Lecco: presidio di solidarietà per l'Ucraina con Les Cultures e Cassago chiama Chernobyl

Qualche fiaccola, palloncini blu e gialli, bandiere ucraine e una arcobaleno della pace.

Questa sera, lunedì 21 febbraio, si è tenuto in piazza Cermenati il piccolo presidio di solidarietà con l'Ucraina promosso da "Cassago chiama Chernobyl" e da "Les Cultures", due delle associazioni che da oltre trent'anni sono impegnate per l'ospitalità dei bambini ucraini dopo il disastro nucleare di Chernobyl del 1986. La manifestazione, collegandosi simbolicamente ad altre mobilitazioni, voleva essere una testimonianza contro la guerra, un appello perché sia scongiurata l'ennesima guerra con l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia.

A sinistra Armando Crippa

Tra gli altri, nella piazza lecchese c'erano alcune di quelle che sono state le bambine ospitate da famiglie del nostro territorio qualche anno fa e che oggi sono giovani donne che hanno scelto di vivere stabilmente qua. C'erano Katia, diciannovenne studentessa al liceo di scienze umane e socio-economiche, in Italia ormai da dodici anni; Sveta e Tetiana, studentesse universitaria una a Milano e l'altra a Bergamo, in Italia da otto anni; Caterina che dopo essere stata una delle piccole ospiti è diventata un'accompagnatrice dei gruppi e ora è stabile da tre anni in Italia con il figlio.

Caterina con il figlio

Tutte in Ucraine hanno ancora famigliari: i genitori, i nonni, le zie. In questi giorni si sentono quotidianamente, anche due volte al giorno. E i segali che arrivano da "casa", di là dalla paura, sono quasi di incredulità, un non voler prendere in considerazione l'ipotesi che davvero una guerra possa essere alle porte. Un istinto a non parlare dell'argomento: siamo noi da qui - ci dicono - a dare informazioni, a dire cosa sta succedendo; perché i notiziari ucraini poco informano per non seminare il panico e perché dei notiziari non ci si fida e magari non li si ascolta neppure più.

Sveva e Tetiana

Del resto, lo stesso Armando Crippa, presidente di "Cassago chiama Chernobyl" nel suo breve intervento ha rilevato come «siamo in contatto quotidiano con i nostri partner in Ucraina, ma forse di quanto sta succedendo sappiamo più noi di loro. E c' come un invito alla cautela anche ai nostri governi per evitare che una qualsiasi mossa azzardata possa innescare la miccia della guerra».

Katia con la mamma ospitante

E «se ancora una volta siamo in piazza contro la guerra - ha detto Rita Scaramelli di "Les Cultures" - questa volta ci sentiamo coinvolti personalmente perché in Ucraina abbiamo tutti un figlio che abbiamo ospitato in questi anni».
Tra l'altro, proprio quest'anno - dopo due anni di interruzione per il covid - sembrava che si potesse riprendere l'iniziativa dell'ospitalità. Che ora invece è nuovamente rimessa in discussione.

Nel frattempo, però è stata promossa una raccolta di fondi e materiale che in Ucraina possa essere venduto nei mercatini per poter aiutare le famiglie più povere che risiedono nelle campagne.
D.C.
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