Lecco perduta/316: il Diurno è 'sepolto' da tempo
Vi sono da anni nel territorio cittadino “oasi” dove il tempo si è fermato, strutture di solitudine e di abbandono dove pesa sempre più il trascorrere delle stagioni. E’ il caso di quello che è stato il Diurno in piazza Stazione, per il quale già nel 1987 si scriveva: “Ha 40 anni, malmessi i servizi: gli serve il make-up”. L’articolo evidenziava, infatti, che la città di Lecco negli anni ’50, precisamente nel 1957, aveva salutato con entusiasmo l’attesa realizzazione in sotterranea, nel verde dell’aiuola centrale della stazione ferroviaria. Era indicato come “metropolitana” di servizi, con docce, bagni, parrucchiere, disponibili per i cittadini ma soprattutto per viaggiatori e turisti e quanti altri ne avessero necessità.
Il Diurno di una volta
Il progetto del Diurno, allora da tempo ventilato, era stato anche pubblicizzato nelle vignette umoristiche del “Don Rodrigo”, periodico satirico lecchese, diretto dal compianto Amilcare Zelioli. La città della ripresa post bellica e del nascente miracolo economico intendeva arricchire il suo ruolo di centro accogliente e, tra i progetti delle novità, c’era anche il Diurno. Nel carnevale 1953 il “Don Rodrigo” dedicò all’atteso Diurno la vignetta nella quale un capo pellerossa, giunto in piazza Stazione, chiedeva al sindaco “Io volere fare anche bagno e doccia, dove potere andare?”.Il Diurno apriva i battenti qualche anno dopo ed è stato utilissimo. Il servizio del 1997 sottolineava l’esigenza di un intervento di manutenzione straordinaria dall’impianto di riscaldamento a quello idrico.
La situazione attuale
Cesare Motta, allora titolare del Diurno, che sarà poi l’ultimo in tale ruolo e che tuttora risiede ad Olcio di Mandello Lario, può ricordare di aver scritto all’assessore competente del tempo perché, attraverso le strutture comunali, vi fosse un intervento sul Diurno per rinnovare impianti ormai decrepiti. Nelle note dell’articolo menzionato si aggiunse il commento “Altrimenti potrebbe tornare di attualità per il prossimo carnevalone quella vignetta del pellerossa”. E così è stato: la struttura venne chiusa ed abbandonata qualche anno dopo. Non mancarono i relativi commenti ed il quotidiano “La Provincia” in un ampio servizio del novembre 1999 sottolineava che “l’apertura del Diurno, assicurata nelle mattinate di domenica e dei giorni festivi, era veramente una comodità per tanti. L’entrata in funzione del Diurno era stata evidenziava come un ulteriore biglietto da visita della città, proiettata nel progresso e nel futuro, nodo di traffico stradale e di binari importanti sulla direttrice Milano-Valtellina”.Oggi si può ricordare che per decenni il Diurno ha svolto il suo ruolo; poi la struttura ha iniziato a manifestare ed a subire una progressiva, lenta ma inesorabile decadenza chiedendo rinnovamenti e trasformazioni agli impianti logorati dal tempo. Purtroppo questo non è avvenuto.
La foto del vecchio cartello collocato all’ingresso sotterraneo del Diurno indica l’ampia gamma di servizi vari, dalla doccia al bagno, dallo shampoo con acconciatura e pettinatura per passare a capelli, barba e trattamenti curativi. La domenica mattina il Diurno diveniva, poi, per i suoi abituali frequentatori un piccolo “bar sport”, dove si commentavano le partite del pomeriggio e non mancavano simpatiche sfide di pronostici fra amici ed appassionati.
Insomma era una edizione in miniatura di quel Bar Sport che negli anni non ancora televisivi dell’Italia del dopoguerra 1945/1950 animava l’ascolto nella tarda mattinata festiva con ospiti vari e giornalisti anche affermati che discutevano ampiamente di foot-ball, di assi e di squadre scudetto. Non mancava certamente la prima voce radiofonica e poi televisiva del calcio nazionale che è stato il grande ed indimenticabile Nicolò Carosio. Ere sicuramente presente al dibattito calcistico festivo qualche taxista di piazza della Stazione e qualche conducente bus della SAL diretto verso la Valsassina.
A.B.