Calolzio: il commosso addio degli alpini a Enrico Bonacina, 'ci hai insegnato a vivere in comunità'
Carlo Viganò non è riuscito a trattenere l'emozione. La voce ha tremato dando lettura della Preghiera dell'Alpino con la commozione che ha preso poi il sopravvento nel declamare il saluto preparato a nome di tutti i commilitoni. Non è stato assolutamente facile, quest'oggi, per le penne nere calolziesi dire addio a Enrico Bonacina, 84 anni, da oltre tre decenni Segretario del gruppo Pippo Milesi.
Enrico Bonacina
“Grazie per averci insegnato, con la tua umiltà, la tua pacatezza e la tua onestà, da galantuomo qual eri, a vivere in comunità”, è stato detto ripercorrendo alcune delle tappe della vita associativa che hanno visto, dal 1970 fino ai giorni nostri, Bonacina coprotagonista, dalla scelta dello slogan a tutto il lavoro compiuto per organizzare l'adunata sezionale del 2005, dal trasloco in quella che è la nuova “casa” a tantissime altre iniziative, inclusi il coro e il giornale.
Tutte pagine che confluiranno nel volume a cui gli alpini stanno lavorando. “Per il libro ci sono foto e scritti. Ora manca solo il redattore capo” la chiosa dolce-amara di un messaggio non certo di circostanza, una vera e propria attestazione di riconoscenza. “Il gruppo di Calolzio ti sarà sempre grato”, del resto è stato l'incipit, comune anche al ricordo proposto da Andrea Radaelli, presidente del Coro ANA dell'Adda, “una cosa strana”, nata vent'anni fa, su spinta (anche) dello stesso Bonacina. Un qualcosa, come rammentato dal numero uno del sodalizio, che ha saputo unire due paesi (Olginate e Calolzio) e due sezioni (quella lecchese e quella bergamasca), dando concretezza ad un sogno. “Enrico è stato quello che ci ha creduto di più”, ha riconosciuto Redaelli. “E' stato quello che ci ha fatto fare le cose per bene”. E ancora, l'elemento che, nei momenti di eccessivo slancio, ha aiutato a ponderare le decisioni, sapendo dire al suo presidente, “fermati un attimo, ci voglio anche ordine e disciplina”.
Da sinistra, il sindaco di Calolzio Marco Ghezzi, il coordinatore di zona del Gruppo Valle San Martino
Stefano Casetto, il capogruppo Claudio Prati e Enrico Bonacina alla consegna della Targa Solidarietà Alpina del 2019
Al baritono saggio e buono che solo lo scorso giugno al campo scuola è riuscito a trovare le parole giuste per far comprendere ai giovani partecipanti i testi di due canti simbolo degli alpini come “Il Piave” ed “Il Trentatré”, quest'oggi i compagni del Coro hanno dedicato “Amici miei”, “affinché continui da lassù, con gli altri, a cantare con noi”.
Rifacendosi alle Letture, don Giancarlo Scarpellini, chiamato a presiedere la funzione, dinnanzi ad una navata al completo, ha incentrato la propria omelia sugli “atteggiamenti che ci rendono graditi a Dio”, iniziando dal “lavorare per la nostra comunità”, caratteristica che non è certo mancata a Bonacina, impegnato non solo quale Segretario degli Alpini ma prima ancora quale primo presidente sia del GEC Genepì e dell'AUSM. Poi il “fare del bene agli altri”. Ed infine “arricchirsi nel cuore”, sul modello proposto dalle Beatitudini. “Qualcosa nella vita di Enrico si rispecchia in ciò che la Parola di Dio ci ha detto” la conclusione dell'Arciprete, chiamato a portare conforto ai famigliari, con la moglie Mariarosa, i figli Stefano con Gabriella e Dario con Laura, nonché i nipoti Riccardo, Marta e Tommaso, la sorella Mariarosa ed il fratello Gianni. A vegliare la bara, i gagliardetti di diversi gruppi di alpini del territorio, con il cappello con la penna ad accompagnare, su un cuscino di rami d'ulivo, Bonacina anche nel suo ultimo viaggio.