Il busto di Antonio Ghislanzoni nel verde del Lungolago
L’ultimo omaggio floreale con corona d’alloro al busto di Antonio Ghislanzoni presso il Lungolago, nelle vicinanze di Via Nazario Sauro, sarebbe stato, secondo alcuni lecchesi, quello del Luglio 1993, con l’allora appena eletto sindaco Giuseppe Pogliani. Era l’anno centenario della scomparsa di Antonio Ghislanzoni, nato a Lecco nel 1824, nell’edificio dell’attuale Via Roma 86, dove lo ricorda una lapide, esattamente come all’interno del Teatro della Società. Morì a Caprino nel 1893 e la sua salma fu portata a Lecco per imponenti funerali. Vastissima è stata la sua produzione letteraria, come giornalista, scrittore, poeta. Viene ricordato, soprattutto, per la famosa Aida di Giuseppe Verdi, ma i libretti d’opera preparati da Ghislanzoni sono stati circa ottanta. All’indomani della sua scomparsa venne subito costituito un comitato che si impegnò a raccogliere fondi per realizzare un monumento. Un’illustre adesione all’iniziativa fu quella di Giuseppe Verdi, ma anche di giornalisti del Corriere del Sera, Carlo Gomes, Arrigo Boito, Ferdinando Fontana, Mario ed Ulisse Cermenati ed anche Giuseppe Invernizzi, il popolare Davide del ritrovo “scapigliato” di Maggianico. Il Comune di Lecco deliberò apposito contribuito; il CAI impegnò l’incasso di banchetti sociali nei Ristoranti Davide, Colonne e Mazzoleni. Il busto venne inaugurato il 19 Novembre 1893, opera di Antonio Bezzola, nativo di Campione, con studio a Milano. Collocato nella piazza della stazione ferroviaria, nel 1928 venne trasferito sul Lungolago, in una zona verde dove durante il passeggio, probabilmente, non sono molti a chiedersi chi sia quel personaggio e quale sia stata la sua gloria. Il busto di Ghislanzoni si colloca all’ombra del “patriarca” del patrimonio verde cittadino, cioè la fitta chioma del platano che scende a cascata, sorretto da un tronco veramente mastodontico. Il censimento di Bernardo Ticli, nel 1991, indica in quell'albero vicino al busto di Ghislanzoni, alto la bellezza di 22 metri, il “veterano” nel verde della città, con una storia alle spalle che oggi può essere calcolata da 180 a 200 anni. La “città gentile”, come il Ghislanzoni definì Lecco in una lettera del 1877 all’amico Giuseppe Pollio, ha, forse, un po’ dimenticato il suo illustre poeta, che riposa nel Monumentale di Via Parini, sotto la cappella centrale. Sul Lungolago cittadino il suo busto è nelle vicinanze di un tronco con una circonferenza di 4 metri. E’ anche l’albero lecchese che possiede la chioma dal diametro maggiore, tanto che nel suo cono d’ombra potrebbero trovare riparo circa mille persone: almeno in questo, la “città gentile” ha memoria di Antonio Ghislanzoni.
A.B.