Alta Valsassina: biberon e tanto lavoro, tempo di nascite nella stalla della famiglia Gobbi
Tempo di... "fiocchi" nelle stalle dell'Alta Valsassina. Lasciato (quasi) alle spalle l'inverno, in queste settimane gli allevatori danno il benvenuto ai nuovi arrivati. E' il momento infatti dei parti. Giorni di gran lavoro per chi si deve prendere cura dei piccoli appena venuti al mondo.Ne sa qualcosa la famiglia Gobbi, di Margno. Una famiglia che nella sua interezza porta avanti la tradizione dell'allevamento caprino e bovino, raccogliendo il testimone degli “avi”.
Giacomo, 34enne, di professione idraulico, si occupa in prima persona, con il giovane nipote Alessandro, delle capre – rigorosamente di razza orobica - in una località appena sopra l’abitato.“La mia giornata inizia alle 6, vengo qui nella stalla e mentre i capretti succhiano il latte dalle capre, io mungo le vacche il cui latte viene dato sempre ai piccoli con il biberon” Giacomo, aiutato nella gestione della “nursery” anche dalla sorella.
Il fratello Davide, invece, dalla parte opposta del paese si prende cura con la moglie di una quindicina di vacche da latte che, con l'arrivo della bella stagione, verranno poi portate in alpeggio al Pian delle Betulle, dove tutta la famiglia si trasferisce.
Se in inverno la vita è dettata dal ciclo delle nascite, in estate, oltre l’alpeggio c’è la fienagione con il lavoro che dunque raddoppia: badare agli animali al pascolo e produrre il fieno per il sostentamento invernale.
Sono giornate piene e faticose queste degli allevatori di montagna, iniziano all’alba, quando è ancora buio e terminate la sera quando il sole è già tramontato da diverse ore. Le soddisfazioni che l’allevamento regala sono però impagabili: i capretti di settimana in settimana crescono, portando avanti una “genealogia selezionata”. I risultati si sono visti anche all’ultima mostra regionale della capra orobica di Casargo, dove l’allevamento Gobbi ha portato a casa numerosi riconoscimenti, tra cui il più ambito, il primo posto della categoria Becchi. Un riconoscimento di cui andar orgogliosi, così come dell'apprezzamento ottenuto dai prodotti lavorati alla casera comunale e in generale dal proprio lavoro. Un mestiere di fatica, con preserva tradizioni e luoghi, nell'interesse di tutti.
M.A.