Fragomeli: servono soldi per i centri antiviolenza. E rigettiamo l'idea di un maschio fermo alla clava
“In una giornata come questa, tanto importante e drammatica, nella quale discutiamo per affrontare il tema della violenza degli uomini sulle donne, dobbiamo interrogarci su quello che possiamo fare come rappresentanti delle istituzioni. Perciò, dopo aver ascoltato le parole dell’assessora alle Pari opportunità Lucchini, che ha presentato il Piano regionale per le politiche di parità e per la prevenzione e il contrasto alla violenza contro le donne, abbiamo chiesto alla Giunta di essere coerente e prevedere subito sostegni, innanzitutto per i centri antiviolenza. Tra pochi giorni discuteremo il bilancio di previsione e saremo messi alla prova sulla veridicità di quanto viene detto: abbiamo bisogno di interventi, di serietà e di costanza che speriamo si palesino in un impegno vero e concreto a sostegno delle azioni per le donne che subiscono violenza. E in futuro sarà necessario che venga approvato anche il nostro progetto di legge regionale per integrare il reddito di libertà nazionale che oggi è di soli 530 euro”, lo dice Gian Mario Fragomeli, consigliere regionale del Pd, dopo che è intervenuto, stamani, in apertura della seduta del consiglio regionale, durante la celebrazione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Subito dopo il Gruppo regionale del Pd si è riunito per una foto separatamente dal resto dei consiglieri e con in mano cartelli eloquenti.

“Nessuno del centrodestra si è dissociato dalle parole del Ministro Nordio che ha parlato di Dna, di codice genetico scritto in noi uomini. E questo ha due significati: si tratta di qualcosa di immutabile, come se noi non avessimo alcuna capacità di evolvere, e poi così si può derubricare la responsabilità del genere maschile, mentre è vero il contrario, cioè siamo i primi responsabili delle nostre azioni. Ho ricordato alla maggioranza che quelli che hanno un Dna molto simile al nostro, migliaia di anni fa, usavano la clava, ma siamo gli stessi e oggi ci siamo inventati l’intelligenza artificiale, per dire il livello evolutivo, di cui i colleghi che governano questa regione e questo Paese evidentemente non si sono accorti. E poi perché l’uomo deve alzare bandiera bianca di fronte a questa situazione di prevaricazione sulla donna?”, si è chiesto nel suo intervento Fragomeli.
“Oltre tutto, arrivare al punto di parlare di codice genetico vuol dire giustificare la propria incapacità in materia di politiche scolastiche ed educative. Va bene, ne prendiamo atto, solo che forse è la giornata sbagliata per ammetterlo, cercando delle scusanti che sono becere. Con le sue parole Nordio esprime una sorta di sentenza, mette il sigillo. Ma ci dice anche che le leggi non servono per portare avanti il cambiamento, perché qualcosa di naturale ci mette di fronte a un’incapacità di evolvere. Ma da padre di due ragazze vorrei lasciare qualche risposta in più rispetto alle loro prerogative culturali e sociali, anche con un linguaggio di svolta di genere, che in quest’Aula è stato completamente derubricato. Sicuramente, le rendite culturali che a noi uomini piacciono molto sono una buona scusa, ma è ora di finirla e di andare verso una cultura paritaria e una società finalmente moderna”, ha concluso il dem.

“Nessuno del centrodestra si è dissociato dalle parole del Ministro Nordio che ha parlato di Dna, di codice genetico scritto in noi uomini. E questo ha due significati: si tratta di qualcosa di immutabile, come se noi non avessimo alcuna capacità di evolvere, e poi così si può derubricare la responsabilità del genere maschile, mentre è vero il contrario, cioè siamo i primi responsabili delle nostre azioni. Ho ricordato alla maggioranza che quelli che hanno un Dna molto simile al nostro, migliaia di anni fa, usavano la clava, ma siamo gli stessi e oggi ci siamo inventati l’intelligenza artificiale, per dire il livello evolutivo, di cui i colleghi che governano questa regione e questo Paese evidentemente non si sono accorti. E poi perché l’uomo deve alzare bandiera bianca di fronte a questa situazione di prevaricazione sulla donna?”, si è chiesto nel suo intervento Fragomeli.
“Oltre tutto, arrivare al punto di parlare di codice genetico vuol dire giustificare la propria incapacità in materia di politiche scolastiche ed educative. Va bene, ne prendiamo atto, solo che forse è la giornata sbagliata per ammetterlo, cercando delle scusanti che sono becere. Con le sue parole Nordio esprime una sorta di sentenza, mette il sigillo. Ma ci dice anche che le leggi non servono per portare avanti il cambiamento, perché qualcosa di naturale ci mette di fronte a un’incapacità di evolvere. Ma da padre di due ragazze vorrei lasciare qualche risposta in più rispetto alle loro prerogative culturali e sociali, anche con un linguaggio di svolta di genere, che in quest’Aula è stato completamente derubricato. Sicuramente, le rendite culturali che a noi uomini piacciono molto sono una buona scusa, ma è ora di finirla e di andare verso una cultura paritaria e una società finalmente moderna”, ha concluso il dem.














