In viaggio da 20 giorni, i 'Becco to the Borders' si raccontano, tra grattacapi meccanici e incontri emozionanti nei campi profughi
Emanuele Panzeri, Stefano Maddalon e Valerio Carbonara. Meglio conosciuti come i Becco to the Borders, questi tre volontari con il naso rosso e i capelli tinti di verde erano partiti lo scorso sabato 16 luglio da Lecco a bordo del loro amato ZUEL, una Fiat 128 del 1973. Tre garlatesi doc, amici da una vita, che hanno deciso di intraprendere un viaggio intorno ai territori sconvolti dal conflitto in Ucraina. Obbiettivo: raccogliere soldi a sostegno dell’associazione Veronica Sacchi, sodalizio impegnato nello sviluppo di progetti di clown – terapia. Li ritroviamo, dopo diciannove giorni tra Balcani, Turchia e Georgia, in riva ad un lago vicino Havza, nella provincia turca di Samsun. Stanchi ma soddisfatti. “Le giornate sono parecchio intense. Arriviamo spesso a montare la tenda quando è già buio. Di solito ascoltiamo un podcast prima di andare a dormire ma dopo tre frasi io cado già nell’abisso” ha raccontato Emanuele.
Le dogane si sono rivelate le sfide più difficili fino ad ora. “Peggio di ieri non può esserci niente” ha commentato lapidario ma sorridente Valerio, reduce da cinque ore di attesa sotto il sole cocente assieme a ZUEL. alla dogana tra Georgia e Turchia. “Valerio è il nostro esperto di logistica e di spostamenti, senza di lui io e Lele saremmo arrivati a malapena a Olginate” ha sottolineato Stefano tra le risate degli amici. Come in ogni compagnia che si rispetti, anche in questa ogni componente ha un ruolo ben preciso. Se Valerio Carbonara guida gli spostamenti, Stefano Maddalon è il meccanico ed infatti tra le cose che lo hanno colpito di più ci sono “la perfezione dell’asfalto croato e i confort di cui sono dotati i benzinai turchi e albanesi”. In un viaggio come questo un meccanico è fondamentale. Per fortuna, questi ragazzi ne hanno disposizione ben due, uno in presenza e uno a distanza. “Spesso facciamo delle auto – diagnosi, poi prendiamo il telefono e chiamiamo Diego, il quale puntualmente individua il problema e ci dà le dritte giuste per risolverlo”. Il riferimento è a Diego Crippa, docente dell’Enaip di Lecco, colui che ha curato il restauro della Fiat 128. “Siamo passati a pochi chilometri da Medugorje, sperando che ci avrebbe portato bene. La mattina dopo, quando abbiamo acceso la macchina, ci siamo accorti che andava solo dritta. Era il volante che si era staccato e ci siamo dovuti fermare a sistemarlo” ha raccontato Valerio. “In Grecia abbiamo avuto un problema con la cuffia del semiasse. Abbiamo recuperato il pezzo di ricambio ma non siamo riusciti a cambiarlo prima di partire per la Turchia” gli ha fatto eco Stefano. “Qualche problema c’è stato è inutile negarlo ma abbiamo risolto tutto” ha concluso Valerio tra le risate soddisfatte dei suoi amici.
“Qual è l’istantanea che più vi è rimasta nel cuore fino ad ora?”. Qualche secondo di silenzio. “Incontriamo tante persone tutti i giorni. Persone semplici che si avvicinano incuriosite da Zuel o dai nostri capelli verdi. In Turchia, nonostante nessuno parli inglese, sono tutti veramente accoglienti e ospitali. Il meccanico che ci ha cambiato la cuffia del semiasse ci ha dato retta praticamente non appena siamo arrivati e ci ha chiesto l’equivalente di 2,50 euro” ha raccontato Emanuele, che nella compagnia ha il ruolo di clown spirito – guida in quanto veterano della clown terapia. “Giorni fa siamo arrivati in riva ad un lago per campeggiare e vi abbiamo trovato un gruppo di famiglie del luogo. Un papà si è avvicinato alla nostra macchina, ha notato i nostri attrezzi del mestiere e ha chiamato suo figlio. Piano piano si è formata una platea di ragazzi e abbiamo improvvisato per loro uno spettacolo di giocoleria. Poi ci hanno offerto il pranzo” ha proseguito Valerio. Questi sono i regali inaspettati del quotidiano. Poi ci sono le giornate di clown – terapia programmate fin dall’inizio del viaggio.“Fino ad ora abbiamo fatto tre tappe di clown – terapia, due in Albania e una a Corinto. L’esperienza in Grecia, assieme ai ragazzi della Luna di Vasilika, è stata particolarmente emozionante. Durante la serata organizzata dall’associazione abbiamo avuto la possibilità di parlare con ragazzi che vivono da anni in campi profughi” ha raccontato un emozionato Emanuele. “Persone che nutrono una profonda voglia di raccontarsi e raccontare. Stare per così tanto tempo in un luogo dove lo spazio veramente tuo è minuscolo rischia di annientarti. Inizia a diventare difficile ricordare chi si è e da dove si viene e l’unico modo che si ha per farlo è proprio raccontarsi”.Esperienze come queste insegnano a dare il giusto valore ai problemi. Ma non solo, aiutano a rafforzare ancor di più legami già consolidati. “Siamo amici da una vita, conosciamo i nostri caratteri. Nonostante questo, in questi venti giorni di viaggio ci stiamo scoprendo reciprocamente ancora di più” ha concluso Stefano. In Turchia, dove sono un’ora avanti rispetto a noi, la giornata volgeva al termine. Era ora di guardare ai prossimi giorni, sicuramente pieni di avventure che i ragazzi, al termine di ogni giornata, condivideranno sui loro profili social. “Ci muoviamo in direzione di Istanbul e da lì verso la Bulgaria e la Romania, dove ci aspettano quattro giorni di clown – terapia molto intensi e dove dovremmo incontrare anche dei profughi ucraini” ha spiegato Valerio prima di salutarci. Rimane solo un’ultima cosa da dire a questi giovani volontari impegnati a portare gioia e sorrisi in terre lontane: tanti auguri di buon viaggio!
Andrea Besati