Lecco perduta/319: Lecco a pedali con il trofeo del 25 Aprile
Il Moto Velo Club sta celebrando il centenario, essendo stato costituito nel 1922. E' una storia secolare che può essere divisa a metà: nel primo periodo, sino agli anni 1960, ha avuto una netta prevalenza l'attività ciclistica, nei successivi decenni, dopo la Ballabio-Piani Resinelli del 1961, è "esploso" il motociclismo.
Il percorso della 25 Aprile era molto severo e variava ogni anno nel tracciato, andando a toccare le salite più impegnative del territorio lecchese, dalla Galbiate alla Bevera, dalla Valbrona alla Tartavalle Portone, dove i concorrenti erano chiamati ad affrontare anche il severo strappo del Balisio, prima di scendere in "picchiata" verso il traguardo finale di Lecco.
C'è da evidenziare il clima di animazione particolare che regnava presso la sede del bar Manzoni la sera di vigilia della "25 Aprile": era un trafficare di bandierine, cartelli segnalatori, striscioni, frecce direzionali, con un andirivieni di volontari che assumevano i vari incarichi di controllo non solo della carovana della corsa, ma dei passaggi in incroci e deviazioni importanti lungo un tracciato che superava sempre i 130 chilometri.
La sede si animava anche, sia pure in misura minore, alla vigilia del campionato sociale lecchese, che si correva nei primi giorni del mese di novembre e che vedeva i rappresentanti di tutte le allora diverse società ciclistiche lecchesi, come Gilardi, Corti, Gattinoni, ed altre ancora, non mancando corridori locali che gareggiavano anche per altre formazioni, ad iniziare dal prestigioso Pedale Monzese ed anche della Comense.
Iniziative apposite sono in corso per celebrare i cento anni con la storia dei motori; è doveroso ricordare anche quella delle due ruote a pedale dei corridori che scesero in gara con la maglia blu-arancione del MVC Lecco.
Il via alla coppa 25 aprile del 1959
La giornata più importante dell'anno per il ciclismo della società con sede nel bar di piazza Manzoni, frequentato ritrovo con il titolare Marcello Scarabuzza, era la festa nazionale del 25 Aprile: si disputava la Coppa Martiri della Liberazione, corso ciclistica riservata ai dilettanti seniores di 1^ categoria, vale a dire i futuri possibili professionisti.Nell'albo d'oro della corsa del 25 aprile spicca il nome di Felice Gimondi, che giunse solitario sul traguardo di corso Martiri, dopo una lunga fuga. Era il 25 aprile 1963. Nell'albo d'oro della classica lecchese troviamo anche il nome di Tino Conti, brianzolo di Nibionno, che tra i professionisti ha ottenuto significative vittorie, anche in alcune classiche e, soprattutto, si è distinto al Giro d'Italia ed ai Mondiali, ottenendo nel 1974 un prestigioso 4° posto nella corsa a tappe della maglia rosa. C'è da ricordare nelle vittorie del 25 Aprile quella di Luigi Ripamonti, di Valgreghentino, e di Lamberto Casini, di Abbadia Lariana.
Un gruppo di corridori guidati dal lecchese Vincenzo Parolari
C'è da evidenziare il clima di animazione particolare che regnava presso la sede del bar Manzoni la sera di vigilia della "25 Aprile": era un trafficare di bandierine, cartelli segnalatori, striscioni, frecce direzionali, con un andirivieni di volontari che assumevano i vari incarichi di controllo non solo della carovana della corsa, ma dei passaggi in incroci e deviazioni importanti lungo un tracciato che superava sempre i 130 chilometri.
Meritano di essere ricordati i componenti del comitato della 25 Aprile, dal presidente Giovanni Carissimi, poi vice con la presidenza di Giorgio Zoboli, ai consiglieri Aldo Losi, Giacomo Bosisio, Carlo Brambilla, Paolo Pozzi, Pierino Riva, Giuseppe Arosio, Carlo Sozzi, i fratelli Antonio e Paolo Pone, Franco Albarello, Vico Gelli, Gianni Pellegatta, Paolo Balbiani, Gianni Panzeri, Giovanni Lanfranchi ed altri ancora. Si affiancavano nella collaborazione gli amici del Vespa Club Lecco, con il presidente Giancarlo Colombo (che sarà poi anche del Moto Velo Club), Attilio Arnaudo, Cesare Pizzi, la famiglia Bonomi, Mario Bonacina, ed altri.
Una corsa dilettanti nel 1951 al passaggio in quartiere Maggianico
E' un salto nel tempo e nella memoria, quasi a cercare le vecchie strade bianche, quelle che con la pedalata "eroica" hanno portato un colorato cicloturismo tra la Valle del Chianti e la Val d'Orcia in regione Toscana.
La salita di Galbiate nel 1958
Per i ciclisti lecchesi la strada bianca poteva essere allora quella dell'ultimo tratto della Bellano-Tartavalle-Taceno, ancora sterrata ed in tratti polverosa per la brezza della gola e del fondovalle con il Pioverna. Quindi, anche nella storia del ciclismo locale ci può essere il lontano richiamo di strade bianche come "l'eroico" pedalare dei pionieri d'altri tempi con il Moto Velo Club Lecco.
A.B.