Lecco perduta/160: il grande uovo sotto i portici di Piazza XX Settembre
Il gigantesco uovo sotto i portici di Piazza XX Settembre,
presso il Bar Pasticceria Frigerio
La Pasticceria Frigerio poteva ricordare che era l’anno 1906 quando Luigi Frigerio apriva la sua “offelleria” nel quartiere lecchese di San Giovanni, allora autonomo Comune sino al 1924, lungo la strada per la Valsassina, che non conosceva ancora l’attuale tracciato più esterno all’abitato fra il rione e la località Castagna. Da allora il nome Frigerio ha accompagnato i dolci tipici di Lecco, le specialità manzoniane, non esclusi i “baci di Lucia”, con il sapore di un gusto diverso. Il “Codognino” aveva conosciuto l’anima più mercantile e laboriosa dei lecchesi stretti intorno alle loro case, sulla riva dell’estremità del lago di Como. Era un riferimento per il movimento del vicino porto, con comballi e gondole, verso tutti i paesi lariani, come altri locali circostanti, affidati ormai alla memoria di trascorse generazioni, come la Barchetta, le locande di Via Bovara e quelle dei vicoli di Piazza XX Settembre, dai Granai al Torchio.
La prima domenica di aprile, giorno 4, del 1983 Pierdomenico Frigerio portava in Piazza XX Settembre anche un tram. Era l’omnibus “Campari”, una vettura della linea milanese, da Porta Vittoria a Piazza Fontana, riattivata su ruote, ma mantenuta nella struttura, anche se all’interno funzionante come bar. Il tram tornava, quindi, nel centro cittadino, in una piazza dove, per la verità, non c’erano mai stati binari, ricordando, però, l’antico collegamento fra Lecco e Como, avviato nel 1927 e poi concluso nel 1957. Il mezzo parcheggiò proprio di fronte al locale Frigerio, vicino alla casa natale dell’abate geologo Antonio Stoppani, quasi all’ombra della Torre Viscontea, avanzo consistente delle fortificazioni che per secoli hanno perimetrato il borgo di Lecco.
L’appuntamento della prima domenica di aprile segnava anche per Frigerio l’avvio della stagione primaverile, quando tavolini e sedie venivano portati all’aperto, davanti ai vecchi portici, divenendo punto d’incontro, un “salotto” sulla piazza e con la “cortina” di antiche colonne che delineavano il “passeggio” coperto. Rimaneva sempre possibile entrare nel locale dove un’antica saletta da the poteva ancora rammentare nel pavimento storie di altri secoli, avendo una pietra recante incisa la data 1711.
A.B.