Lecco perduta/13: quando il Caldone ancora si vedeva
Il corso del Caldone, in un periodo di magra, nel tratto da
piazza Manzoni al ponte di via Leonardo da Vinci
piazza Manzoni al ponte di via Leonardo da Vinci
Così potrebbe essere, brevemente, la “fiaba” del Caldone, il fiume che percorreva, senza la copertura attuale, una larga fascia del centro cittadino e che lungo le sponde non mancava di presentare angoli suggestivi: la passeggiata sotto i folti ippocastani, con le panchine di ferro, dove i ragazzi si trovavano a giocare ed i pensionati a leggere i giornali.
Il corso del Caldone era ancora tra prati e verde diffuso quando recitò un ruolo notevole nella battaglia dell’aprile 1799, fra francesi ed austro-russi. Si attestarono sulle sue rive i dragoni francesi ed i cosacchi russi.
Nel 1875 il dott. Graziano Tubi, nel predisporre uno studio per l’edilizia in Lecco, propose la deviazione del corso d’acqua. Vi erano motivi validi: si trattava di rimuovere un notevole ostacolo allo sviluppo edilizio nella zona centrale di Lecco ed evitare il deposito di materiale alluvionale, quanto mai pericoloso, allo sbocco nel lago. La proposta Tubi prevede la deviazione in zona Caleotto, poco sopra la linea ferroviaria. Un condotto di 1200 metri avrebbe portato le acque nel corso del Bione. Il progetto non venne mai realizzato, anzi cadde nell’oblio.
Sarebbe stata meglio la deviazione per il Caldone, quasi 150 anni or sono, anziché finire ingloriosamente sepolto nell’ultimo tratto della sua veloce discesa dal Resegone al lago? La copertura arrivò, invece, a lotti, tra il 1960 ed il 1970, partendo da via Carlo Porta. E’ difficile oggi, percorrendo viale della Costituzione, sulla superstrada densa di traffico, ricordare e descrivere l’ambiente totalmente diverso del fiume. E’ proprio il caso di dire: c’era una volta il Caldone.
A.B.