Il sindaco Marco Ghezzi
Anziché assottigliarsi come auspicato dall'amministrazione, aumenta il debito maturato dalle famiglie calolziesi nei confronti della Ladisa, l'impresa che eroga il servizio di ristorazione scolastica. Il problema era emerso in maniera dirompente lo scorso febbraio quando dopo aver tentato invano di contattare gli utenti più "esposti", la società appaltatrice si era rivolta al Comune per chiedere un aiuto, minacciando di lasciare a digiuno i bambini i cui genitori risultano non al passo con il pagamento dei buoni pasto. E sono parecchie. La maggior parte per cifre anche irrisorie, nell'ordine di qualche decina di euro, imputabili forse a dimenticanze o errori nei versamenti del dovuto. Altri per importi più consistenti, arrivando anche a 1.000 euro per singolo utente. 14.000 euro la cifra complessiva a febbraio, ingrossatasi ulteriormente come fatto sapere da Ladisa proprio ieri al primo cittadino, chiedendo un ulteriore incontro per scongiurare il rischio che, con l'approssimarsi della fine delle lezioni, la somma in ballo vada irrimediabilmente persa, soprattutto con riferimento a quelle famiglie i cui figli da settembre termineranno il ciclo scolastico. Difficile al momento ipotizzare una soluzione, come detto in commissione bilancio dal sindaco sottolineando come il Comune già faccia la sua parte facendosi carico per intero dei costi per 25 nuclei esentati dal pagamento del buono pasto in toto perché indigenti e accordi riduzioni per altre 200 famiglie per fasce Isee. Impensabile una sorta di "moratoria", con la copertura per intero del credito maturato dall'appaltatrice con soldi pubblici. Si verrebbe infatti a creare un precedente pericoloso e irrispettoso nei confronti di chi, invece, corrisponde regolarmente il dovuto.