Lecco perduta/107: quando gli Austriaci si arresero al Prevosto
Gli Austriaci si arresero al prevosto Mascari nel marzo 1848, durante le storiche cinque giornate di Milano, che avevano portato aria di rivolta anche a Lecco dove il popolo in subbuglio assediava la caserma della guarnigione austriaca formata dalla 10^ Compagnia del Reggimento Geppert. La caserma era l’attuale palazzo dalle lunghe terrazze, sul lungolago, a due passi dall’imbarcadero. Era allora collocato in zona periferica del borgo, presso il largo (piazza Cermenati di oggi) dove avveniva il movimento di navigazione lacustre, con comballi e gondole. Nella caserma dei “crucchi”, con le bianche giubbe, si trovavano circa 200 militari, agli ordini di tre ufficiali, che concordarono la resa del 19-20 marzo 1848 con una delegazione lecchese formata da notabili e dal prevosto Mascari.
Le giubbe bianche militari austriaci
Nella preoccupazione di uno scontro-assalto del popolo in rivolta alla caserma dove gli Austriaci si erano trincerati, la delegazione civica chiese ed ottenne una concordata ed onorevole deposizione delle armi. La nota è firmata dai componenti del comitato Badoni, Mandelli, Pestalozza e dal segretario Arrigoni. Ai tre ufficiali furono garantiti “grado e soldo”, assicurando che sarebbero stati trattenuti non prigionieri ma solo sorvegliati. La nota del comitato consente, anche, di valutare oggi la consistenza della guarnigione austriaca in Lecco, sulla base dell’inventario del materiale sequestrato. Vi erano 165 fucili completi di baionetta, 192 uniformi di panno nuovo, 150 pantaloni usati, 150 sacchi da pane di tela, 155 sacchi di pelo, 183 giacò, 35 fiaschi di latta per acqua da viaggio, 150 giberne, 24 marmitte di ferro per rancio, oltre a scarpe, ghette, cravatte, camicie e sacchi da tenda, bonnette di panno. Tutto questo materiale venne consegnato agli insorti lecchesi e custodito in vigilati magazzini. Fu, comunque, una consegna provvisoria perché le sfortunate vicende della prima guerra di indipendenza portarono al ritorno degli Austriaci in Lombardia nei primi giorni dell’agosto 1848. Le giubbe bianche tornarono anche a Lecco per rimanere sino al giugno 1959, quando la città salutò nuovamente il tricolore italiano, con lo sbarco, da un piroscafo giunto da Como, delle avanguardie garibaldine dei Cacciatori delle Alpi e di un reparto francese del Genio Minatori. Il sogno breve, ma intenso e generoso, del 1848 diveniva duratura realtà. Lecco ripristinava subito il titolo di città che aveva ricevuto il 22 giugno 1848 dal Governo provvisorio di Lombardia per i meriti avuti nel sostegno della rivolta popolare per l’indipendenza nazionale. Il prossimo 22 giugno saranno trascorsi 170 anni da quella storica giornata. Come noto, il 150° anniversario, nel 1998, è stato celebrato dalla fiaccola portata dai camminatori del Pian Sciresa di Malgrate, partita nella notte da Milano, dal Museo del Risorgimento di via Borgonuovo e giunta a Lecco in tarda mattinata presso il palazzo civico dove era sindaco Lorenzo Bodega. Dieci anni prima, nel 1988, un’analoga fiaccola-staffetta era partita da Bormio, ricordando i volontari che nel maggio 1848 erano giunti in alta valle, combattendo contro gli Austriaci, alla quarta cantoniera, lungo la strada imperiale dello Stelvio.
Le giubbe bianche militari austriaci
Nella preoccupazione di uno scontro-assalto del popolo in rivolta alla caserma dove gli Austriaci si erano trincerati, la delegazione civica chiese ed ottenne una concordata ed onorevole deposizione delle armi. La nota è firmata dai componenti del comitato Badoni, Mandelli, Pestalozza e dal segretario Arrigoni. Ai tre ufficiali furono garantiti “grado e soldo”, assicurando che sarebbero stati trattenuti non prigionieri ma solo sorvegliati. La nota del comitato consente, anche, di valutare oggi la consistenza della guarnigione austriaca in Lecco, sulla base dell’inventario del materiale sequestrato. Vi erano 165 fucili completi di baionetta, 192 uniformi di panno nuovo, 150 pantaloni usati, 150 sacchi da pane di tela, 155 sacchi di pelo, 183 giacò, 35 fiaschi di latta per acqua da viaggio, 150 giberne, 24 marmitte di ferro per rancio, oltre a scarpe, ghette, cravatte, camicie e sacchi da tenda, bonnette di panno. Tutto questo materiale venne consegnato agli insorti lecchesi e custodito in vigilati magazzini. Fu, comunque, una consegna provvisoria perché le sfortunate vicende della prima guerra di indipendenza portarono al ritorno degli Austriaci in Lombardia nei primi giorni dell’agosto 1848. Le giubbe bianche tornarono anche a Lecco per rimanere sino al giugno 1959, quando la città salutò nuovamente il tricolore italiano, con lo sbarco, da un piroscafo giunto da Como, delle avanguardie garibaldine dei Cacciatori delle Alpi e di un reparto francese del Genio Minatori. Il sogno breve, ma intenso e generoso, del 1848 diveniva duratura realtà. Lecco ripristinava subito il titolo di città che aveva ricevuto il 22 giugno 1848 dal Governo provvisorio di Lombardia per i meriti avuti nel sostegno della rivolta popolare per l’indipendenza nazionale. Il prossimo 22 giugno saranno trascorsi 170 anni da quella storica giornata. Come noto, il 150° anniversario, nel 1998, è stato celebrato dalla fiaccola portata dai camminatori del Pian Sciresa di Malgrate, partita nella notte da Milano, dal Museo del Risorgimento di via Borgonuovo e giunta a Lecco in tarda mattinata presso il palazzo civico dove era sindaco Lorenzo Bodega. Dieci anni prima, nel 1988, un’analoga fiaccola-staffetta era partita da Bormio, ricordando i volontari che nel maggio 1848 erano giunti in alta valle, combattendo contro gli Austriaci, alla quarta cantoniera, lungo la strada imperiale dello Stelvio.
A.B.