Stadio Rigamonti-Ceppi: è tempo di scelte, non di scuse
Lo Stadio Rigamonti-Ceppi, come il centro sportivo del Bione, rappresenta da anni il simbolo più evidente della miopia con cui la politica cittadina ha trattato il tema dell’impiantistica sportiva. Una lunga sequenza di occasioni perse, interventi promessi e mai realizzati, investimenti sbagliati e disinteresse strategico che oggi pesano come un macigno sul futuro dello sport lecchese. Il Consiglio di lunedì con il rifiuto di impegnarsi nelle spese di manutenzione è l'ultima riprova.
Dalla mancata installazione di una pedana per disabili alla surreale vicenda del generatore d’energia, fino alla scelta di destinare fondi a rotonde stradali piuttosto che alle curve di uno stadio (a parte vedere lievitare enorme la curva ospiti) che dovrebbe essere cuore pulsante della città: il quadro è desolante. Emblematico fu il disagio di parte della maggioranza di fronte alla promozione in Serie B. Un traguardo storico per la città, vissuto però da una parte della maggioranza come un problema di viabilità, non come l’opportunità epocale che realmente era.
In questo contesto, è evidente come ogni intervento strutturale serio sullo stadio diventi una sfida titanica. Nel tempo, questo clima ha scoraggiato investitori, anche locali, che hanno preferito sostenere realtà come Monza o addirittura Foggia, lasciando il Lecco in balia di personaggi improbabili – dal mitologico Joseph Cala “quotato al Nasdaq”, fino agli ultimi teatri familiari della scalata alla Serie B.
Ma a pagare il prezzo più alto sono stati e sono i lecchesi. I veri proprietari dello stadio. Tifosi fedeli, spesso più abituati alla sofferenza che alla gloria. Che si sono commossi per salvezze miracolose ed eroi impensabili (dal gol salvezza dei Playout del TigroCarrara alle punizioni di Lepore) sapendo che ogni anno sarebbe stata una lotta anche solo essere iscritti. I lecchesi erano sempre lì, anche con prezzi crescenti, senza mai voltare le spalle alla propria squadra e alla propria città.
Oggi, con una società solida, bilanci in ordine e una base di passione che non ha eguali, è impensabile lasciarci sfuggire un’altra occasione. È il momento di rendere il Rigamonti-Ceppi un impianto degno della storia e dell’identità di Lecco. Come ogni casa, anche il nostro stadio ha bisogno di manutenzione costante, di visione, di cura.
Non si può più rimandare. Il tempo delle scuse è finito. Ora servono scelte e serve farle per Lecco.
Dalla mancata installazione di una pedana per disabili alla surreale vicenda del generatore d’energia, fino alla scelta di destinare fondi a rotonde stradali piuttosto che alle curve di uno stadio (a parte vedere lievitare enorme la curva ospiti) che dovrebbe essere cuore pulsante della città: il quadro è desolante. Emblematico fu il disagio di parte della maggioranza di fronte alla promozione in Serie B. Un traguardo storico per la città, vissuto però da una parte della maggioranza come un problema di viabilità, non come l’opportunità epocale che realmente era.
In questo contesto, è evidente come ogni intervento strutturale serio sullo stadio diventi una sfida titanica. Nel tempo, questo clima ha scoraggiato investitori, anche locali, che hanno preferito sostenere realtà come Monza o addirittura Foggia, lasciando il Lecco in balia di personaggi improbabili – dal mitologico Joseph Cala “quotato al Nasdaq”, fino agli ultimi teatri familiari della scalata alla Serie B.
Ma a pagare il prezzo più alto sono stati e sono i lecchesi. I veri proprietari dello stadio. Tifosi fedeli, spesso più abituati alla sofferenza che alla gloria. Che si sono commossi per salvezze miracolose ed eroi impensabili (dal gol salvezza dei Playout del TigroCarrara alle punizioni di Lepore) sapendo che ogni anno sarebbe stata una lotta anche solo essere iscritti. I lecchesi erano sempre lì, anche con prezzi crescenti, senza mai voltare le spalle alla propria squadra e alla propria città.
Oggi, con una società solida, bilanci in ordine e una base di passione che non ha eguali, è impensabile lasciarci sfuggire un’altra occasione. È il momento di rendere il Rigamonti-Ceppi un impianto degno della storia e dell’identità di Lecco. Come ogni casa, anche il nostro stadio ha bisogno di manutenzione costante, di visione, di cura.
Non si può più rimandare. Il tempo delle scuse è finito. Ora servono scelte e serve farle per Lecco.
Filippo Boscagli, capogruppo Fratelli d'Italia Comune di Lecco