Lecco Alta: don Claudio e don Giuseppe salutano invitando a guardare la Croce

Per la Comunità Pastorale dei Beati Monza e Mazzucconi (che riunisce San Giovanni, Rancio e Laorca) inizia un nuovo percorso, come del resto anche per il suo parroco e il suo vicario: don Claudio Maggioni e don Giuseppe Pellegrino, come è noto, sono stati destinati ad altro incarico, a Cormano il primo, a Carate il secondo.
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Don Giuseppe Pellegrino e don Claudio Maggioni

Quest'oggi, domenica 14 settembre, le parrocchie di Lecco Alta si sono dunque strette ai due sacerdoti, per augurare loro "buon cammino", ringraziando al contempo per il tratto di strada percorso insieme, nella consapevolezza di poter sempre contare sulla vicinanza di Qualcuno, di quel Signore di cui ricorre la Festa, nel giorno dell'Esaltazione della Santa Croce. E proprio dalla ricorrenza liturgica don Claudio - salito all'altare dopo aver girato tra le panche, prima dell'inizio della celebrazione, scambiando due parole con molti dei fedeli riuniti nella parrocchiale di Rancio bassa - ha tratto ispirazione per la sua omelia.
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"Oggi - ha detto nelle prime battute - vogliamo dirci che per salutarci dobbiamo considerare gli occhi, la lingua e le ginocchia. Siamo qui - ha aggiunto parlando di sé in terza persona - per salutare don Giuseppe e don Claudio dopo anni ma la Liturgia ci obbliga a esaltare non i sacerdoti che partono la ma la Croce".

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Ha così rimarcato a più riprese l'importanza di "alzare lo sguardo al Crocefisso, solo così saremo salvati" nonché delle parole buone, del linguaggio che innalza e che proclama che Gesù è vivo, arrivando infine a invitare alla genuflessione perché "si esalta la Croce con tutto il corpo".
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Anche di don Giuseppe, immancabili i ringraziamenti, dinnanzi a una navata gremita, con il sindaco Mauro Gattinoni in prima fila: "portiamo via un gran bel bagaglio di fede vissuta".
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I due "festeggiati" con gli altri sacerdoti che hanno concelebrato con loro

A sua volta l'ormai ex vicario, tornato a Lecco da quella che è la sua nuova casa, sul finire della funzione, parlando a braccio ha spiegato come a Carate, nell'officiare la messa si trovi in questi giorni davanti a tanti volti senza conoscere però nessuno. Ma le persone, ha aggiunto, non sono come vasi di fiori che, anche se spostati, ricominciano a fiorire perché venga garantito loro sole e concime.
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Sono, ha sottolineato, le relazioni a fare la differenza, quella principale con il Signore da cui attingiamo ogni giorno. E dunque guidando verso Rancio, questa mattina, "ho rivisto volti di persone che non ci sono più. Le porto dentro con tenerezza, come un tesoro importante per la comunità. Poi però - ha aggiunto, riprendendo le parole di don Claudio - dobbiamo guardare sempre in alto", traendone dunque "accompagnamento vero, forza e coraggio che ci permettono di andare avanti". Senza correre comunque il rischio di osservare la Croce e vedere o solo l'uomo o solo il legno, dimenticando "a che punto arriva il perdono di Dio".
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Pensieri profondi, accolti dai parrocchiani con un sentito applauso, con la festa poi continuata raggiungendo in corteo – con in testa il Corpo Musicale Brivio e la Filarmonica Verdi - il “salottone” per un momento conviviale. Domenica 28, già previsto l'ingresso ufficiale, del nuovo parroco e del nuovo vicario. Si darà dunque il benvenuto a don Giuseppe Salvioni e a don Francesco Pellegrino. “Chi arriverà – ha assicurato don Claudio – è davvero bravo, ringrazio il Signore anche per questo”.
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