Bellano: ucraino condannato a un anno e mezzo per aver palpeggiato una commessa
Un anno e sei mesi di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali. E' la condanna inflitta stamani, dal collegio giudicante presieduto da Bianca Maria Bianchi – con a latere le colleghe Giulia Barazzetta e Martina Beggio – nei confronti di V.Y, classe 1985, a processo per violenza sessuale (art.609 bis C1).

I fatti contestatigli risalgono al maggio 2024 quando l'uomo, allora domiciliato a Bellano, aveva varcato l'ingresso di un esercizio commerciale per acquistare da bere. In quella circostanza l'imputato – che stando alle testimonianze rese in aula si trovava in evidente stato di ebbrezza - avrebbe palpeggiato il seno sinistro della commessa. Allontanatosi, era stato poi fermato dai Carabinieri della locale stazione, ai quali nel frattempo la vittima aveva riferito l'accaduto. Rinviato a giudizio in udienza preliminare, nei confronti del quarantenne ha preso il via il processo, al quale però, non ha mai presenziato. Oggi residente in un comune della Brianza monzese, ad assisterlo (d'ufficio) è stato l'avvocato Luigi Tancredi del Foro di Lecco.
Si è invece costituita parte civile tramite l'avvocato Alessandro Meregalli del Foro di Trento (sostituito in aula da una collega), la giovane bellanese vittima dell'episodio occorso un anno e mezzo fa, che le ha procurato gravi conseguenze, tanto da spingerla a rivolgersi ad una psicologa.
Uno stato di ansia ben descritto dai familiari della vittima, che hanno spiegato il cambiamento di abitudini messo in atto dalla giovane dopo quello che le era capitato; del resto l'episodio contestato non era il primo incontro ravvicinato tra l'esercente e l'imputato, che già in altre occasioni aveva varcato l'ingresso del negozio mettendo in atto avances all'indirizzo della ragazza.
Stamani dinnanzi al collegio sono sfilati i testi della parte civile: oltre ai parenti, ha deposto la titolare di un'attività situata di fronte al negozio scenario dell'episodio. La donna ha riferito al collegio di aver visto chiaramente – seppur si trovasse a qualche metro di distanza - il braccio del quarantenne protendersi verso il seno della vittima, con quest'ultima che cercava di scansarsi.
Durante l'istruttoria sono stati esaminati anche i fotogrammi dei filmati del sistema di videosorveglianza interno all'attività, illustrati in aula dai Carabinieri occupatisi della vicenda. All'imputato peraltro veniva contestato anche il reato di istigazione alla corruzione (art.322 cp) poiché, accompagnato a casa dalle ''divise'' avrebbe offerto loro dei soldi – 40 euro per la precisione - per essere sostanzialmente lasciato libero di tornare in paese.
Per questo episodio il pubblico ministero Chiara Di Francesco ha chiesto la condanna dell'ucraino alla pena di 2 anni di reclusione, mentre per la violenza sessuale (seppur nella forma più lieve e di cui ha ritenuto provato il solo tentativo) una pena di 8 mesi.
Il difensore di parte civile ha evidenziato le conseguenze patite dalla propria assistita, chiedendo la condanna dell'imputato, 15mila euro quale somma per il risarcimento del danno morale e una provvisionale di 5mila euro, oltre al pagamento delle spese legali.
L'avvocato Tancredi ha ritenuto invece non provata la penale responsabilità del quarantenne in ordine alla violenza, chiedendo altresì il non doversi procedere per l'istigazione alla corruzione, in considerazione della tenuità del fatto.
Ritiratosi in camera di consiglio il collegio ha assolto l'ucraino da quest'ultima contestazione, condannandolo invece a un anno e sei mesi (oltre al pagamento delle spese legali e a 5mila euro quale risarcimento danni) per l'episodio di molestia ai danni della giovane commessa.

I fatti contestatigli risalgono al maggio 2024 quando l'uomo, allora domiciliato a Bellano, aveva varcato l'ingresso di un esercizio commerciale per acquistare da bere. In quella circostanza l'imputato – che stando alle testimonianze rese in aula si trovava in evidente stato di ebbrezza - avrebbe palpeggiato il seno sinistro della commessa. Allontanatosi, era stato poi fermato dai Carabinieri della locale stazione, ai quali nel frattempo la vittima aveva riferito l'accaduto. Rinviato a giudizio in udienza preliminare, nei confronti del quarantenne ha preso il via il processo, al quale però, non ha mai presenziato. Oggi residente in un comune della Brianza monzese, ad assisterlo (d'ufficio) è stato l'avvocato Luigi Tancredi del Foro di Lecco.
Si è invece costituita parte civile tramite l'avvocato Alessandro Meregalli del Foro di Trento (sostituito in aula da una collega), la giovane bellanese vittima dell'episodio occorso un anno e mezzo fa, che le ha procurato gravi conseguenze, tanto da spingerla a rivolgersi ad una psicologa.
Uno stato di ansia ben descritto dai familiari della vittima, che hanno spiegato il cambiamento di abitudini messo in atto dalla giovane dopo quello che le era capitato; del resto l'episodio contestato non era il primo incontro ravvicinato tra l'esercente e l'imputato, che già in altre occasioni aveva varcato l'ingresso del negozio mettendo in atto avances all'indirizzo della ragazza.
Stamani dinnanzi al collegio sono sfilati i testi della parte civile: oltre ai parenti, ha deposto la titolare di un'attività situata di fronte al negozio scenario dell'episodio. La donna ha riferito al collegio di aver visto chiaramente – seppur si trovasse a qualche metro di distanza - il braccio del quarantenne protendersi verso il seno della vittima, con quest'ultima che cercava di scansarsi.
Durante l'istruttoria sono stati esaminati anche i fotogrammi dei filmati del sistema di videosorveglianza interno all'attività, illustrati in aula dai Carabinieri occupatisi della vicenda. All'imputato peraltro veniva contestato anche il reato di istigazione alla corruzione (art.322 cp) poiché, accompagnato a casa dalle ''divise'' avrebbe offerto loro dei soldi – 40 euro per la precisione - per essere sostanzialmente lasciato libero di tornare in paese.
Per questo episodio il pubblico ministero Chiara Di Francesco ha chiesto la condanna dell'ucraino alla pena di 2 anni di reclusione, mentre per la violenza sessuale (seppur nella forma più lieve e di cui ha ritenuto provato il solo tentativo) una pena di 8 mesi.
Il difensore di parte civile ha evidenziato le conseguenze patite dalla propria assistita, chiedendo la condanna dell'imputato, 15mila euro quale somma per il risarcimento del danno morale e una provvisionale di 5mila euro, oltre al pagamento delle spese legali.
L'avvocato Tancredi ha ritenuto invece non provata la penale responsabilità del quarantenne in ordine alla violenza, chiedendo altresì il non doversi procedere per l'istigazione alla corruzione, in considerazione della tenuità del fatto.
Ritiratosi in camera di consiglio il collegio ha assolto l'ucraino da quest'ultima contestazione, condannandolo invece a un anno e sei mesi (oltre al pagamento delle spese legali e a 5mila euro quale risarcimento danni) per l'episodio di molestia ai danni della giovane commessa.
G.C.