la fibromialgia
“Gli antichi maya dicevano: noi dobbiamo camminare le nostre parole. È bello pensare che le nostre parole possano diventare la nostra realtà”. Con queste parole Patrizia Caputo, visibilmente emozionata, sabato pomeriggio, ha introdotto Elsa Roberta Veniani, la sua compagna, sul palco dell’auditorium del centro culturale Fatebenefratelli di Valmadrera.
Elsa Roberta Veniani
Accolta dagli applausi dei presenti, Elsa Roberta Veniani è autrice di due libri: Fibromialgia e Relazione medico – paziente. Attraverso tali testi la scrittrice ha raccontato il suo percorso di guarigione dalla fibromialgia, “sindrome cronica e sistemica caratterizzata da dolori forti e diffusi con sintomatologia complessa. La diagnosi del reumatologo è stata simile ad un macigno piantatosi all’improvviso sulla strada che la mia vita stava percorrendo” ha esordito Elsa. “Grazie ad Erica e a Vittoria ho intrapreso un viaggio che mi ha portato a cambiare prospettiva. Ho capito che non dovevo eliminare il masso ma cambiare sentiero. Tracciare il mio personale sentiero”. Il riferimento è a Erica Francesca Poli, psichiatra e psicoterapeuta, e Vittoria Diamanti, Life Coach. “L’intento dell’iniziativa di oggi è trasmettere a voi alcune delle cose che le persone che mi hanno seguito hanno lasciato in me” ha aggiunto l’autrice. Innanzitutto, la capacità di cambiare prospettiva. “Uscita dallo studio medico dopo aver ricevuto la sentenza del reumatologo ho anche pensato di farla finita non ve lo nascondo. Ci si sente vittime di un destino avverso, ci si sente frustrati. Si arriva ad addossare a sé stessi la colpa di quanto accaduto” ha raccontato Elsa Roberta Veniani. “Questo è il piano della sopravvivenza. Se però ci si sposta sul piano dell’anima si comprende come per l’anima la malattia sia un’opportunità”.
L’emozione in sala è cresciuta minuto dopo minuto. Su alcuni volti si sono intraviste anche delle lacrime. “Il dramma della fibromialgia non coinvolge solo il malato ma anche tutti coloro che gli stanno intorno. Un dolore di questo tipo ti stravolge l’identità” ha sottolineato Vittoria Diamanti. Il suo ruolo nel percorso di Elsa è stato fondamentale. “Vittoria ed Erica hanno protetto la mia unicità, la mia anima. Mi hanno accompagnato in un viaggio alla scoperta delle mie potenzialità. Mi hanno fatto capire che io non ero la malattia. La malattia è altro da noi e non ci dobbiamo identificare con essa” ha spiegato Veniani. In questo lungo e intenso viaggio di guarigione, però, le due esperte non sono state le uniche ad avere un ruolo. “Oltre a Mauro Tomasi, conosciuto durante una vacanza sulla riva trentina del lago di Garda, voglio ricordare Pamela Cazzaniga a cui mi legava una bellissima amicizia. Pamela mi ha insegnato l’ironia e l’autoironia, mezzi molto potenti per raggiungere il piano dell’anima” ha proseguito la scrittrice. Cambiare la prospettiva, accogliere gli incontri che la vita ti regala. Ingredienti di una ricetta a cui manca ancora l’elemento più importante.“La realtà è che la mia guarigione è iniziata quando ho smesso di cercare la felicità e ho iniziato a cercare chi ero. Secondo Viktor Frankl, studioso sopravvissuto a quattro campi di concentramento, l’unica cosa che l’uomo dovrebbe fare è cercare il senso della propria vita e fare tutto ciò che serve per perseguirlo” ha sottolineato Elsa Roberta Veniani. “Uno degli insegnamenti della malattia è stato quello di seguire sempre il mio sentire, anche se questo può comportare il dover affrontare e superare le proprie paure”. Questo non è un traguardo che Elsa ha raggiunto da sola. Lo sguardo che sabato pomeriggio la scrittrice rivolgeva verso la dottoressa Diamanti e Luisa Sposito, specialista in medicina tradizionale cinese che ha anch’essa aiutato Elsa, nascondeva una profonda gratitudine. “Vi invito a chiedere aiuto, è l’atto d’amore più grande che possiate rivolgere a voi stessi. Rivolgetevi a chi vi pone delle domande, non a chi vi da delle risposte. Rivolgetevi a chi non vi pone alcun limite e sa di non avere la verità in tasca” ha sottolineato con forza l’autrice dei due testi, entrambi editi da Anima Edizioni.L’evento si è concluso con una riflessione destinata a coloro che quelle richieste di aiuto le dovrebbero gestire, ovvero i medici. “Le parole sono fondamentali nella relazione medico – paziente perché possono amplificare i sintomi della malattia. Bisogna porre molta attenzione alle parole che si usano” ha spiegato Elsa Roberta Veniani. “Sul piano etimologico, la parola guarire rimanda all’idea secondo cui un medico può mettere al riparo il proprio paziente dalle paure e dallo smarrimento, può proteggere l’identità che lo rende unico al mondo”. E infine la chiosa: “Spero che, qualora ne abbiate bisogno, voi possiate avere accanto un professionista in grado di insegnarvi ad avere cura e coltivare le vostre potenzialità”. Patrizia Caputo. Nella foto accanto Vittoria Diamanti e Luisa Sposito
A.Bes.