Civate: ultimo straziante saluto a Luca Polvara, giovane padre di 37 anni con una 'tenacia appassionata'
"Tenacia appassionata". Questa l'espressione utilizzata da don Gianni De Micheli, parroco di Civate, nel tentativo di tracciare un ritratto di Luca Polvara, giovane padre di famiglia venuto a mancare nei giorni scorsi a seguito di un infarto che non gli ha lasciato scampo. Aveva solo 37 anni, una compagna e due figli in tenerissima età, Joele di 3 anni e Noah di appena quattro mesi. Una morte incomprensibile, che ha gettato nel dolore più profondo i suoi cari e le tante persone che avevano avuto la possibilità di conoscerlo nella sua breve vita, dal rione lecchese di Castello, dove era nato e cresciuto, fino alla comunità di Civate, dove aveva trascorso lunghe e felici giornate giocando nella San Vito Volley e poi allenando le ragazze della squadra: un impegno, quello nello sport e al fianco dei più giovani, portato avanti anche in tempi recenti nella Verano Volley, realtà più vicina al suo attuale paese di residenza, nella Brianza monzese. Quest'oggi il ritorno nella "sua" Civate, ma solo per il suo ultimo viaggio terreno: a dirgli addio, in Chiesa Parrocchiale, almeno duecento persone tra famigliari, amici e conoscenti, tra cui anche la nota campionessa di pallavolo - in forza all'Igor Volley Novara e alla Nazionale azzurra - Cristina Chirichella.
Nel riquadro Luca Polvara
"Hai fatto del bene a tanti, Luca, sono convinta che il tuo animo vivrà sempre in tutti noi, anche in coloro che oggi non sono qui" ha detto prima della funzione l'affezionata cugina Marika, con la voce rotta dal pianto. "Tu sai sempre perdonare con le parole giuste, con discorsi che rincuorano. Con te non ho filtri, mi confronto liberamente perchè non mi hai mai giudicata. Per me sei stato il fratello che non ho mai avuto. Abbiamo vissuto tante esperienze insieme, ho ricordi con te fin da quando mi hai aiutato a passare dal triciclo alla bicicletta, mi hai insegnato ad andare in moto e in macchina, dandomi sempre fiducia, e a suonare la tastiera: quante canzoni abbiamo cantato a squarciagola prima degli allenamenti nelle palestre dove tuttora risuona il tuo applauso scrosciante, quello che ricordo bene anche nel giorno della mia laurea. Hai sempre condiviso la gioia, tante voci sono cariche della tua allegria. Sei una persona altruista, che mette sempre la famiglia al primo posto. Per noi avresti annullato qualsiasi impegno, e così hai fatto per me, l'ultima volta che ci siamo visti. Da quando mi è arrivata la terribile notizia non ho smesso un attimo di pensarci, non avevo mai avuto un pensiero così costante. Luca, io e te siamo due subacquei: ti ricordo mentre mi fai il segno dell'ok con le dita prima di immergerci in un altro mondo, come stai facendo tu in questo momento. Ti voglio bene".
Commosso anche don Gianni, a cui è spettato il difficile compito di portare un po' di conforto ai presenti attingendo alle sue memorie personali del 37enne e alle parole del Vangelo. "Con una tenacia appassionata. Così ho conosciuto Luca, diversi anni fa" ha esordito il sacerdote. "Una tenacia per tutto, per le sue proposte per il nostro gruppo sportivo, per le tante attività per i ragazzi. Una tenacia ferma, profonda, determinata, tipica di chi è attento a ciò di cui parla non per un semplice puntiglio ma per un sincero interesse, per il desiderio di mettersi in gioco in prima persona. La stessa tenacia del chicco di grano caduto sulla terra, che se si lascia circondare, raggiungere da tutto quello che incontra, produce molto frutto. Cara mamma Vilma, cara Fabiola, cari parenti e amici, oggi siamo di fronte a un seme: ogni esistenza lascia una presenza nel mondo, un piccolo segno, racconta qualcosa di sè. A volte lo fa in modo straordinario, tanto che ne siamo consapevoli anche mentre viviamo, perché siamo raggiunti dalla tenacia e dalla passione di chi ci circonda; altre volte, invece, abbiamo bisogno di un momento di distacco, come quando si guarda un'opera d'arte, della quale da vicino non è possibile comprenderne la totalità".
"Questo seme - ha proseguito il celebrante - ci racconta una pienezza di vita, anche se ora sentiamo tutta la ferocia dello strappo, della fragilità. L'oceano in cui è immerso il nostro amico è un oceano di grazia, da cui siamo alimentati. Anche se ci costa fatica e sofferenza, chiediamo a Dio la forza della sua grazia. Dove abiti tu, Luca, c'è una fecondità di vita che raggiunge anche noi, i tuoi piccoli, le persone a cui hai voluto bene. Ora "stufirai" Dio finchè non avrai ottenuto ciò che vuoi, come al solito. E quella tenacia che hai messo in questo tempo continuerai a custodirla nel Signore per tutti noi".
B.P.