Lecco perduta/62: una volta c’era il pergolato del ristorante Alberi
Il pergolato
Sono gli alberi che hanno dato il nome al locale, gli alberi della zona del monumento di Caduti, inaugurato nell’autunno 1926. La strada costiera era la statale dello Stelvio e dello Spluga, dopo lo sfondamento litoraneo, oltre le punte rocciose in località Brick e Caviate. Prima di allora, il collegamento lecchese verso la Valtellina passava, dopo il centro cittadino, per via Col di Lana, via Stelvio, Colle di Santo Stefano, strada Pradello/Gezzima, dove oggi c’è il ristorante “Dai Bodega”.
Il nuovo Hotel Alberi traghettava dal vecchio con il complesso progettato dall’architetto Ildefonso Ghezzi. La proprietà era di Pina Pradella ed Antonio Castagna, avviata nel 1976, un anno prima della scomparsa di Margherita Longhi, classe 1904, che poteva ricordare di essere nata agli Alberi, dove era albergatrice la mamma Giuseppina Dell’Oro Longhi.
Alberi era allora un lembo solitario, tranquillo, periferic del centro di Lecco, a due passi dal lago e dalla foce del torrente Caldone. Era popolare per le candide tovaglie dei tavoli, collocati sotto il verde ed ombroso pergolato, ma anche all’interno di un vasto salone. Il vecchio Alberi, nel 1998, lasciava il posto ad un hotel meublé con una ventina di camere. Era un patrimonio atteso, non solo per il futuro turistico di Lecco, ma anche per la ricettività quotidiana di viaggiatori in transito e di ospiti chiamati in città da impegni professionali, da rapporti commerciali ed industriali.
C’è, quindi, una tradizione che continua, con un locale tra i più storici della città per un antico cammino, iniziato quando la zona era ancora chiamata “giardinett”, all’ombra di fronzute piante di platano e di ippocastano. Restano tali, queste ultime, sul tratto stradale nel doppio senso di marcia, antistante il nuovo Hotel Alberi.
A.B.