Bellano: gli internati di Vendrogno in un libro, al Parco una mostra sugli 'anni difficili'
Il 77° anniversario della Liberazione a Bellano ha visto la deposizione di una corona d’alloro alla lapide di Fiumelatte in ricordo dei partigiani, la Santa messa nella Chiesa parrocchiale di San Nazaro e Celso, l’alzabandiera e la commemorazione al parco delle Rimembranze, seguita al sacrario di San Rocco da un omaggio ai Caduti.
Dopo il trasferimento a Vendrogno presso San Grato ai Monti per un'ulteriore cerimonia, nel pomeriggio è stata la volta dell’evento a cura del “Vecchio Comballo” dal titolo “Schiavi di Hitler – Gli IMI Vendrognesi”, che ha presentato una ricerca basata sulla consultazione di circa 120 fascicoli personali di vendrognesi delle classi di leva dal 1908 al 1926, conservati presso l’Archivio di Stato di Como e quello Comunale di Vendrogno, che ha portato alla realizzazione del libro “Valsassinesi internati nel III Reich”.
L’associazione composta da Antonella Panzeri, Massimo Lazzari, Wilma Milani e Angelo Zampieri ha proposto al pubblico una rivisitazione di Vendrogno negli anni '30 del Novecento, quando risiedeva una popolazione di 900 abitanti che si dedicava alla conduzione delle proprie terre. Parte degli uomini era emigrata all’estero o lavorava presso le industrie dell’hinterland milanese e lecchese, facendo ritorno a casa, a volte, nel fine settimana, finchè l’entrata in guerra dell’Italia nel giugno del 1940, con i primi consistenti gruppi di chiamate alle armi, non iniziò ad allarmare al popolazione.
Le gravi perdite subite, specialmente nella campagna di Russia, portarono molti soldati a non volerne più sapere di combattere e a una sfiducia generale nei confronti di Mussolini. Dall'8 settembre cominciò dunque una nuova fase che vide nascere la Repubblica Sociale di Salò e la resistenza armata contro il nazifascismo. Una resistenza anche di lavoro e fatica, riconosciuta come tale solo da alcuni anni degli Internati militari. Tra diapositive, letture e la canzone Agata, sono state quindi narrate le vicende di questi 21 concittadini spediti a lavorare per il Reich, anche attraverso le varie corrispondenze che i giovani tenevano con le famiglie rimaste a casa.
Al termine della rappresentazione, i quattro esponenti del sodalizio hanno voluto ricordare non solo il sacrificio di questi ragazzi, ma “anche gli altri vendrognesi che hanno contribuito a costruire un’Italia migliore per le generazioni successive alla loro”, per poi concludere con la Canzone “Sola me ne vo per la città”.