Casargo: targa per il dottor Menga, in pensione dopo aver affrontato (anche da paziente) il covid
L'amministrazione comunale di Casargo nella serata di ieri ha conferito una targa di riconoscimento al dottor Antonio Menga, medico di base del paese, arrivato al traguardo della pensione.
“Avrei dovuto fare il contadino con mio fratello - risponde ironicamente Menga alla domanda se è contento della scelta a suo tempo fatta - per non farmi chiamare terrone” aggiunge, essendo di origine pugliese.
Dopo tanti anni a contatto con i malati, certamente il dottore non immaginava di chiudere la carriera affrontando, nel suo piccolo, una pandemia. E il virus da Sars- coV-2 ha infettato anche lui, proprio mentre assisteva i pazienti. Nel novembre del 2020 è stato infatti ricoverato per 17 giorni al Manzoni con la polmonite bilaterale e la probabilità di essere intubato. “Con mia moglie a casa che stava male perché pure lei aveva il Covid, mia figlia che doveva partorire e non potevamo vederci, la canna fumaria della nostra abitazione che si è incendiata – ricorda – Credo sia stato il periodo più brutto di tutta la mia vita”.
Fortunatamente il parto della figlia presso l’ospedale Metropolitano Niguarda è andato bene e il nipote Edoardo gode di ottima salute. I nonni lo hanno potuto abbracciare però solo due mesi dopo la nascita.
Anche il Covid dunque può essere annoverato tra le “spinte” che lo hanno portato a optare per la pensione. “Per non aver più l’obbligo professionale che l’impegno di medico Ats impone. Settanta o ottanta telefonate al giorno dai pazienti, il Covid è una guerra e il sistema ha lasciato soli i medici di base a gestire tutto questo” spiega.“Forse se non ci fosse stato il Covid avrei continuato con mia moglie come segretaria, come faceva fino al 2020, mentre ultimamente gestivo tutto io”.
L’affetto dei suoi mutuati, comunque, va oltre la professionalità, si è creato un legame profondo con queste persone che lo hanno accolto come uno di loro. “Il medico ce lo hai dentro” dice Menga, questo occuparsi della salute delle persone lo sente veramente come stato d'animo, si prende cura del benessere fisico e anche morale, scherzando con battute ironiche.
La lotta contro il Covid “è stata una guerra e quando pensavamo che questa fosse finita è arrivata la guerra vera, lo scontro in Ucraina” dice.
Ora ritirata dalle mani di Antonio Pasquini, sindaco di Casargo, la targa in suo onore, il dottor Menga si godrà finalmente il nipotino in Puglia, vicino a Vieste, dove andrà per la prima vacanza estiva libero dagli impegni che la professione medica imponevano e “dal telefono sempre acceso”.
Il dottor Antonio Menga
“Avrei dovuto fare il contadino con mio fratello - risponde ironicamente Menga alla domanda se è contento della scelta a suo tempo fatta - per non farmi chiamare terrone” aggiunge, essendo di origine pugliese.
Dopo tanti anni a contatto con i malati, certamente il dottore non immaginava di chiudere la carriera affrontando, nel suo piccolo, una pandemia. E il virus da Sars- coV-2 ha infettato anche lui, proprio mentre assisteva i pazienti. Nel novembre del 2020 è stato infatti ricoverato per 17 giorni al Manzoni con la polmonite bilaterale e la probabilità di essere intubato. “Con mia moglie a casa che stava male perché pure lei aveva il Covid, mia figlia che doveva partorire e non potevamo vederci, la canna fumaria della nostra abitazione che si è incendiata – ricorda – Credo sia stato il periodo più brutto di tutta la mia vita”.
Fortunatamente il parto della figlia presso l’ospedale Metropolitano Niguarda è andato bene e il nipote Edoardo gode di ottima salute. I nonni lo hanno potuto abbracciare però solo due mesi dopo la nascita.
Con la dottoressa Leggio
A fine 2021 il dottore ha raggiunto l’età pensionabile e attualmente continua la sua attività come libero professionista, aiutando in modo volontario la dottoressa Leggio nell’Hub vaccinale a Casargo, prima con la somministrazione della terza dose e attualmente con la quarta agli over 80 e ai pazienti fragili. Nel febbraio del 2021 Menga fu il primo medico a vaccinare gli ultra ottantenni nel centro vaccinazioni di Introbio in Località Sceregalli, sede del PreSST Valsassina, successivamente ha prestato servizio anche presso l’Hub vaccinale alla Fornace Merlo di Barzio.Anche il Covid dunque può essere annoverato tra le “spinte” che lo hanno portato a optare per la pensione. “Per non aver più l’obbligo professionale che l’impegno di medico Ats impone. Settanta o ottanta telefonate al giorno dai pazienti, il Covid è una guerra e il sistema ha lasciato soli i medici di base a gestire tutto questo” spiega.“Forse se non ci fosse stato il Covid avrei continuato con mia moglie come segretaria, come faceva fino al 2020, mentre ultimamente gestivo tutto io”.
L’affetto dei suoi mutuati, comunque, va oltre la professionalità, si è creato un legame profondo con queste persone che lo hanno accolto come uno di loro. “Il medico ce lo hai dentro” dice Menga, questo occuparsi della salute delle persone lo sente veramente come stato d'animo, si prende cura del benessere fisico e anche morale, scherzando con battute ironiche.
La lotta contro il Covid “è stata una guerra e quando pensavamo che questa fosse finita è arrivata la guerra vera, lo scontro in Ucraina” dice.
Ora ritirata dalle mani di Antonio Pasquini, sindaco di Casargo, la targa in suo onore, il dottor Menga si godrà finalmente il nipotino in Puglia, vicino a Vieste, dove andrà per la prima vacanza estiva libero dagli impegni che la professione medica imponevano e “dal telefono sempre acceso”.
M.A.