Lecco perduta/307: quando Pescarenico 'si trasferì' sul laghetto di Novate Mezzola

Purtroppo, per la situazione determinata dalle vigenti norme sanitarie contro il Covid-19, per la terza volta consecutiva “salta” anche quest’anno lo storico Carnevalone lecchese. Come è noto, due anni fa il provvedimento di sospensione scattò pochi giorni prima della manifestazione, quando tutto l’apparato organizzativo era già pronto ed era già stato reso noto il nome di regina Grigna, designata nella dottoressa Chiara Frigerio, mamma di tre simpaticissimi bimbi, che ovviamente resta “in carica” per salire al trono in quello che sarà il prossimo Carnevalone.


Il laghetto di Novate Mezzola

Rimangono la speranza e l’augurio che l’accennato declino della terribile pandemia non blocchi anche quest’anno quella che viene chiamata la “primavera manzoniana”, ovvero l’affluenza considerevole di comitive studentesche, ma anche di centri culturali, circoli, gruppi di pensionati sui luoghi dei Promessi Sposi, in particolare da Villa Manzoni al Caleotto a Pescarenico, dopo la recente valorizzazione dell’ex convento di padre Cristoforo da parte di volontari locali guidati da Susanna De Maron.
E proprio a proposito di Pescarenico vale la pena di ricordare un avvenimento che pochi - o quasi nessuno - ricordano: nella versione RAI TV del romanzo, affidata a Salvatore Nocita, nella primavera 1988, il villaggio sulle sponde dell’Adda venne collocato e “ricostruito” sul laghetto di Novate Mezzola, in Val Chiavenna, provincia di Sondrio.


Il villaggio di Pescarenico

Sulla sponda a settentrione del piccolo specchio d’acqua vennero costruite dieci “case” in polistirolo, “un villaggio tenero, circondato dal bosco e aperto sulle acque”, come dichiarò in un’intervista lo scenografo Enrico Tovaglieri, che aggiunse: “Abbiamo trovato un angolo fuori dal mondo, le montagne sopra Novate Mezzola hanno profili disuguali che possono ricordare il manzoniano Resegone. A Pescarenico non era proprio possibile riprendere con le costruzioni sorte nella zona”.
Le polemiche erano divampate per la “dimenticanza” nelle immagini delle guglie dentate e singolari del monte Resegone. Si era, infatti, detto in un primo tempo dallo stesso regista Salvatore Nocita che la cornice manzoniana sarebbe stata salva con le riprese all’isola dei Cipressi nel laghetto davanti a Pusiano, dove si pensava di registrare il rapimento di Lucia. Un sopralluogo di tecnici aveva confermato la voce che l'isola era un cannocchiale completamente libero, senza strutture aggiunte dal progresso, verso le guglie del Resegone. La posizione del monte risultò, invece, troppo lontana e la località venne scartata.


Il setificio Monti di Abbadia

Le polemiche divamparono perché da parte lecchese si segnalò che i nuovi Promessi Sposi dimenticavano completamente la città e il suo territorio, con scene girate sul lago Maggiore, alla Rocca Borromeo di Angera, a Milano, Pavia, Mantova, Bergamo e, perfino, in Jugoslavia (oggi Croazia). Insomma, i lecchesi chiedevano: “I Promessi Sposi possono fare a meno del ramo lecchese del Lario, dell’Adda, del Resegone, del trecentesco ponte di Azzone Visconti e del villaggio di Pescarenico?”. Vi fu, a tale proposito, un intervento del senatore Cesare Golfari con una lettera ai maggiori esponenti della RAI. Il regista Nocita convocò una conferenza stampa presso il Comune di Abbadia per rendere noto che alcune scene “lecchesi” sarebbero state girate nell’ex setificio Monti (avviato nel 1818 e chiuso nel 1937), con l’episodio di Renzo che entrava nella terra bergamasca di San Marco per chiedere ospitalità al cugino Bortolo, responsabile di una grossa filanda.


Denny Quinn con alcune comparse ad Abbadia Lariana

Si rimediò così alle dimenticanze lecchesi. Vi fu anche un collegamento in diretta con la trasmissione “Uno Mattina”, allora molto seguita. “Pescarenico”, invece, per qualche giorno ebbe le riprese della troupe di Nocita che aveva come base operativa “La Barcaccia”, allora locale alla moda, sulla riva del laghetto. Alcuni attori pernottarono al Griso di Malgrate, tra i quali Danny Quinn, interprete di Renzo, figlio del ben più noto Antony, che sembrava destinato ad una grande carriera cinematografica. Dalla base operativa i motoscafi adibiti ai collegamenti organizzativi imbarcavano la troupe per navigare sul lago verso “Pescarenico”. Ma era quello in polistirolo.
A.B.
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