Lecco perduta/47: c’era la fiera del bestiame
La fiera del 3 ottobre 1955; alcuni dei soggetti premiati
La prima fiera riscosse un successo superiore ad ogni previsione, tanto è vero che la data conclusiva dell’11 ottobre venne prorogata di una settimana. Si fecero affari d’oro con la vendita di circa 600 bovini e di 250 cavalli.
La seconda edizione, sull’onda del successo precedente, provocò, però, problemi organizzativi alla Deputazione comunale, in quanto fu chiamata a gestire l’arrivo a Lecco, da diversi direzioni, di cavalli, tori, buoi, vitelli, suini, pecore e la presenza di allevatori, mediatori, commercianti e maniscalchi. Fu necessario intervenire per la presenza, come recita una nota, di “imbroglioni, guasta mestieri, raggiratori, che avvicinavano in particolare commercianti elvetici e tirolesi”.
Il controllo sanitario degli animali fu motivo di polemiche e discussioni. Il luogotenente di Sua Maestà Imperiale in Lombardia, ordinò che il bestiame svizzero diretto alla fiera di Lecco entrasse in territorio lombardo attraverso i valichi di Monte Spluga, Villa di Chiavenna, Tirano e Bormio, dove sarebbero state controllate le regolari “fedi di sanità” da parte degli uffici doganali di frontiera.
Sorta con gli austriaci, la fiera proseguì anche con l’unione della Lombardia al Regno di Piemonte-Sardegna e, quindi, all’Italia, dopo la seconda guerra di Indipendenza 1859. La prima rassegna italiana si apri il 18 ottobre 1859 e durò otto giorni. La fiera del bestiame di Lecco è continuata anche nel Novecento, per oltre mezzo secolo. Le ultime edizioni sono degli anni compresi tra il 1955 ed il 1960. La realtà economica della zona era davvero trasformata con la dilagante industrializzazione.
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A.B.