Calolzio: al Lavello i primi sei profughi ucraini. Ne arriveranno in tutto 25, ricollocati da altre sistemazioni sul territorio

Natalia e sua figlia sono riuscite a scappare al terzo tentativo. Era il 7 aprile e la guerra, iniziata il 20 febbraio, era già alle porte della loro città, a ridosso del Donbas. Un treno le ha portate a Leopoli. Da lì a bordo di un piccolo bus hanno varcato il confine con la Polonia per poi essere trasbordate su un pullman più grande diretto verso l'Italia. Ad accoglierle una famiglia lecchese. Perfetti sconosciuti che, per settimane, divenute mesi, hanno offerto loro un'abitazione. Ora sono le prime ospiti ricollocate al Lavello, dove Mario Sesana, da una manciata di giorni operativo al Monastero quale gestore della parte commerciale della struttura affacciata sull'Adda, ha messo a disposizione, per dare sistemazione ai profughi ucraini, 25 posti letto negli spazi che, con il tempo, ha intenzione di risistemare per riaprire l'albergo nell'ex convento.

A destra i componenti delle due famiglie accolte al Lavello. Sotto la vista sul chiostro

Con Natalia – 68 anni – e la figlia, ha lasciato Paderno per Calolzio anche una coppia con i suoi due figli, di 14 e 12 anni. Sono in Italia dal 22 marzo: in auto hanno raggiunto anche loro la Polonia prendendo poi un volo per Bergamo, per ricongiungersi con un parente. Sono fuggiti da un villaggio della regione di Černihiv, a ridosso della Bielorussia. “Sentivamo i bombardamenti tutt'intorno, vedevamo levarsi il fumo” raccontano, con l'aiuto di una mediatrice. La loro abitazione è stata risparmiata e gli ucraini, già da tempo, hanno ripreso il controllo della zona, dopo l'occupazione russa. Ma manca ancora tutto, a cominciare dall'assistenza medica che necessita la secondogenita che ha quindi portato a termine l'anno scolastico, come il fratello, seguendo le lezioni online. Quella DAD che anche i nostri bambini hanno sperimentato durante la pandemia, riproposta dal Governo ucraino in tempo di guerra. Non hanno idea di quando potranno rientrare in Patria. “Non sappiamo che dire”. Lo stesso vale, a maggior ragione, visto che nella loro città ancora si combatte, per Natalia e la figlia. E per centinaia di ucraini ancora presenti nel lecchese, da parenti, presso famiglie, in abitazioni sfitte o “delle vacanze” messe a disposizione dai privati..

La cucina allestita grazie al Rotary

Se l'accoglienza, in prima battuta, è stato “bella, calda e generosa” - per usare i termini scelti da Paolo Dell'Oro, Segretario della Fondazione Comunitaria del Lecchese - ora, a distanza di tempo, senza alcuna certezza sul quando l'emergenza cesserà, si inizia ad avvertire “fatica”. Ecco dunque la necessità dei “ricollocamenti” che porteranno – nelle prossime settimane – a occupare tutti i 25 posti al Lavello. 10 (inclusi i 6 già assegnati) attraverso un canale locale ovvero grazie alle risorse del Fondo Lecco Ospita l'Ucraina ulteriormente sostenuto dal Rotary Club Lecco, rappresentato dal presidente Andrea Ascani Orsini e dal suo predecessore Maria Venturini.

La dispensa e sotto una delle camere

Gli altri 15 attraverso un bando nazionale della Protezione Civile a cui, nella nostra provincia, hanno aderito due cordate, la prima con capofila il CSV e la seconda capitanata dalla Caritas per quasi 300 posti complessivi. Il coordinamento è affidato a Il Gabbiano, realtà che, come ha ricordato Massimo Pirovano, affiancato da Carola Molteni, nel 2023 compirà 40 anni, gran parte dei quali spesi lavorando sull'ospitalità, dai primi albanesi degli anni '90 in poi, proponendo sistemazioni in piccoli gruppi nella convinzione che l'accoglienza non sia solo offrire vitto e alloggio ma fare integrazione.
Assolutamente dignitosa la sistemazione offerta a Calolzio, in un contesto, come quello del Lavello di per sé meraviglioso, con spazi comuni – inclusa la cucina, allestita grazie ad un contributo aggiuntivo del Rotary, coinvolgendo il Distretto - affacciati sul chiostro interno e camere con vista sul fiume.

Un'altro spazio comune della struttura. Sotto uno dei cartelli bilingue appesi nei diversi ambiente

“Il posto è bellissimo e mi piace vederlo vivo” ha detto la Presidente della Fondazione Maria Grazia Nasazzi, sottolineando il “lavoro portato avanti con il Rotary”, un qualcosa che “non è scontato” e la “delicatezza” della fase del ricollocamento, che richiede attenzione in vista anche dell'accompagnamento educativo/scolastico che dovrà essere predisposto per settembre, “perché non ci sia solitudine per i bambini e che l'anno che trascorreranno nelle nostre scuole non sia un anno perso”.
A.M.
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