Lecco perduta/87: ricordi del campionato di ciclismo in città
C’era il campionato lecchese di ciclismo, organizzato come campionato sociale del Moto Velo Club Lecco 1922, che aveva allora sede presso il Bar Manzoni, nella centralissima piazza omonima. Si correva nel “ponte” di feste, dai Santi al 4 novembre, quindi al termine della stagione agonistica, quando la bicicletta andava in cantina o in soffitta per essere ripresa a primavera, intorno a San Giuseppe, quando c’era la classicissima Milano Sanremo e sulle strade del Lario c’era la “Sanremina”, per dilettanti, con partenza ed arrivo a Varenna.
La sera di vigilia della gara, veramente amichevole ed in famiglia, alcuni partecipanti si presentavano alla sede del Velo Club, dove Giovanni Carissimi, con i patiti delle due ruote a pedale come Riva, Pozzi, Bosisio, Aondio ed altri, erano radunati per i problemi organizzativi della gara stessa. C’erano anche i giovanissimi, come i fratelli Brambilla, Vico Gelli, Frigerio, Nava, Colombo, Balbiani ed altri. Si doveva recuperare nell’armadio lo striscione d’arrivo, che veniva posizionato in corso Martiri, proprio sul “confine” tra il muro della caserma dei Carabinieri e quella della Commissariato di Pubblica Sicurezza.
Il tracciato del campionato sociale era noto e familiare: c’era un primo giro lungo sino al ponte di Brivio sull’Adda, poi la salita verso Cisano e l’inizio della discesa per rienrtrare verso Lecco, attraverso Calolzio e Vercurago. Giunti, però a Lecco, sul rettilineo di corso Martiri, si piegava per compiere il giro finale, quello breve, passando da Olginate e poi da Calolzio.
C’è un episodio davvero singolare nella storia del campionato sociale lecchese: quella giornata di guerra dell’autunno 1942 quando, sul traguardo dell’attuale corso Martiri, sotto lo striscione del campionato lecchese, si presentarono abbracciati i fratelli Francesco e Casimiro Riva: vinse il più anziano, Francesco. L’episodio venne ricordato nel 1998, alla scomparsa di Francesco Riva, il popolare Cecco Gioia, nativo di via Visconti, grande speranza del ciclismo lecchese degli anni ’40; era della classe 1922. Cecco si era messo in evidenza come allievo nella stagione 1939/1940; passò nei dilettanti, debuttando nella classica San Geo ed ottenendo un significativo 6° posto. Dopo una serie di vittorie e di piazzamenti, fra i quali la Coppa Tarabini, Gioia divenne dilettante scelto. La sua carriera agonistica venne interrotta, però, dalla guerra, con la chiamata militare in grigio-verde. Aveva collezionato in quel periodo tre vittorie, sette secondi posti ed altri piazzamenti fra i primi cinque.
La corsa risentiva del clima dei giorni di inizio novembre: c’erano i primi freddi, diverse volte si gareggiò sotto la pioggia, ma “soffiava” il tifo casalingo, di amici ed appassionati, a sostenere i “campioncini” di casa.
La sera di vigilia della gara, veramente amichevole ed in famiglia, alcuni partecipanti si presentavano alla sede del Velo Club, dove Giovanni Carissimi, con i patiti delle due ruote a pedale come Riva, Pozzi, Bosisio, Aondio ed altri, erano radunati per i problemi organizzativi della gara stessa. C’erano anche i giovanissimi, come i fratelli Brambilla, Vico Gelli, Frigerio, Nava, Colombo, Balbiani ed altri. Si doveva recuperare nell’armadio lo striscione d’arrivo, che veniva posizionato in corso Martiri, proprio sul “confine” tra il muro della caserma dei Carabinieri e quella della Commissariato di Pubblica Sicurezza.
Il tracciato del campionato sociale era noto e familiare: c’era un primo giro lungo sino al ponte di Brivio sull’Adda, poi la salita verso Cisano e l’inizio della discesa per rienrtrare verso Lecco, attraverso Calolzio e Vercurago. Giunti, però a Lecco, sul rettilineo di corso Martiri, si piegava per compiere il giro finale, quello breve, passando da Olginate e poi da Calolzio.
C’è un episodio davvero singolare nella storia del campionato sociale lecchese: quella giornata di guerra dell’autunno 1942 quando, sul traguardo dell’attuale corso Martiri, sotto lo striscione del campionato lecchese, si presentarono abbracciati i fratelli Francesco e Casimiro Riva: vinse il più anziano, Francesco. L’episodio venne ricordato nel 1998, alla scomparsa di Francesco Riva, il popolare Cecco Gioia, nativo di via Visconti, grande speranza del ciclismo lecchese degli anni ’40; era della classe 1922. Cecco si era messo in evidenza come allievo nella stagione 1939/1940; passò nei dilettanti, debuttando nella classica San Geo ed ottenendo un significativo 6° posto. Dopo una serie di vittorie e di piazzamenti, fra i quali la Coppa Tarabini, Gioia divenne dilettante scelto. La sua carriera agonistica venne interrotta, però, dalla guerra, con la chiamata militare in grigio-verde. Aveva collezionato in quel periodo tre vittorie, sette secondi posti ed altri piazzamenti fra i primi cinque.
La corsa risentiva del clima dei giorni di inizio novembre: c’erano i primi freddi, diverse volte si gareggiò sotto la pioggia, ma “soffiava” il tifo casalingo, di amici ed appassionati, a sostenere i “campioncini” di casa.
A.B.