Pagnona: Medaglia d'Oro alla memoria di Giacomo Taddeo. Il paese della Valsassina detiene il triste 'record' italiano di deportati
“È importante che il Prefetto venga qui per testimoniare la buona vicinanza dello Stato italiano a questo concittadini”: ha esordito così Sua Eccellenza Castrese De Rosa a Pagnona, dove è intervenuto questa mattina per la consegna della Medaglia d’Oro alla memoria di Giacomo Taddeo, uno dei venti riconoscimenti conferiti in occasione del 27 gennaio scorso ad altrettanti cittadini del territorio lecchese, militari e civili, che nell'ultimo conflitto mondiale sono stati internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l'economia di guerra.
A lui ha fatto seguito il signor Andrea Teddeo, figlio di Giacomo, che in maniera molto spontanea ha ammesso: “Sinceramente io ho ancora timore delle forze dell’ordine, e soprattutto ho soggezione di Lei, Signor Prefetto, che conta più di tutti”, le sue parole, che hanno strappato un sorriso a tutti i presenti, con Sua Eccellenza che ha spiegato di comprendere la sua intenzione di rimarcare i valori con cui è cresciuto. “Non possiamo blindare Lecco per queste persone, dobbiamo cercare di inserire i ragazzi in progetti pensati per loro”.
“Dobbiamo tramandare alle future generazioni il monito che con la guerra non si va da nessuna parte" ha aggiunto ancora il Prefetto. "Dobbiamo cercare di inculcare i sentimenti di pacificazione e di tolleranza, di maggiore fratellanza tra di noi, anche se abbiamo la pelle diversa o professiamo un'altra religione. Il senso di questa giornata è quello di accettare il confronto tipico della democrazia”.
Oltre alla Medaglia d’Oro, al figlio di Giacomo Taddeo è stata consegnata anche una pergamena da parte dell’Amministrazione comunale che, “consapevole del dovere della memoria, riconosce ed attesta il coraggio e la dignità di una drammatica scelta di vita”.
Alla presenza del sindaco Martino Colombo, il Prefetto ha poi proseguito riportando l’attenzione su quanto accaduto in stazione a Lecco nei giorni scorsi. “Nel corso di una lite tra due ragazzi è intervenuta una pattuglia della Polizia e un diciassettenne in preda all’alcool ha aggredito un agente. Se pensiamo di togliere dalla strada i giovani non abbiamo capito nulla: siamo di fronte a un problema di educazione, manca l'azione delle famiglie”.
Quando Giacomo Taddeo tornò a Pagnona dal campo di concentramento di Altengrabow, il figlio Andrea aveva solo 7 anni. Di tanto in tanto raccontava in famiglia gli episodi vissuti durante la prigionia: partito da Brindisi verso Dubrovnik, fu poi trasferito a Danzica e deportato in Germania dal 9 settembre 1943 fino all'1 aprile 1945. "Mio padre disse che nel Natale del 1943, durante un’uscita per lavoro, raccolse delle bucce di patata per metterle sul fuoco ad arrostire: quello fu il suo pranzo, con quel poco che c'era a disposizione era riuscito a mangiare qualcosa". Come molti altri deportati, comunque, anche il padre di Andrea non raccontò mai ai famigliari tutto ciò che accadeva nei campi, forse anche per non far rivivere ai suoi cari tutte le sofferenze subite in quel periodo.
La cerimonia è poi proseguita senza formalismi, “come una chiacchierata tra amici”. Il sindaco Martino Colombo, da parte sua, ha ricordato come Pagnona abbia avuto "più disagi di tutta la zona, tanto che su 500 abitanti ha visto 36 concittadini andare nei campi di concentramento. Questa Medaglia è un gesto di ringraziamento verso tutti loro”.
Solo le ricerche condotte da Augusto Giuseppe Amanti hanno permesso di scoprire casualmente il nominativo di Giacomo Taddeo in un archivio tedesco perchè in quello di Como non risultava. "Con lui oggi siamo a 36 uomini originari di Pagnona deportati, pari al 7.5% della popolazione: è un record italiano, anche se negativo. Questo paese ha il più giovane caduto, 15 anni appena, mentre il più piccolo internato valsassinese, che ne aveva da poco compiuti sedici, è poi ritornato. Un altro "primato" è quello che riguarda il numero di morti, sei in tutto, cinque dei quali erano sul treno con Teresio Olivelli e il fratello di Pertini, Eugenio, che è stato ucciso in quell’area. Questo triste passato accomuna diversi parenti di tutti i membri dell'attuale Giunta comunale, a partire dal nonno del sindaco che è morto a Flossemburg, il papà del vice e lo zio dell’assessore, entrambi internati nei lager nazisti”.
M.A.