Lecco perduta/189: i fidanzati inventori di Trieste ritrovati a Onno
Era il mese di ottobre 1962 quando una notizia proveniente dal ramo lecchese del Lario ebbe risalto nella prima pagina dei maggiori quotidiani nazionali. Si riferiva di due fidanzati di Trieste, scomparsi durante l’estate dalla città giuliana e segnalati presenti sul Lario. L’improvvisa sparizione si collegava ad un’importante formula nucleare inventata dal giovane docente di Trieste e da una sua allieva. Si ventilò l’ipotesi di una fuga oltre cortina di ferro, ovvero nel mondo comunista dell’Unione Sovietica per consegnare l’importantissima formula per l’accelerazione delle particelle nucleari che avrebbe fornito una nuova arma segreta agli eredi di Stalin. Si scrisse di un’operazione miliardaria, che avrebbe convinto i due fidanzati inventori a passare “dall’altra parte” rispetto agli alleati tradizionali dell’Italia nel Patto Atlantico, cioè gli Stati Uniti.
Si mossero alla ricerca due giornalisti lecchesi che all’alba di una giornata del più tipico autunno lariano chiesero notizie alla stazione Carabinieri di Bellagio, dove in quel momento c’era solo il comandante interinale, il vice brigadiere Gagliano e un altro carabiniere ancor più giovane. Il comandante di stazione facente funzione confermò che giorni prima due giovani, presentatisi come fidanzati nel suo ufficio, avevano ritenuto informare della loro presenza in quel di Onno. “Vennero qui – dichiarò il sottufficiale – asserendo che avevano visto i giornali che scrivevano di una loro fuga e di una misteriosa scomparsa. Volevano rendere noto che si trovavano sul lago di Lecco in vacanza e godevano di ottima salute. Mi venne in mente – proseguì il sottufficiale – di aver letto la questione su alcuni quotidiani. Declinarono le generalità, documenti alla mano: residenti a Trieste entrambi. L’uomo studioso di chimica e fisica nucleare”.
Avuta la “pista”, i giornalisti piombarono come falchi in quel di Onno, nella locanda indicata come “Trattoria del Porto”. Nel cortiletto interno della trattoria trovarono il fisico nucleare in amichevole conversazione con due barcaioli. Si dichiarò subito dispiaciuto di tutto quanto si stava dicendo sul suo conto. Aggiunse, poi: “Nell’estate trascorsa venni qui ad Onno perché mi avevano detto un gran bene di questo ramo del lago di Como, che ho trovato davvero meraviglioso. E’ stato un periodo di totale riposo, con gite in barca e visite a trattorie tipiche della zona”. Alla domanda se fosse vero che la sua vettura era stata ritrovata oltre confine, prima a Norimberga, poi a Lugano ed in altre località ancora, lo scienziato inventore rispose: “E’ una notizia priva di qualsiasi fondamento, l’automobile è qui nel garage della locanda, è una Fiat 1400-B targata Trieste. Non ho trovato nessuna importantissima formula per l’accelerazione delle particelle nucleari che mi avrebbe fruttato 500 milioni”. Concluse dicendo: “Sono solo uno studioso di fisica e chimica nucleare. Non ho mai studiato all’università di Mosca e nemmeno una volta sono stato nell’Unione Sovietica. Sono vittima di una montatura che coinvolge anche la giovane donna che mi accompagna”. Dichiarò di essere venuto ad Onno per riposare completamente e che sarebbe tornato a Trieste appena cessate le chiacchiere.
Rimase l’interrogativo: era stata una fuga d’amore o la ricerca di nuove formule nucleari? Tanti anni dopo, la domanda si può porre ancora.
Erano giorni dell’autunno più tradizionale del lago, le brume all’alba e al tramonto, il buio delle serate precoci, delle ultime barche sulle acque lariane. La notizia dei fidanzati inventori di Trieste giunse per vie ancora sconosciute ai quotidiani milanesi della sera, quelli che allora uscivano nel primo pomeriggio, come “Il Corriere Lombardo” e “La Notte”: sono stati questi ultimi organi di informazione a rendere noto che i misteriosi scomparsi di Trieste erano stati notati sul ramo lecchese del Lario. Si indicava la frazione di Onno, nel Comune di Oliveto Lario, sulla strada costiera tra Lecco e Bellagio, oltre che l’alloggio in una locanda prospiciente lo stretto lungolago del paese a contatto con le acque del porticciolo.
Il vecchio nucleo di Onno dove c’era la Trattoria del Porto
Avuta la “pista”, i giornalisti piombarono come falchi in quel di Onno, nella locanda indicata come “Trattoria del Porto”. Nel cortiletto interno della trattoria trovarono il fisico nucleare in amichevole conversazione con due barcaioli. Si dichiarò subito dispiaciuto di tutto quanto si stava dicendo sul suo conto. Aggiunse, poi: “Nell’estate trascorsa venni qui ad Onno perché mi avevano detto un gran bene di questo ramo del lago di Como, che ho trovato davvero meraviglioso. E’ stato un periodo di totale riposo, con gite in barca e visite a trattorie tipiche della zona”. Alla domanda se fosse vero che la sua vettura era stata ritrovata oltre confine, prima a Norimberga, poi a Lugano ed in altre località ancora, lo scienziato inventore rispose: “E’ una notizia priva di qualsiasi fondamento, l’automobile è qui nel garage della locanda, è una Fiat 1400-B targata Trieste. Non ho trovato nessuna importantissima formula per l’accelerazione delle particelle nucleari che mi avrebbe fruttato 500 milioni”. Concluse dicendo: “Sono solo uno studioso di fisica e chimica nucleare. Non ho mai studiato all’università di Mosca e nemmeno una volta sono stato nell’Unione Sovietica. Sono vittima di una montatura che coinvolge anche la giovane donna che mi accompagna”. Dichiarò di essere venuto ad Onno per riposare completamente e che sarebbe tornato a Trieste appena cessate le chiacchiere.
Rimase l’interrogativo: era stata una fuga d’amore o la ricerca di nuove formule nucleari? Tanti anni dopo, la domanda si può porre ancora.
A.B.