Alta Valsassina: appiccò il fuoco a casa dell'ex, patteggia 3 anni

Il giudice per le udienze preliminari Salvatore Catalano, l'ha condannata alla pena di tre anni, ritenendo congruo l'accordo definito fra il difensore e il pubblico ministero Andrea Figoni, titolare del fascicolo d'indagine. I fatti contestati alla trentenne di origine magrebina, detenuta in carcere dallo scorso autunno, risalgono al mese di settembre quando la donna avrebbe tentato di dar fuoco all'abitazione dei parenti dell'ex compagno. Era una domenica pomeriggio, quando i vigili del fuoco del comando provinciale di Lecco e del distaccamento di Bellano erano stati costretti ad intervenire in un piccolo centro della Valsassina per domare le fiamme sprigionate nel portico di un’abitazione. Per fortuna il rogo non aveva causato problemi strutturali, estendendosi alla sola facciata del complesso nel quale risiedevano altre famiglie fra le quali un uomo, rimasto ustionato nel tentativo appunto di contenere le conseguenze dell'incendio.
Un fatto che, stando all'impianto accusatorio sostenuto dalla Procura, sarebbe da inquadrarsi in un rapporto familiare teso, con la trentenne protagonista di altri episodi e relative denunce tutte confluite in un medesimo fascicolo di indagine a suo carico. Non a caso infatti, per la donna si sono recentemente aperte le porte del carcere, dove si trova tutt'ora detenuta. Difesa dall'avvocato Mauro Tosoni, l'imputata nel primo pomeriggio odierno ha patteggiato, in relazione a tutte le accuse mosse a suo carico, la pena di tre anni dopo il consenso prestato dal pubblico ministero Andrea Figoni, mentre non sono state definite eventuali ulteriori misure di sicurezza a suo carico. Presente in udienza anche l'avvocato Laura Redaelli in appresentanza di alcune delle parti offese per il rogo avvenuto il 12 settembre scorso.
G.C.
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