Lecco perduta/114: il dualismo Bartali/Coppi
Il Giro d’Italia partito da Gerusalemme è, come noto, anche in ricordo di Gino Bartali, il grande corridore che ebbe un ruolo coraggioso durante l’ultima guerra mondiale negli anni ’40 del Novecento, portando documenti segreti che salvarono dalla deportazione centinaia di ebrei. Sono già state ricordate le più importanti presenze a Lecco del grande Gino; ora si sono fatti vivi anche i tifosi del campionissimo Fausto Coppi, che di Gino Bartali è stato il rivale.
Un ritrovo lecchese dei fans di Fausto Coppi era il Bar Moderno di via Roma, vicino a quella che è stata la storica tabaccheria Baldo, nei locali in cui oggi si trova il negozio Parolari, il cui titolare, guarda caso, è stato corridore, è un grande appassionato di ciclismo e tuttora, appena può, pedala. Era il bar di Giacomo Taroni, con la consorte Matilde, genitori di Icaro Taroni, factotum dell’Unione Artigiani Lecchesi, assessore in Comune nella Giunta del sindaco Rusconi, attivissimo rappresentante nella Camera di Commercio di Como.
Nella lunga storia di Coppi e delle sue grandi imprese c’è il circuito notturno del 1953 a Lecco, pochi giorni prima del Mondiale di Lugano, quando Coppi conquistò trionfalmente la maglia iridata. Fausto, in un’intervista del giornalista Rino Negri sulla Gazzetta dello Sport, disse: “La notturna di Lecco mi ha messo in condizione, con cinquanta giri di un anello di un chilometro e mezzo”. Il Gran Premio notturno Cademartori aveva partenza ed arrivo in corso Martiri, davanti al palazzo con portici Gerosa/Crotta. Coppi arrivò sesto; vinse Oreste Conte, corridore nativo di Udine, vincitore di tredici tappe del Giro d’Italia e, sulle strade lombarde, di una Coppa Bernocchi. I lecchesi videro, poi, Coppi in maglia iridata l’anno successivo, con il Giro della Svizzera 1954, quando Fausto arrivò secondo nella tappa che si concludeva sul lungolago lecchse, al Brick, vinta da Donato Zampini. Il giorno successivo vi fu la partenza da piazza Mazzini della cronometro da Lecco a Lugano. Fausto Coppi, in maglia iridata e si aggiudicò la cronometro.
Il dopoguerra italiano 1945/’55 è stato caratterizzato nello sport dal dualismo “Bartali/Coppi”. Il ciclismo era molto popolare e superava il calcio. La bici era mezzo quotidiano di lavoro e di svago: si pedalava dal paese alla città, fra i compagni di lavoro, dalla casa alla scuola, fra i compagni di classe, nelle scampagnate, nelle ore serali d’estate sui viali e nelle piazze e in tante altre occasioni. Il ciclismo era stato reso più popolare ancora nel lecchese in quanto sul mitico Ghisallo, la dura salita del Giro di Lombardia, da Bellagio al valico di Magreglio, la Madonnina di un dimenticato piccolo Santuario era divenuta, nel 1948, per merito del parroco don Ermenegildo Viganò, la protettrice di tutti gli appassionati del pedale.
Fausto Coppi a Lecco con il comm. Cademartori al Criterium notturno 1953
Il Lecchese vedeva innumerevoli tifosi di Fausto Coppi. La nostalgia del campionissimo del ciclismo è divenuta evidente anche nel 1995, oltre trent’anni dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 1960. La Rai Tv realizzò il telefilm dedicato alla vita di Coppi, interpretato dall’attore Sergio Castellitto, con la regia di Alberto Sironi. Il telefilm ebbe un’audience notevolissima, superando i 10 milioni di telespettatori, confermando quanto fossero presenti nella memoria popolare le sue vittorie epiche affidate alle radiocronache di Nando Ferretti.Un ritrovo lecchese dei fans di Fausto Coppi era il Bar Moderno di via Roma, vicino a quella che è stata la storica tabaccheria Baldo, nei locali in cui oggi si trova il negozio Parolari, il cui titolare, guarda caso, è stato corridore, è un grande appassionato di ciclismo e tuttora, appena può, pedala. Era il bar di Giacomo Taroni, con la consorte Matilde, genitori di Icaro Taroni, factotum dell’Unione Artigiani Lecchesi, assessore in Comune nella Giunta del sindaco Rusconi, attivissimo rappresentante nella Camera di Commercio di Como.
Nella lunga storia di Coppi e delle sue grandi imprese c’è il circuito notturno del 1953 a Lecco, pochi giorni prima del Mondiale di Lugano, quando Coppi conquistò trionfalmente la maglia iridata. Fausto, in un’intervista del giornalista Rino Negri sulla Gazzetta dello Sport, disse: “La notturna di Lecco mi ha messo in condizione, con cinquanta giri di un anello di un chilometro e mezzo”. Il Gran Premio notturno Cademartori aveva partenza ed arrivo in corso Martiri, davanti al palazzo con portici Gerosa/Crotta. Coppi arrivò sesto; vinse Oreste Conte, corridore nativo di Udine, vincitore di tredici tappe del Giro d’Italia e, sulle strade lombarde, di una Coppa Bernocchi. I lecchesi videro, poi, Coppi in maglia iridata l’anno successivo, con il Giro della Svizzera 1954, quando Fausto arrivò secondo nella tappa che si concludeva sul lungolago lecchse, al Brick, vinta da Donato Zampini. Il giorno successivo vi fu la partenza da piazza Mazzini della cronometro da Lecco a Lugano. Fausto Coppi, in maglia iridata e si aggiudicò la cronometro.
Il dopoguerra italiano 1945/’55 è stato caratterizzato nello sport dal dualismo “Bartali/Coppi”. Il ciclismo era molto popolare e superava il calcio. La bici era mezzo quotidiano di lavoro e di svago: si pedalava dal paese alla città, fra i compagni di lavoro, dalla casa alla scuola, fra i compagni di classe, nelle scampagnate, nelle ore serali d’estate sui viali e nelle piazze e in tante altre occasioni. Il ciclismo era stato reso più popolare ancora nel lecchese in quanto sul mitico Ghisallo, la dura salita del Giro di Lombardia, da Bellagio al valico di Magreglio, la Madonnina di un dimenticato piccolo Santuario era divenuta, nel 1948, per merito del parroco don Ermenegildo Viganò, la protettrice di tutti gli appassionati del pedale.
A.B.