Lecco perduta/24: in Piazza Manzoni c'era il ''punt picul''
Il ponte “grande” era quello di Azzone Visconti, sulle acque dell’Adda; il ponte piccolo, “punt picul”, era quello in piazza Manzoni, che ancora non aveva tale denominazione. Il ponte “piccolo” divenne a sua volta grande nel maggio 1865, quando fu presentato il progetto dell’ing. Ernesto Bianchi di Milano per un viadotto largo 28 metri, che avrebbe superato il Caldone con una sola arcata della lunghezza di 10.
Il ponte del progetto di Ernesto Bianchi ha retto per un secolo, fino a quando, nel Novecento, vennero intrapresi i lavori di copertura di tutto il corso d’acqua compreso fra viale Dante e la foce, presso la Canottieri Lecco. Il Caldone aveva rischiato di mutare corso due volte, non passando più sotto il “punt picul”: una prima volta nel 1875. Il dott. Graziano Tubi propose la deviazione del fiume per togliere un notevole ostacolo allo sviluppo edilizio nella zona centrale di Lecco. Il progetto prevedeva la deviazione in zona Caleotto, poco sopra la ferrovia. Un condotto, lungo 1200 metri, avrebbe guidato le acque nel corso del Bione. Il progetto non venne realizzato, anzi cadde nell’oblio.
Un’altra volta si parlò di deviazione, sempre verso il Bione, nel Piano Regolatore Generale della città di Lecco del 1941. Il corso d’acqua avrebbe dovuto essere deviato presso la località Cà Gabaglio di Acquate e portato a confluire nel Bione presso Belledo. Gli anni della guerra finirono per bloccare il progetto.
Il ponte “piccolo” di piazza Manzoni è scomparso con i lavori di copertura che, dal tratto più alto di viale Dante, hanno raggiunto, tra il 1960 ed il 1970, la zona vicino alla caserma Sirtori ed al ristorante Alberi, lasciando scoperto l’ultimo tratto verso il Lario, in corrispondenza dei giardinetto presso il monumento ai Caduti.
Articoli correlati:
LECCO PERDUTA
Il "punt picul"
I lavori iniziati nel giugno 1866 si conclusero nell’ottobre 1868. Furono affidati all’impresa Giovanni Battista Vassena, sotto la direzione dell’ing. Tommaso Torri Tarelli, uno dei cinque fratelli garibaldini. Non furono lavori facili e semplici, complicandosi cammin facendo. Si discusse a lungo sulle possibili piene del fiume, sulla sistemazione dell’alveo, sul sacco di contenimento dei detriti trascinati verso valle dalla corrente.Il ponte del progetto di Ernesto Bianchi ha retto per un secolo, fino a quando, nel Novecento, vennero intrapresi i lavori di copertura di tutto il corso d’acqua compreso fra viale Dante e la foce, presso la Canottieri Lecco. Il Caldone aveva rischiato di mutare corso due volte, non passando più sotto il “punt picul”: una prima volta nel 1875. Il dott. Graziano Tubi propose la deviazione del fiume per togliere un notevole ostacolo allo sviluppo edilizio nella zona centrale di Lecco. Il progetto prevedeva la deviazione in zona Caleotto, poco sopra la ferrovia. Un condotto, lungo 1200 metri, avrebbe guidato le acque nel corso del Bione. Il progetto non venne realizzato, anzi cadde nell’oblio.
Un’altra volta si parlò di deviazione, sempre verso il Bione, nel Piano Regolatore Generale della città di Lecco del 1941. Il corso d’acqua avrebbe dovuto essere deviato presso la località Cà Gabaglio di Acquate e portato a confluire nel Bione presso Belledo. Gli anni della guerra finirono per bloccare il progetto.
Il ponte “piccolo” di piazza Manzoni è scomparso con i lavori di copertura che, dal tratto più alto di viale Dante, hanno raggiunto, tra il 1960 ed il 1970, la zona vicino alla caserma Sirtori ed al ristorante Alberi, lasciando scoperto l’ultimo tratto verso il Lario, in corrispondenza dei giardinetto presso il monumento ai Caduti.
Articoli correlati:
LECCO PERDUTA
A.B.