L'ospedale Manzoni di Lecco
Per sé ha pensato giusto nel "post scriptum", dando un'indicazione chiara e precisa che in qualche modo ne delinea anche la personalità: "Nessun funerale, cremazione e le ceneri ovunque tranne che in un cimitero". Sicuramente la prima parte di tale ultimissima volontà è stata rispettata, con le carte funebri, ancora consultabili online, che non recano alcuna data per l'ultimo saluto, dopo l'esposizione della salma presso una sala del commiato del territorio. Non conosciamo la fine dell'urna con le ceneri che potrebbero essere state conservate oppure disperse, rendendo libero chi non voleva assolutamente finire sotto terra, in un camposanto. Ciò che è sicuro è che il ricordo di Mario Amadini, classe 1945, mancato nel maggio scorso a Malgrate, si legherà indissolubilmente alla generosità dimostrata redigendo un testamento interamente proiettato alla beneficenza. Esclusi 50.000 euro assicurati ad una persona fisica, l'anziano, celibe, ha infatti voluto distribuire tutto il suo (cospicuo) patrimonio a Enti e sodalizi del territorio e non solo. Il lascito più consistente, in termini di cash, è stato disposto in favore dell'ASST di Lecco e in particolare dell'Unità operativa complessa di Oncologia presso l'Ospedale Manzoni: ben 170.000 euro, da utilizzarsi, andando a alimentare l'apposito fondo legato al reparto, per finanziare borse di studio. A sostegno dell'evoluzione del sapere in campo medico, anche le donazioni all'AIL di Paderno d'Adda, articolazione locale dell'Associazione italiana contro le leucemie e i linfomi (40.000 euro) e all'AIRC – la Fondazione italiana per la ricerca sul cancro – a cui Amadini ha lasciato la proprietà dell'intero stabile al civico 45 di viale Monsignor Polvara a Lecco. L'appartamento di Malgrate dove risiedeva e dove si è spento, al civico 8 di via Polvara, invece andrà all'Associazione Mani Tese con sede legale a Costa Masnaga, realtà che dal 1964 si occupa di progetti di cooperazione in Africa, Asia e America Latina, iniziative di sensibilizzazione della società civile, esperienze concrete di sostenibilità ed economia solidale, volontariato ed educazione alla cittadinanza globale. Un tema questo particolarmente caro, evidentemente, al malgratese che ha altresì destinato 40.000 euro al CESVI, organizzazione umanitaria italiana laica e indipendente, fondata a Bergamo nel 1985 che “opera in tutto il mondo per supportare le popolazioni più vulnerabili nella promozione dei diritti umani, nel raggiungimento delle loro aspirazioni, per lo sviluppo sostenibile” nonché ben 70.000 ad Adwa, associazione con sede a Cento, attiva nel 1996 nel campo delle adozioni a distanza e che si occupa di portare aiuti alle popolazioni dell'Etiopia. Ed ancora 20.000 all'associazione Luz y Alegria – gruppo di Galbiate – meglio conosciuta come Operazione Mato Grosso e ulteriori 30.000 alla Fondazione Pietro e Lucille Corti di Milano che lavora “per il domani dell'Uganda, a partire da un ospedale – il Lacor Hospitale di Gulu – nel nord del Paese”. Da ultimo, Mario Amadini ha pensato anche a cultura e lavoro, con 10.000 in favore del FAI (Fondo Ambiente Italiano) e 20.000 euro alla Cooperativa Due Mani di via Risorgimento a Lecco. Proprio a quest'ultima realtà spetteranno le eventuali rimanenze dopo la liquidazione del patrimonio dell'uomo secondo l'elenco da lui disposto, al netto delle spese sostenute, in quota uguale alle già citate Adwa e Oncologia dell'ASST, sempre per coprire le necessità per borse di studio in favore dunque di chi investirà tempo e energie per sconfiggere quel “brutto male” che ancora oggi, spesso, non può essere combattuto a armi pari.
A.M.