Lecco perduta/98: il Bar Sport si chiamava Lepratti
Un periodico locale, nel novembre 1949, pubblicava un comunicato per gli amici del Calcio Lecco, nel quale si informava che “per la trasferta di Treviglio l’autopulman dei giocatori partirà alle ore 9.00 di domenica prossima; quello degli sportivi partirà alle ore 13.00. Le iscrizioni sono aperte al Caffè Commercio ed al Caffè Sport di Pescarenico”. Lo stesso periodico, in un piccolo spazio pubblicitario, rammentava che il Caffè Commercio “Da Pietro”, era in piazza XX Settembre ed era il bar dove “impera lo sport e dove ha sede l’Associazione Calcio Lecco”. Il Caffè Commercio, risultava sempre da tale inserto, era dotato di ricevitoria Totocalcio e Totip. Il Totocalcio era stato chiamato all’inizio SISAL, fu la grande novità nel 1946 con la schedina che diventerà Totocalcio nel 1948.
Il Caffè Sport era quello ancor oggi con tale denominazione nel quartiere lecchese di Pescarenico, lungo via Corti, laterale del Corso, poco prima dell’incrocio con la piazza della Chiesa di Pescarenico, dove l’attuale Martiri della Liberazione diventa Carlo Alberto di Savoia, lasciando alle spalle un lungo e rettilineo tracciato iniziato in piazza Manzoni. Posizionato di fronte al Caffè Sport c’era allora il Bar delle Piante, oggi pizzeria. Il Caffè Sport era fedele alla sua denominazione: frequentato da sportivi del calcio bluceleste, che a Pescarenico annoverava numerosi tifosi ed alcuni giocatori. Era stato in precedenza un caffè, bottiglieria, birreria, aperto in casa Lepratti. L’edificio era stato colpito, e quasi completamente distrutto, da un’incursione aerea del 31 gennaio 1945, quando velivoli alleati cercarono di colpire il vicino ponte della ferrovia, che scavalca l’Adda sulla linea Lecco-Como. E’ stato un vero miracolo che, pur con il crollo di quasi tutto l’edificio, non vi siano stati morti e feriti. Fu provvidenziale il rifugio nella cantina del bar di nonno Francesco Lepratti, dei figli Cesare, Italo, Rizieri, di alcuni clienti e della commessa del vicino negozio. L’edificio è stato ricostruito nell’immediato dopoguerra. Il bar è ampiamente menzionato nella pubblicazione “La locanda della memoria”, lodevole iniziativa degli operatori del centro il Giglio di via Ghislanzoni, coordinati da Beatrice CIvilini. Hanno raccolto e trascritto le testimonianze di persone non più giovani, che possono ricordare la Pescarenico di una volta, con piccoli, ma nei contenuti grandi, frammenti di storia e di vita. E proprio nella testimonianza di Liliana Lepratti, per anni presente al Bar Sport di Pescarenico, esce una panoramica di quanto il quartiere sia cambiato. Liliana Lepratti dichiara “Rimpiango la Pescarenico di quei tempi, la sua vivacità con attività di ogni tipo: tre mercerie, due macellerie, tre salumerie, due fruttivendoli, il pesce che si comprava dai pescatori stessi (i Monti, Biffi e Corti), c’era un fabbro, un calzolaio, un giornalaio, un ambulante che vendeva le acciughe, El Nun, c’era anche un ciapè, che vendeva le stoviglie, la Chicca Codega, che vendeva di tutto, mio nonno che faceva il gelato …. È proprio cambiato tutto!”.
Il Bar Sport
Il Caffè Sport era quello ancor oggi con tale denominazione nel quartiere lecchese di Pescarenico, lungo via Corti, laterale del Corso, poco prima dell’incrocio con la piazza della Chiesa di Pescarenico, dove l’attuale Martiri della Liberazione diventa Carlo Alberto di Savoia, lasciando alle spalle un lungo e rettilineo tracciato iniziato in piazza Manzoni. Posizionato di fronte al Caffè Sport c’era allora il Bar delle Piante, oggi pizzeria. Il Caffè Sport era fedele alla sua denominazione: frequentato da sportivi del calcio bluceleste, che a Pescarenico annoverava numerosi tifosi ed alcuni giocatori. Era stato in precedenza un caffè, bottiglieria, birreria, aperto in casa Lepratti. L’edificio era stato colpito, e quasi completamente distrutto, da un’incursione aerea del 31 gennaio 1945, quando velivoli alleati cercarono di colpire il vicino ponte della ferrovia, che scavalca l’Adda sulla linea Lecco-Como. E’ stato un vero miracolo che, pur con il crollo di quasi tutto l’edificio, non vi siano stati morti e feriti. Fu provvidenziale il rifugio nella cantina del bar di nonno Francesco Lepratti, dei figli Cesare, Italo, Rizieri, di alcuni clienti e della commessa del vicino negozio. L’edificio è stato ricostruito nell’immediato dopoguerra. Il bar è ampiamente menzionato nella pubblicazione “La locanda della memoria”, lodevole iniziativa degli operatori del centro il Giglio di via Ghislanzoni, coordinati da Beatrice CIvilini. Hanno raccolto e trascritto le testimonianze di persone non più giovani, che possono ricordare la Pescarenico di una volta, con piccoli, ma nei contenuti grandi, frammenti di storia e di vita. E proprio nella testimonianza di Liliana Lepratti, per anni presente al Bar Sport di Pescarenico, esce una panoramica di quanto il quartiere sia cambiato. Liliana Lepratti dichiara “Rimpiango la Pescarenico di quei tempi, la sua vivacità con attività di ogni tipo: tre mercerie, due macellerie, tre salumerie, due fruttivendoli, il pesce che si comprava dai pescatori stessi (i Monti, Biffi e Corti), c’era un fabbro, un calzolaio, un giornalaio, un ambulante che vendeva le acciughe, El Nun, c’era anche un ciapè, che vendeva le stoviglie, la Chicca Codega, che vendeva di tutto, mio nonno che faceva il gelato …. È proprio cambiato tutto!”.
A.B.